Va avanti la riforma del fisco del governo guidato da Mario Draghi, e stando a quanto emerso in questi giorni vi sarebbero delle novità circa un possibile ritorno del cashback di Stato che proprio l’esecutivo dell’ex presidente della Bce aveva deciso di mettere da parte, puntando su misure diverse per incentivare l’uso di metodi di pagamento tracciabili.

Tra le novità attese nella riforma fiscale anche il taglio dei bonus fiscali per la sistemazione delle tax expenditures. Il dialogo tra i partiti che compongono la variegata ma piuttosto solida maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi prosegue in questi giorni facendo emergere vedute che divergono tuttavia su alcuni punti.

Tra i temi più delicati inevitabilmente quello della riforma del catasto, con la necessità di indicare i punti cardine nella legge delega. Vi è poi il nodo regime forfettario da sciogliere, ed un compromesso tra le richieste dei vari partiti di maggioranza diventa sempre più difficile, con un problema che sovrasta tutti gli altri che è quello di trovare le coperture per i vari provvedimenti.

Intanto la prosecuzione dei voti in commissione ha subito un primo slittamento, con la data limite entro cui il testo di legge deve approdare alla Camera fissata al 28 marzo.

Riforma fiscale: torna il cashback di Stato?

È ancora troppo presto per dire che il cashback di Stato sta per fare il suo ritorno, ma se non altro se ne torna a parlare dopo svariati mesi dalla sua interruzione voluta proprio dall’attuale esecutivo.

Della possibilità di una reintroduzione del cashback troviamo traccia nei due emendamenti in cui si parla di un rimborso fiscale direttamente sul conto corrente di chi effettua i pagamenti con carte di credito, bancomat e altri sistemi tracciabili. Si tratta di modifiche al testo di legge che arrivano direttamente dal Movimento 5 Stelle e da Italia Viva.

Per quel che riguarda la possibilità di un ritorno del cashback bisogna dire però che non è la prima volta che viene ipotizzata. Infatti in diverse occasioni nei decreti legge che si sono succeduti fino ad ora era contenuta la proposta del ritorno del cashback, ma il ministero del Tesoro non ne ha voluto sapere.

Anche nel documento finale dell’indagine conoscitiva sulle banche dati fiscali votata dalla bicamerale sull’Anagrafe tributaria lo scorso 12 gennaio si profila l’ipotesi del ritorno del cashback di Stato. Nel testo si legge infatti quanto segue:

“Introdurre la possibilità, attraverso l’infrastruttura tecnologica App IO, di accreditare direttamente in conto corrente le detrazioni fiscali, uscendo dal paradigma delle detrazioni in dichiarazione dei redditi. Ciò potrebbe essere realizzato, con lo stesso meccanismo del cashback, per tutte le tipologie di spese detraibili; tale soluzione potendosi applicare anche ai soggetti incapienti, recherebbe un effetto di emersione dell’economia sommersa e realizzerebbe, al tempo stesso, un principio di equità fiscale”.

Impossibile non notare che in questo documento si fa riferimento in modo chiaro e inequivocabile al cashback di Stato nella forma in cui era stato introdotto in passato dal governo di Giuseppe Conte. Si parla infatti espressamente di cashback delle detrazioni fiscali da mettere in atto tramite l’utilizzo dell’App IO. 

Per trovare le coperture per la riforma fiscale necessario il taglio dei bonus

Tra le possibili soluzioni per trovare le coperture necessarie a mettere in campo la riforma del fisco così come il governo Draghi ha deciso di strutturarla vi è il riordino delle tax expenditures.

Il taglio di alcuni bonus in realtà è stato preannunciato in più occasioni fin dal 2011, ma a parte alcune agevolazioni giunte a naturale scadenza e poi non prorogate, un vero taglio dei bonus non c’è mai stato. Al contrario, specie per via di una situazione sempre più critica dell’economia reale italiana, bonus ed agevolazioni continuano ad aumentare.

Basti pensare che tra i decreti Sostegni e la Legge di Bilancio 2022 sono stati introdotti altri 11 bonus.

Un vero e proprio piano per il taglio delle agevolazioni tuttavia non è stato ancora elaborato, e per il momento ci si deve accontentare di un indirizzo votato dalle Commissioni Finanze della Camera e del Senato, sulla base del quale ad essere eliminati dovranno essere i bonus che hanno un numero di beneficiari al di sotto di una determinata soglia ancora da stabilire.

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