Le buste paga di gennaio sono arrivate proprio in questi giorni e per molti lavoratori la mancata erogazione del bonus da 100 euro è stata una spiacevole sorpresa. In più occasioni infatti si era parlato delle modifiche previste dalla riforma dell’Irpef del governo di Mario Draghi, tra cui anche quella che avrebbe portato alla soppressione dell’ex bonus Renzi poi trasformato in bonus 100 euro.
Dal momento che il bonus da 100 euro in busta paga non sarebbe stato soppresso, ma avrebbe continuato ad essere erogato ai lavoratori con contratto di lavoro dipendente che rientrano in alcune fasce di reddito, per molti non era chiaro se il bonus sarebbe stato presente nella busta paga di gennaio oppure no.
Ma cosa è cambiato esattamente con le modifiche inserite nella manovra economica nell’ambito della riforma dell’Irpef? Sappiamo ad esempio che sono cambiati gli scaglioni, ridotti peraltro anche di numero dagli originali 5 a 4 soltanto. Ma in questo caso quello che ci preme capire è cosa è successo esattamente al bonus 100 euro in busta paga e chi ha smesso di percepirlo a partire da gennaio 2022.
Bonus 100 euro in busta paga: chi lo riceve ancora
La prima cosa che bisogna chiarire quando parliamo delle modifiche che hanno inciso sull’erogazione del bonus da 100 euro in busta paga è che per tutti i lavoratori dipendenti che già percepivano il bonus, con un reddito da lavoro dipendente fino a 15.000 euro, il bonus continua ad essere erogato in forma piena.
In altre parole i dipendenti con reddito derivante dall’attività lavorativa svolta fino a 15.000 euro non cambia nulla per quel che riguarda l’ex bonus Renzi. Questi lavoratori infatti hanno ricevuto il bonus come di consueto anche nella busta paga di gennaio 2022, e possono verificarlo controllando la voce “Bonus DL 3/2020” in corrispondenza della quale è riportato l’importo di 100 euro circa.
Ma fino alla fine del 2021 il bonus da 100 euro spettava anche ai redditi al di sopra dei 15.000 euro, fino ad un massimo di 28.000 euro, cosa cambia quindi per questi lavoratori? Le novità in tal senso sono state determinate dal passaggio da 5 a 4 scaglioni Irpef, che ha sortito una sorta di effetto domino sulle buste paga dei lavoratori dipendenti con un restringimento della platea dei beneficiari.
Come mai il bonus da 100 euro è sparito dalla busta paga?
Per capire cosa è cambiato e chi è che non percepisce più il bonus 100 euro in busta paga conviene cominciare dall’inizio. Ricordiamo infatti che il bonus da 100 euro (ex bonus Renzi) in origine veniva riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti con reddito compreso tra gli 8.174 ed i 40.000 euro. Tuttavia lo stesso bonus veniva erogato con due modalità diverse:
- i lavoratori con reddito fino a 28.000 euro lo ricevevano direttamente in busta paga
- i lavoratori con reddito compreso tra 28 e 40 mila euro lo ricevevano come detrazione fiscale decrescente in base all’aumentare del reddito.
Con la Legge di Bilancio 2022 la detrazione è stata abolita, ed i parametri del bonus erogato come credito Irpef sono stati modificati. Per i lavoratori con reddito da lavoro dipendente fino a 15.000 euro, come abbiamo visto, non cambia nulla, ma per chi ha reddito compreso tra 15 e 28 mila euro le differenze ci sono, e nella busta paga di gennaio il bonus da 100 euro non risulta.
Cosa è successo al bonus 100 euro per lavoratori con reddito tra 15 e 28 mila euro
I lavoratori dipendenti con reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro non ricevono più il bonus da 100 euro in busta paga, ma viene loro riconosciuto un incremento della detrazione Irpef. La detrazione massima prevista per questa fascia di reddito, vale a dire i risparmi sulle imposte dovute, arriva ora fino a 945 euro l’anno.
Questo è però un sistema che può anche andar bene ad una parte dei lavoratori, ma che finisce per penalizzare quei soggetti che usufruiscono di detrazioni maggiori dell’imposta lorda. In tal caso infatti passando dal bonus in busta paga alla detrazione fiscale da usare fino a capienza dell’imposta lorda ci si va a trovare in una condizione di minor convenienza.
Le detrazioni sono quelle previste dagli articoli 12 e 13 del TUIR, vale a dire quelle per:
- familiari a carico
- mutui agrari
- mutui immobiliari per acquisto di prima casa fino al 31 dicembre 2021
- redditi da lavoro dipendente assimilati
- spese sanitarie
- spese per interventi di ristrutturazione o riqualificazione energetica che interessano la propria abitazione
- erogazioni liberali.
Il nuovo meccanismo insomma può risultare anche ampiamente penalizzante a seconda dei casi, e proprio per ridurre i suoi effetti negativi per alcune fasce di contribuenti il governo ha ritenuto opportuno introdurre una clausola di salvaguardia a tutela del dipendente incapiente con detrazioni non godute.
In questo caso viene riconosciuto un bonus sulla retribuzione il cui importo è pari alla differenza tra l’ammontare delle predette detrazioni e l’imposta lorda, rimanendo comunque nel tetto massimo di 1.200 euro l’anno.
Gli importi riconosciuti sulla base di queste modifiche tuttavia non possono essere erogati in busta paga, in quanto il calcolo delle detrazioni può essere fatto solo in fase di redazione della dichiarazione dei redditi.
Ed ecco per quale motivo i lavoratori dipendenti con reddito tra 15 e 28 mila euro non trovano il bonus in busta paga, ciò nonostante potrebbero aver diritto ugualmente agli importi erogati fino alla fine del 2021.
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