Il 5 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato finalmente la legge delega sulla riforma del fisco. Il provvedimento si struttura su 10 articoli che definiscono gli obiettivi ed i principi su cui l’intera riforma si basa, ma si tratta comunque di una legge delega che, in quanto tale, è molto generica e sarà solo con l’emanazione dei decreti delegati che arriveranno i contenuti.
I punti principali definiti dalla legge delega
Per procedere verso la revisione del sistema fiscale il governo di Mario Draghi con la legge delega approvata in questi giorni dal Cdm stabilisce che i principi generali da seguire sono i seguenti:
- aspetti procedurali: il governo avrà 18 mesi di tempo dopo l’approvazione della legge delega per attuare la riforma del fisco, attraverso la quale si deve spingere il Paese verso la crescita economica riducendo la pressione fiscale.
- semplificazione: il sistema fiscale necessita di essere semplificato anche attraverso l’eliminazione dei microtributi
- progressività: la progressività del sistema fiscale deve essere preservata nel rispetto dei principi di giustizia ed equità sanciti dall’articolo 53 della Costituzione
- evasione: la riforma fiscale si prefigge l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e l’elusione fiscale, ritenuto un passaggio fondamentale per andare verso una riduzione delle aliquote e la crescita economica del Paese
- redditi personali: il sistema duale tra tassazione per i redditi di capitale e quella per i redditi da lavoro dovrà essere superato. Per quanto riguarda le imposte sui redditi personali inoltre si deve andare verso una riduzione delle aliquote effettive, sia medie che marginali, con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro
- deduzioni e detrazioni: occorre una revisione delle deduzioni e delle detrazioni sulla base di criteri di efficienza ed equità
- redditi d’impresa: nell’ambito della tassazione dei redditi d’impresa occorre intervenire con una riduzione degli adempimenti al fine di semplificare l’IRES
- IVA e imposte indirette: l’intera struttura sarà interessata da interventi volti all’insegna della semplificazione. Le imposte indirette, che comprendono anche le accise, saranno ripensate in ottica green sulla base degli obbiettivi del Green New Deal
- IRAP: si va verso il graduale superamento dell’IRAP che in parte verrà assorbita da altre imposte. In parte però occorrerà trovare nuove risorse.
- catasto: gli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per accatastare gli immobili dovranno essere potenziati
- sostituti d’imposta: occorre una semplificazione degli oneri di gestione dei sostituti d’imposta
- IMU: l’imposta municipale unica andrà gradualmente destinata interamente agli enti locali
- Agenzia delle Entrate e Riscossione: si realizzerà la fusione tra Agenzia delle Entrate e Riscossione
- Norme tributarie: occorre una nuova codificazione delle norme tributarie con l’obiettivo di semplificare la vita dei contribuenti e delle imprese.
La legge delega sulla riforma del fisco, dopo una lunga attesa, è finalmente arrivata. Questo provvedimento infatti era atteso almeno dal mese di luglio, ma in realtà l’attesa è tutt’altro che terminata visto che per avere una idea concreta di quelli che saranno i cambiamenti previsti dalla riforma fiscale si dovrà attendere almeno l’emanazione della Legge di Bilancio 2022.
Durante la conferenza stampa tenutasi dopo il Consiglio dei Ministri col quale è stata approvata appunto la legge delega sulla riforma fiscale, il ministro del Tesoro, Daniele Franco, ha anche specificato che per ogni intervento che andrà a ridurre il gettito fiscale si dovranno trovare le coperture in questa e nelle successive leggi di bilancio.
Le tappe per la riforma fiscale fino al 2023
Il primo passo verso la riforma del fisco è la stesura della legge delega, e a gettare le basi per quest’ultima è la relazione presentata dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Si tratta tuttavia di un provvedimento che si limita ad avviare i lavori delineando i principi generali.
Il passo successivo è quello dell’approvazione da parte del Parlamento, dopodiché sarà compito dell’esecutivo strutturare le misure previste attraverso i relativi decreti attuativi. Questi a loro volta dovranno essere approvati attraverso l’iter parlamentare previsto.
Si tratta di un percorso ancora lungo, ed è per questo motivo che lo stesso presidente del Consiglio ha sottolineato che non è ancora possibile stabilire quali risorse occorrerà stanziare con la Legge di Bilancio. Ancora non è nemmeno possibile quindi quantificare l’eventuale riduzione delle tasse.
Verso le nuove aliquote Irpef
Uno degli interventi previsti dalla riforma del fisco è quello che modificherebbe gli scaglioni Irpef. Si tratta tra l’altro di uno degli interventi per i quali vi è maggior attesa, ed è attraverso questo passaggio che si dovrebbe arrivare ad una pressione fiscale più equa e meno penalizzante per il ceto medio.
