In Consiglio dei Ministri il presidente Mario Draghi ha proposto una manovra per la “ridistribuzione” della ricchezza e per la “giustizia sociale” che prevede una tassa del 10% sui cosiddetti super profitti delle aziende energetiche che dovrebbe servire ad abbassare i costi addebitati sulle bollette di gas e luce per 5,2 milioni di famiglie italiane.
Lo stesso disegno di legge dovrebbe anche permettere di ridurre il costo di benzina e diesel per circa 25 centesimi al litro dopo i preoccupanti aumenti cui abbiamo assistito con il divieto alle importazioni di greggio, gas e prodotti energetici dalla Russia nell’ordine esecutivo firmato da Joe Biden.
Gli sviluppo della situazione in Ucraina non fanno pensare nulla di buono, e quello che ci si aspetta ormai è che il conflitto sia destinato a durare ancora a lungo, nonostante si continui a parlare molto di possibili accordi tra Mosca e Kiev e degli sforzi diplomatici di Paesi terzi a cominciare dalla Cina.
Economia italiana sempre più in difficoltà per una crisi energetica in netto peggioramento
Con il rischio che la guerra in Ucraina duri ancora a lungo, e con la certezza che la posizione dell’Italia continuerà ad essere ben lontana dalla neutralità, è evidente che i prossimi mesi saranno particolarmente difficili per l’economia italiana.
Una crisi nella crisi che rischia di assestare il colpo di grazia a migliaia di imprese, mettendo in serie difficoltà migliaia di famiglie italiane. Il governo ha quindi il dovere di trovare soluzioni concrete in grado di evitare il peggio, ma si tratta di un’impresa ardua.
“Non è più tollerabile” secondo il presidente del Consiglio Mario Draghi, che in una “situazione di emergenza” in cui in gioco c’è la “sicurezza nazionale” il governo non abbia nemmeno la possibilità di verificare se dietro l’aumento dei prezzi dell’energia vi siano episodi di speculazione.
Insomma sembra chiaro da dove arriverà almeno una parte delle risorse necessarie per le misure in programma contro il caro-bollette e il caro-carburanti.
Dalle imprese energetiche 4 miliardi di euro per finanziare le misure del governo
Le misure varate dall’esecutivo contro il caro-bollette e i rincari sui prezzi del carburante sono arrivare a mercati chiusi onde evitare contraccolpi sulle quotazioni delle società in Borsa.
Queste misure saranno finanziate quasi interamente attraverso una tassazione del 10% che interesserà le aziende energetiche. Complessivamente le risorse necessarie per mettere in campo le iniziative nei piani dell’esecutivo di Mario Draghi ammontano a 4,4 miliardi di euro, 4 miliardi dei quali arriveranno attraverso una tassazione extra sui super profitti.
I circa 40 miliardi di extraprofitti realizzati dalle imprese del comparto energetico saranno infatti tassati del 10% per racimolare quei 4 miliardi che servono per mettere in campo le misure del governo. Si tratta di somme che il comparto energetico ha realizzato nel giro degli ultimi sei mesi rispetto allo stesso periodo del 2021.
La restante parte, vale a dire gli altri 400 milioni di euro necessari per ridurre il costo della benzina, in un certo senso, ce li mette lo Stato. Si tratta in realtà di un extragettito Iva che servirà per tagliare le accise su benzina e diesel ma solo fino alla fine del mese di aprile.
Nessuno scostamento di bilancio per ridurre i costi di bollette e carburante
Il primo passo da compiere, spiega l’ex presidente della BCE, è quello di evitare “scostamenti di bilancio” tenendo “sotto controllo i conti pubblici”. Poi però viene tutto il resto perché fin qui si risolve ben poco con la parte importante della partita che si dovrà giocare in Europa, per la separazione del mercato dell’energia da quello del gas e la necessità di fissare un tetto al prezzo di acquisto del metano.
Nel frattempo ci sono anche degli obiettivi di medio termine da raggiungere, quindi quella partita servirà anche ad ottenere l’emissione di Eurobond per finanziare investimenti energetici, visto che dal Recovery Plan sono avanzati “circa 100 miliardi di euro” che non sono sufficienti.
In questa prospettiva il presidente del Consiglio ha incontrato nella mattinata di ieri il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa e il greco Kyriakos Mitsotakis che però non era lì in presenza bensì in modalità videoconferenza causa Covid.
L’incontro ha portato alla firma del patto mediterraneo che si prefigge alcuni semplici obiettivi: tenere in vita un governo europeista a trazione progressista e battersi per acquisti e stoccaggi comuni di energia.
I Paesi del Sud Europa affrontano insieme la crisi energetica
La crisi ucraina non promette nulla di buono, e la situazione potrebbe peggiorare da un momento all’altro se non si riesce a trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. Uno scenario questo in cui si crede sempre meno col passare dei giorni.
Per l’Italia e in generale per i Paesi dell’Ue, questo significa che la crisi energetica durerà ancora a lungo, crisi che come sappiamo era iniziata ben prima del conflitto armato in Ucraina.
Ma il progetto di un’unione energetica non sembra gradito alla Germania, e nemmeno la Francia ha mostrato interesse, il che lascia da soli i Paesi dell’area mediterranea: Spagna, Portogallo, Grecia e Italia.
“L’emergenza del gas può risvegliare anche l’incubo del populismo” ha affermato il presidente del consiglio ellenico, ad indicare le preoccupazioni in merito ai possibili sviluppi in ambito politico di un malcontento diffuso legato ai pesanti rincari e al perdurare della crisi economica.
Un problema di natura economica per gli italiani, ma anche una questione prettamente politica per chi amministra la Cosa Pubblica. Ma Draghi non intende indugiare oltre e annuncia una norma che servirà a fissare un tetto al prezzo di vendita di gas ed energia praticato dalle aziende, che dovrebbe avere immediati effetti sulle bollette di gas e luce di milioni di cittadini.
Prima di agire però decide di aspettare la decisione dell’Ue, ma se non arriveranno allora sarà quella la direzione in cui si muoverà l’Italia.
Le prime misure contro il caro energia però sono già pronte e il governo le adotta fin da subito. Il progetto viene presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco in Cdm e raccoglie la soddisfazione dei ministri compreso Renato Brunetta che parla di un “decreto intelligente, coraggioso ed equo”.
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