Nei giorni scorsi si era parlato di una proroga di Opzione Donna con un innalzamento però del requisito anagrafico per l’uscita dal lavoro sia per le dipendenti che per le lavoratrici autonome. Nella bozza della nuova manovra economica infatti si parlava della soglia dei 60 anni che diventavano 61 nel caso delle lavoratrici autonome, ma a quanto pare si tornerà alle soglie precedenti.

Non saranno quindi quelle previste dalla bozza della Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 ottobre, le soglie per andare in pensione con Opzione Donna, che saranno invece impostate sulla base di quelle precedenti.

Si torna quindi alla pensione a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le autonome, il che significa che non ci sarà l’inasprimento dei requisiti d’accesso contrariamente a quanto inizialmente previsto.

Opzione Donna torna alla vecchia versione

La conferma del rinnovo di Opzione Donna anche per il 2022 e nella sua vecchia versione, dopo che la cosa era stata già preannunciata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, è arrivata dalla sottosegretaria al Lavoro, Tiziana Nisini che ha scritto: “le donne hanno vinto. La soglia di 60 anni prevista dal testo della manovra è saltata e si torna al requisito precedente: 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome”.

“È un grande successo e sono orgogliosa del lavoro fatto in questi giorni” ha aggiunto ancora la sottosegretaria “ho ricevuto tantissimi messaggi di lavoratrici che chiedevano il ritorno ai requisiti iniziali di questa misura che da anni è un punto di riferimento per migliaia di donne. Si parla spesso di parità di genere ma poi ci dimentichiamo di trasformare le parole in fatti”.

Per il 2022 quindi Opzione Donna non cambia, né per quel che riguarda il requisito dell’età anagrafica, né per gli altri requisiti, che sono quello del calcolo dell’importo secondo il metodo contributivo, e le finestre di uscita differite nel tempo.

Con il calcolo dell’importo secondo il metodo contributivo si perde circa il 25-30% dell’assegno mensile, motivo per cui a scegliere questa finestra sono una ristretta minoranza di lavoratrici. In totale sono state circa 21 mila nel 2019, per scendere poi a circa 13 mila nel 2020.

Nel 2022 Opzione Donna non cambia nemmeno per quel che riguarda il requisito dell’anzianità contributiva che deve essere pari o superiore ai 35 anni. Con il calcolo contributivo però c’è anche un’altra penalizzazione che è legata al fatto che la pensione non viene erogata subito ma sono previste delle “finestre mobili” con le quali si ha un differimento del pagamento che sarà di 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti nel caso delle lavoratrici dipendenti, e di 18 mesi per le lavoratrici autonome.

Resta attiva anche l’Ape sociale

Per quei lavoratori che intendono accedere al trattamento pensionistico in anticipo la Legge di Bilancio 2022 prevede anche la possibilità, a seconda dei casi, di uscire dal mondo del lavoro con l’Ape sociale.

La nuova manovra economica prevede anche “la proroga di un anno dell’anticipo pensionistico, l’Ape sociale, con l’estensione delle categorie di lavoratori gravosi che possono accedere al beneficio” come ha spiegato il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

In realtà quando parliamo di Ape sociale non parliamo di una forma di pre-pensionamento, ma di una indennità mensile che accompagna alcune categorie di lavoratori fino al raggiungimento dei requisiti necessari per accedere alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata.

L’Ape sociale è stata introdotta nel 2017 con la Legge n. 232/2016 ed è poi stata prorogata di anno in anno. È un’opzione valida per quei lavoratori, dipendenti e pubblici, e lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata in stato di difficoltà, ma non solo, anche disoccupati cui non spetta la Naspi, lavoratori che assistono il coniuge, un genitore o un figlio con una disabilità grave.

Lo stesso sussidio viene riconosciuto anche agli invalidi civili e ai lavoratori impiegati in settori considerati gravosi o usuranti.

Quanto ai requisiti, per accedere all’Ape sociale è necessario aver compiuto i 63 anni di età, ed avere versato almeno 30 anni di contributi. Per le donne esiste poi un’opzione “rosa” che garantisce loro la possibilità di ottenere uno sconto di sei mesi sul requisito dell’anzianità contributiva per ogni figlio fino ad un massimo di quattro figli.

In ogni caso l’importo dell’Ape sociale sarà pari alla rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione se l’assegno è inferiore a 1.500 euro, oppure pari a 1.500 euro se il calcolo della pensione risulta pari o superiore a 1.500 euro.

Il pensionamento per lavori gravosi e usuranti

Nel disegno della Legge di Bilancio 2022 l’esecutivo guidato da Mario Draghi ha inserito ben 23 nuove categorie di lavori tra quelli gravosi e usuranti. In questo modo la platea dei beneficiari dell’Ape sociale è stata automaticamente estesa e comprende ora i seguenti lavoratori:

  • professori di scuola primaria e pre-primaria
  • magazzinieri
  • estetisti
  • portantini
  • personale addetto alla consegna delle merci
  • lavoratori delle pulizie
  • artigiani
  • operai specializzati
  • agricoltori
  • personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna delle merci
  • operatori di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio

Tra i lavori cosiddetti gravosi e usuranti rientrano poi diverse categorie di conduttori che comprendono quelli di:

  • veicoli
  • macchinari mobili e di sollevamento
  • mulini e impastatrici
  • forni e analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali
  • impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque
  • impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta
  • forni e altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati

Sono comprese tra i lavori gravosi e usuranti anche le professioni non qualificate in agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella pesca e silvicoltura, ma anche manifattura, estrazione di minerali e costruzioni. 

In tutti questi casi è possibile accedere all’Ape sociale al raggiungimento del requisito dei 63 anni di età, a patto che vi siano 36 anni di contributi maturati, e che gli ultimi versati siano relativi allo svolgimento di attività faticose.

Infine tra i requisiti non più necessari per accedere all’Ape sociale dopo le modifiche inserite nella nuova manovra economica, quello di aver terminato la Naspi da almeno tre mesi per i lavoratori disoccupati.

Sul tema pensioni è scontro coi sindacati

Il programma del governo Draghi di inasprire i requisiti per l’accesso alle forme di pensionamento anticipato ha trovato l’opposizione di alcune forze politiche che sostengono la maggioranza, ma soprattutto quella dei sindacati, che chiedono maggiore flessibilità.

All’interno della maggioranza è la Lega a protestare contro il piano del governo chiedendo addirittura di prorogare Quota 100. I sindacati invece minacciano lo sciopero generale se le loro richieste non saranno accolte.

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha fatto sapere che il governo intende dialogare con i sindacati, e che è in programma di aprire un tavolo per giungere ad un’intesa, tuttavia il ministro ha anche precisato che “non c’è ancora una data di convocazione”.

“Lo sforzo che si può fare è di mantenere l’impianto contributivo e costruire elementi di flessibilità che consentano anche di evitare alcune rigidità che nella Fornero sono presenti andando così incontro ad alcune istanze arrivate dal sindacato, non tutte” ha spiegato ancora il ministro Orlando.

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