Continuano ad arrivare segnali allarmanti da più parti, accompagnati dalla richiesta che l’esecutivo guidato da Mario Draghi faccia di più nell’ambito dei rincari sulle bollette di gas e luce per i consumatori di tutta Italia.

Serve infatti un intervento al più presto per scongiurare il peggio, vale a dire il blocco temporaneo delle imprese, a cominciare da quelle energivore che già ora hanno ridotto drasticamente la produzione o ne hanno decretato lo stop in attesa di tempi migliori che, tuttavia, non stanno arrivando.

Sono sempre più numerose le attività commerciali che decidono di programmare dei periodi di chiusura temporanea perché mandare avanti la produzione con costi dell’energia così elevati azzera i margini di guadagno, e a lanciare l’allarme in tal senso è la stessa Confindustria.

Il governo guidato dall’ex presidente della Bce è intervenuto, anche con nuovi bonus bolletta, con lo scopo di attutire il forte impatto che i rincari derivanti dalla crisi energetica rischiano di avere su famiglie e imprese, quindi sui consumi e su una ripresa economica che appare sempre più compromessa.

In questi giorni l’esecutivo sta mettendo a punto gli aiuti da introdurre, anche sotto forma di ristori (cioè contributi a fondo perduto e bonus forfettari per le imprese), e naturalmente con misure volte a mitigare i rincari sulle bollette di gas e luce.

Nell’ambito del nuovo decreto è previsto lo stanziamento di 4 miliardi di euro per misure contro i rincari in bolletta, cifra che si va ad aggiungere alle risorse previste dalla Legge di Bilancio 2022.

Rincari bollette gas e luce, l’allarme di Confindustria “si rischia il blocco delle imprese”

Nei giorni scorsi una nota del Centro Studi di Confindustria lanciava l’allarme sulla questione dei rincari sulle bollette di gas e luce, sottolineando la gravità della situazione in quanto si va verso un blocco delle imprese.

Non sono solo le famiglie infatti, specie quelle numerose e con reddito basso, a pagare le maggiori conseguenze del caro bollette, ma anche le imprese, che si vedono costrette sempre più a programmare periodi di chiusura temporanea come fa notare la stessa Confindustria

Nella nota del Centro Studi di Confindustria del 17 gennaio infatti viene evidenziato che l’attuale situazione dipende da una serie di fattori, tra cui in primo luogo l’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali.

Si registra infatti un aumento del petrolio che a dicembre 2021 su fine 2019 si attesta sul +13%, l’aumento del rame registrato è del +57%, del cotone +58%. Ma l’aumento più significativo è senza ombra di dubbio quello del gas naturale, che in Europa ha subito un’impennata del +723% che inevitabilmente si è trasferito sui costi dell’energia elettrica tanto in Italia quanto nel resto del Vecchio Continente.

I costi energetici per le imprese italiane sono quindi cresciuti a dismisura, con una spesa complessiva per il 2022 che viene stimata intorno ai 37 miliardi di euro, contro i solo 8 miliardi del 2019.

Confindustria, al fine di evitare il peggio, propone di intervenire su tre fronti:

  • con un intervento sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas
  • con un aumento della produzione nazionale di gas e con il riequilibramento degli approvvigionamenti esteri
  • con la riforma strutturale del mercato elettrico.

Il governo di Mario Draghi qualcosa ha già previsto in termini di interventi contro i rincari sulle bollette di luce e gas, ma si tratta di misure inadeguate rispetto alla portata del problema.

Le misure del governo Draghi coprono solo il 6% dei rincari

I 5,5 miliardi di euro che il governo ha stanziato per ridurre l’impatto degli aumenti sulle bollette di base e luce su famiglie e imprese italiane per il primo trimestre 2022 non possono certo essere sufficienti a mitigare i costi addizionali.

A confermarlo è anche la Cgia, che chiede peranto degli interventi più incisivi da parte del governo Draghi. La Cgia infatti rileva forti incongruenze tra la portata delle misure previste dall’esecutivo e quella degli aumenti, con un rincaro di luce e gas che per il 2022 ammonta complessivamente a 89,7 miliardi di euro.

Il tasso di copertura delle misure previste dal governo Draghi si aggira quindi intorno al 6% soltanto sui quasi 90 miliardi di spese in più per famiglie e imprese. Le maggiori spese, secondo le stime della Cgia, saranno così suddivise nel 2022:

  • 30,8 miliardi di euro per le famiglie
  • 58,9 miliardi di euro per le imprese

Le misure messe in campo dal governo per il 2022 incideranno ben poco sulla spesa complessiva di imprese e famiglie. La Cgia spiega che prendendo in considerazione le previsioni di Nomisma energia, al netto di tutte le misure di mitigazione messe in campo dall’attuale esecutivo, una famiglia media pagherà nel 2022 circa 1.200 euro in più per l’energia, per un totale appunto di quasi 31 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le imprese invece è stata formulata l’ipotesi che per il 2022 i consumi di energia elettrica e di gas resteranno gli stessi del 2019, e questo comporterà a parità di consumi un forte aumento della spesa da sostenere.