L’obiettivo sarebbe quello di rimodulare le aliquote avvicinandole a quelle del primo scaglione Irpef che è al 23%. Ma vediamo come si presentano ora gli scaglioni e come potrebbero diventare dopo la riforma del fisco.
- 1° scaglione Irpef: reddito fino a 15 mila euro, aliquota 23%
- 2° scaglione Irpef: reddito da 15 mila a 28 mila euro, aliquota 27%
- 3° scaglione Irpef: reddito da 28 mila a 55 mila euro, aliquota 38%
- 4° scaglione Irpef: reddito da 55 mila a 75 mila euro, aliquota 41%
- 5° scaglione Irpef: reddito oltre 75 mila euro, aliquota 43%
L’obiettivo è quello di ridurre quel distacco sproporzionato tra il secondo e il terzo scaglione intervenendo nello specifico su quest’ultimo, cioè quello per redditi da 28 a 55 mila euro annui per i quali l’aliquota fissata è quella al 38%, cioè ben 11 punti percentuale superiore a quella dello scaglione precedente.
Questo intervento, secondo le stime attuali, dovrebbe costare intorno ai 3 miliardi di euro, e ovviamente non è il solo previsto nell’ambito della riforma fiscale. Si prevede infatti di continuare a tagliare il cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro, una misura quest’ultima che secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, dovrebbe essere già inserita nella Legge di Bilancio 2022.
Nella riforma fiscale anche il taglio dell’Irap
Imprese e professionisti invece dovranno aspettarsi il taglio dell’Irap, anch’esso previsto dalla riforma fiscale cui sta lavorando l’attuale esecutivo. Nessuna novità in arrivo invece per le società, le quali sono tenute al versamento dell’Ires che resterebbe sotto forma di addizionale.
In forse troviamo invece il taglio del CUAF, il Contributo Unico sugli Assegni Familiari, tema che sarà affrontato dalla legge delega. Sarà comunque attraverso i decreti attuativi che prenderà forma il progetto di fusione con l’Ires che porterebbe ad un aumento delle aliquote dell’imposta sulle società, ma con la previsione di non produrre un ulteriore aggravio fiscale.
La riforma fiscale modificherà le rendite catastali
Il primo obiettivo che l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce dichiara di voler perseguire attraverso la riforma del catasto è quello di una maggior trasparenza.
Il progetto, che si va a collocare nella cornice della riforma fiscale, si sviluppa nell’arco temporale di 5 anni, e con esso il governo si impegna ad accatastare tutti quei terreni e quelle abitazioni che oggi non sono ancora accatastate, e ad effettuare una revisione delle rendite catastali adeguandole agli attuali valori di mercato.
Nonostante tutti questi cambiamenti all’orizzonte il presidente del Consiglio ha tenuto a ribadire che “nessuno pagherà di più o di meno”. Si prevede in realtà che non si concretizzi una sostanziale variazione della rendita derivante dalla tassazione degli immobili rispetto alla situazione attuale, e quindi non vi sarebbe un cambiamento dell’imposizione patrimoniale.
Gli altri interventi: riordino dell’Iva e tax expenditures
Nei piani del Ministero dell’Economia e della Finanza anche il progetto di un riordino dell’Iva è di importanza primaria, e dovrebbe concretizzarsi anch’esso all’insegna della semplificazione del sistema.
Un obiettivo che, partendo dall’attuale impianto a 4 aliquote, potrebbe essere raggiunto prima di tutto attraverso la riduzione dell’aliquota ordinaria.
I tecnici del ministero del Tesoro dovranno però capire in che modo distribuire beni e servizi nelle diverse aliquote in modo tale da recuperare le risorse che servono per ridurre l’aliquota più alta. Il rischio, anche in questo caso, è che il consumatore si andrà a veder ridotta l’Iva su alcuni prodotti e aumentata quella su altri, con un impatto minimo, nella migliore delle ipotesi, sul potere d’acquisto delle famiglie e sui consumi.
D’altra parte l’ex numero uno della Banca Centrale Europea non fa mistero del fatto che servono risorse per rimettere in ordine i conti pubblici e ridurre il debito pubblico schizzato alle stelle per via di lockdown e restrizioni imposte nell’ambito dell’emergenza Coronavirus.
Nella legge delega troviamo infatti anche l’incarico al governo per sistemare le tax expenditures, cioè tutte quelle agevolazioni fiscali come detrazioni e deduzioni d’imposta, crediti d’imposta, aliquote ridotte e imposte sostitutive. L’esecutivo dovrà riuscire a fare ordine tra le varie spese fiscali operando tagli ove possibile sempre con l’intento di raggranellare altre risorse necessarie per riassestare i conti pubblici.
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