Dopo l’approvazione della bozza della nuova manovra economica in Consiglio dei Ministri resta ancora molto da decidere e tante novità potrebbero essere introdotte in una lunga e travagliata fase successiva.

Si stanno susseguendo infatti in questi giorni diversi tavoli tecnici e politici per apportare diverse modifiche ed arrivare così al testo definitivo che dovrebbe ottenere poi l’approvazione del Senato verso i primi giorni della settimana entrante.

Tra le novità alcune riguardano i bonus edilizi, con la possibilità di veder confermate le opzioni dello sconto in fatture e della cessione del credito anche per gli interventi che non rientrano tra quelli che danno accesso al superbonus 110%.

La linea iniziale era quella di andare verso una stabilizzazione triennale dei bonus al 50 e al 65%, con la proroga annuale per il bonus facciate che passava dall’attuale 90 ad un più modesto 60%, ma è apparso sempre più chiaro che in questo modo attraversare l’iter parlamentare sarebbe stato un percorso a ostacoli difficile da superare.

A muovere obiezioni è stato in particolare il Movimento 5 Stelle, che non vede di buon occhio l’idea di mettere da parte lo sconto in fattura per i bonus edilizi e quindi la cessione del credito, costringendo i beneficiari ad accontentarsi delle detrazioni Irpef dilazionate negli anni successivi.

I costruttori non rinunciano ai bonus edilizi

Non è piaciuta la decisione di ridimensionare i bonus edilizi, non solo ad alcune delle forze politiche che sostengono la maggioranza guidata da Mario Draghi, ma soprattutto ai costruttori, che hanno fin da subito bocciato l’idea di alleggerire queste agevolazioni cui così largamente si è attinto negli ultimi mesi.

Dai costruttori, riuniti in Confedilizia, sono giunte infatti aspre critiche e si è parlato di una “vera e propria decimazione del sistema degli incentivi”. Ciò ha innescato un acceso dibattito politico all’interno della maggioranza di governo, tanto da indurre il Ministero del Tesoro a rivedere alcuni dei ritocchi che aveva pianificato.

Il Mef ha così deciso di lasciare in vita le due opzioni alternative alla detrazione Irpef in dichiarazione dei redditi, vale a dire lo sconto in fattura e la cessione del credito, che saranno infatti ancora valide per tutti gli incentivi confermati fino al 2024.

Su Il Sole 24 Ore leggiamo che “il ritorno di questi meccanismi punta anche ad attenuare l’effetto regressivo dei bonus, che sono sfruttabili con le detrazioni solo da chi ha la liquidità per sostenere i costiiniziali e la capienza Irpef per scontare poi l’incentivo dalle imposte”.

Ed è proprio questo infatti il nocciolo della questione, perché in questo modo i bonus edilizi sarebbero indirettamente rivolti ad una platea ben più ristretta di quella che abbiamo visto fino ad oggi, senza contare che le percentuali dell’agevolazione sono complessivamente state ridotte.

Il minimo che si poteva fare quindi era proprogare il sistema introdotto per il biennio 2020-2021 dal decreto Rilancio, che prevede la possibilità di beneficiare delle agevolazioni attraverso sconto in fatture e cessionde del credito per sei filoni di intervento che sono i seguenti:

  • recupero del patrimonio edilizio
  • interventi di efficienza energetica
  • misure antisismiche
  • recupero e restauro delle facciate
  • installazione di impianti fotovoltaici
  • installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici

Con le modifiche di cui sopra naturalmente bisogna poi fare i conti con le coperture, soprattutto in considerazione della proroga del superbonus anche per le case indipendenti. Inizialmente infatti l’agevolazione doveva essere prorogata solo per abitazioni in condominio, e non valeva per ville, villette e abitazioni indipendenti in generale.

Sì al superbonus quindi anche per queste categorie di abitazioni, ma a patto che il beneficiario abbia un Isee che non supera il tetto dei 25 mila euro. Togliere anche questo vincolo significherebbe obbligare la Ragioneria di Stato a rivedere i saldi dell’intero Ddl di bilancio.

Verso la proroga di Opzione donna

Le modifiche al testo della manovra economica dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri riguardano però anche altri aspetti, a cominciare proprio dal nodo pensioni con la conferma da parte del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, della possibilità che si proceda con la proroga di Opzione donna.

Una proroga che ormai sembra si possa dare per certa con la possibilità di uscire dal mondo del lavoro al raggiungimento del requisito anagrafico dei 58-59 anni contro i 60 previsti dalla bozza del Ddl che era stata approvata dal Cdm.

Non ci sarà nulla da fare invece per il Cashback di Stato cui i 5 Stelle faticano ancora a dire addio. La misura però non sarà reintrodotta a quanto pare per una questione di coperture che invece serviranno a finanziare i nuovi ammortizzatori sociali.

Dal Movimento 5 Stelle comunque fanno già sapere che presenteranno degli emendamenti per tentare di reintrodurre il cashback con il rimborso immediato della quota prevista per alcuni pagamenti effettuati con metodi tracciabili.

Emiliano Fenu, relatore del decreto fisco-lavoro collegato alla Legge di Bilancio 2022, ha anche spiegato di voler replicare il cashback di Stato in chiave fiscale, e in questo modo offrire ai contribuenti la possibilità di chiedere un accredito immediato per i crediti sanitari.

Il meccanismo proposto da Fenu prevedrebbe la possibilità per il contribuente di recuperare direttamente sul proprio conto corrente lo sconto fiscale che viene riconosciuto quando si acquistano alcuni farmaci o si sostengono spese per visite mediche.

Si tratterebbe di un’operazione tecnicamente possibile, e a confermarlo sarebbe stata la stessa Sogei, e secondo Fenu ciò permetterebbe all’Erario di compiere “un nuovo passo avanti per la razionalizzazione delle tax expenditures, dopo quello dell’obbligo della moneta elettronica per ottenere le detrazioni d’imposta” spiega Il Sole 24 Ore.

La Lega si concentra invece sulla questione Reddito di Cittadinanza, e chiede ulteriori sforbiciate che ridimensionino la misura che era stata cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle e introdotta proprio dal governo giallo-verde.

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