Per il 2022 è stata stimata una tariffa media per l’energia elettrica per le imprese di circa 150 euro per megawattora, e di 70 euro per megawattora per il gas.

Dal momento che le principali istituzioni prevedono sia per il gas che per l’energia elettrica un progressivo seppur lento calo del costo per tutta la durata dell’anno, la maggiore spesa per le imprese viene stimata intorno a 35,8 miliardi di euro in più per l’energia elettrica e 23 miliardi di euro per il gas.

Caro bollette, quante risorse sono state stanziate dal governo

Fino ad ora il governo di Mario Draghi ha approvato alcune misure volte a mitigare gli aumenti delle tariffe per 10,2 miliardi di euro complessivamente. 4,7 miliardi di euro sono quelli stanziati per le misure destinate ad aiutare famiglie e imprese nel secondo semestre 2021, mentre altri 3,8 miliardi di euro arrivano con la Legge di Bilancio 2022 per il primo trimestre del nuovo anno, e a questi si vanno ad aggiungere ulteriori 1,7 miliardi stanziati con l’ultimo decreto il 21 gennaio.

Queste misure complessivamente permetteranno di ottenere un abbattimento dei costi addizionali per l’energia per famiglie e imprese per il 2022 intorno al 6%.

Ciò vuol dire che se non si trovano ulteriori risorse da stanziare per ridurre ulteriormente l’impatto dei rincari sulle bollette di gas e luce molte attività imprenditoriali non saranno in grado di reggere aumenti così pesanti, col risultato che il denaro pubblico non utilizzato per altre misure di mitigazione dovrà essere speso per ammortizzatori sociali quali cig e indennità di disoccupazione per i lavoratori che perderanno il posto.

Nel corso delle scorse settimane, secondo la Cgia, il numero di lavoratori occupati in imprese cosiddette energivore si aggira intorno a 1,8 milioni, e se non vi saranno ulteriori misure introdotte per mitigare gli aumenti del prezzo dell’energia, saranno circa 500 mila i lavoratori che rischieranno di perdere il posto.

La situazione è decisamente allarmante, con aumenti energetici nel periodo tra maggio e dicembre 2021 del +302% per l’energia elettrica e del +346% per il gas. Se prima dell’estate 2021 il prezzo dell’energia elettrica si aggirava intorno ai 70 euro per megawattora, a fine anno aveva già superato i 281 euro, mentre per quanto riguarda il gas si è passati dai 25,4 euro per megawattora a 113,3 di 7 mesi dopo.

Gli interventi contro il caro bollette negli altri Paesi europei

Non solo in Italia, ma anche in molti altri Paesi europei, i governi nazionali sono intervenuti con misure ad hoc volte a mitigare gli effetti disastrosi degli aumenti del costo dell’energia sulle bollette di gas e luce per imprese e famiglie.

Germania: cominciamo dalla Germania, dove il governo di Olaf Scholz ha deciso di tagliare di poco meno del 43% la tassa di sostegno alle rinnovabili, che costa mediamente 222 euro l’anno, valutando inoltre lo stanziamento di 130 milioni di euro da destinare alle famiglie in maggiori difficoltà economiche per offrire un valido contributo per le spese per il riscaldamento. Nel frattempo, sempre in Germania, E.ON è divenuto il primo più grande fornitore di energia elettrica a sospendere temporaneamente i nuovi contratti di fornitura di gas per clienti residenziali.

Francia: il governo di Parigi ha deciso di contenere i prezzi regolamentati del gas fino a fine giugno 2022. Per compensare i mancati ricavi ai fornitori si attingerà alle risorse del bilancio dello Stato. L’esecutivo ha inoltre annunciato l’introduzione di un bonus di 100 euro da destinare alle classi medie come aiuto per sostenere le spese del caro-benzina.

Spagna: il governo spagnolo ha deciso di introdurre un sistema di buoni e sovvenzioni per le famiglie, modificando fino al mese di aprile 2022 la cosiddetta tariffa di ultima istanza per il gas con lo scopo di tutelare i piccoli consumatori.

Olanda: il governo di Mark Rutte ha deciso di varare un pacchetto temporaneo come misura una tantum che comprende anche la riduzione delle tasse sull’energia sia per le famiglie che per le imprese per tutto il 2022. Si sta inoltre valutando la possibilità di stabilire un budget mirato per le fasce più esposte ai rincari.

Polonia: Varsavia ha deciso di ridurre l’Iva sul gas naturale portandola dall’attuale 23% all’8% per il primo trimestre 2022.

Belgio: in Beglio il governo ha deciso di ampliare il fondo per il gas e l’elettricità con lo scopo di offrire ulteriore aiuto finanziario alle famiglie non ammissibili alle tariffe sociali.

Grecia: il governo di Atene ha deciso di posticipare i pagamenti per l’utilizzo della rete a media tensione per l’industria e per altre attività già a partire dal mese di novembre 2021 fino ad aprile 2022. Parallelamente ha iniziato ad erogare dei buoni per le famiglie.

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