È stato compiuto in questi giorni un altro piccolo passo verso il salario minimo europeo, con il presidente di turno del Consiglio Ue che ha rivendicato la decisione di proseguire in questa direzione dando il via libera ai negoziati.
Arriva dunque l’ok da parte del Consiglio Ue ad avviare i negoziati per introdurre il salario minimo, infatti i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali dei vari Paesi membri hanno approvato la proposta della Commissione europea dando ufficialmente inizio all’iter negoziale con il Parlamento Ue.
Il presidente di turno del Consiglio Ue, il ministro Janex Cigler Kralj della Slovenia, ha sottolineato l’importanza di garantire ai lavoratori standard dignitosi di vita anche attraverso la legge sul salario minimo che “sarà un grande passo per un’equa retribuzione”.
A cosa serve il salario minimo europeo
Con una nota pubblicata nella giornata di ieri il Consiglio Ue ha spiegato quali sono i principi che hanno spinto gli Stati membri ad avviare finalmente i negoziati per definire una legge sul salario minimo. L’obiettivo principale, secondo quanto si legge nella nota, è quello di assicurare una retribuzione equa che possa garantire un tenore di vita dignitoso ai lavoratori di tutta l’Unione Europea.
L’introduzione del salario minimo europeo dovrebbe migliorare le condizioni di lavoro e di vita, e per raggiungere questo obbiettivo sarà necessario stabilire un quadro che promuova livelli adeguati di salari minimi legali e una contrattazione collettiva in grado di migliorare l’accesso alla protezione del salario minimo.
Dai ministri dei Paesi membri nel corso della riunione è stata avanzata la richiesta di promuovere il rafforzamento della capacità delle parti sociali di impegnarsi nella contrattazione collettiva. Nella nota viene spiegato che se questa capacità dovesse risultare inferiore al 70% sarebbe necessario stabilire anche un piano d’azione per promuoverla maggiormente.
Ma cos’è esattamente il salario minimo? Il Parlamento europeo spiega che si tratta del salario più basso che un datore di lavoro è tenuto a riconoscere ai propri dipendenti. Un importo che inevitabilmente varia da Paese a Paese, ma che per com’è strutturato oggi non risulta essere di importo sufficiente per coprire le spese quotidiane.
Ed è qui che nasce l’esigenza di introdurre un meccanismo comunitario in grado di coordinare e allineare i salari dei vari Paesi sul costo della vita che il lavoratore si trova a dover sostenere. Dall’Europarlamento ricordano che nel 2018 su 10 lavoratori a salario minimo erano mediamente 7 a non riuscire ad arrivare a fine mese.
Come funziona oggi il salario minimo in Ue
In alcuni Paesi dell’Ue il salario minimo risulta essere di importi estremamente più bassi che in altri. Si va dai soli 332 euro della Bulgaria ai 2.202 euro del Lussemburgo, il che dipende ovviamente anche dal costo della vita che varia moltissimo nei vari Paesi europei.
Attualmente in Ue esistono due forme di salario minimo:
- salario minimo legale
- salario minimo determinato dal contratto collettivo
Nel caso del salario minimo legale questo viene regolato da statuti e leggi formali, mentre nel caso del salario minimo determinato da contratto collettivo, come nel caso dell’Italia, sono gli accordi tra sindacati e datori di lavoro a determinarne l’importo. Oltre all’Italia solo in altri cinque Paesi dell’Ue si ha questa forma di salario minimo.
Questa dunque la situazione oggi per quel che riguarda il salario minimo, mentre la Commissione ha proposto una direttiva che sia in grado di assicurare l’adeguata retribuzione a tutti i lavoratori dei Paesi membri. Tuttavia non è stato stabilito una soglia fissa al di sotto della quale non si deve scendere, ma si considerano le competenze nazionali e la libertà contrattuale delle parti sociali.
L’Ue indica la strada della contrattazione collettiva dei salari in tutti i Paesi membri Ue. Negli Stati in cui un salario minimo è stato già definito si punta a garantire importi adeguati in considerazione delle condizioni socio-economiche e delle differenze settoriali.
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