Con l’arrivo del Sars-CoV-2 in Italia si è deciso di affrontare l’emergenza sanitaria mettendo in atto una strategia fondata su lockdown, chiusure delle attività ritenute non essenziali, e limitazioni agli spostamenti, il tutto condito con l’utilizzo dei cosiddetti dispositivi di protezione individuale e con il rispetto del distanziamento sociale.
In questo schema, tra le misure il cui fine dichiarato è quello di proteggere la collettività dalla diffusione del Coronavirus, troviamo anche lo Smart Working, una misura che nonostante sia stata introdotta nel periodo più critico della pandemia continua ad essere utilizzata in tutta Italia in numerose aziende.
Si ritiene quindi che lo smart working resterà una costante anche dopo la fine dello stato di emergenza, la cui scadenza ultima è quella del 31 dicembre 2021 dal momento che la legge stabilisce che il periodo massimo è di 12 mesi più ulteriori 12 mesi di proroga.
Lo Smart Working insomma continuerà ad essere parte della quotidianità anche all’indomani dell’emergenza, e si stanno valutando delle agevolazioni fiscali sia per le imprese che optano per questa soluzione, che per i lavoratori.
Nel mese di luglio l’esecutivo ha iniziato a prendere in esame diversi progetti di legge già depositati in Parlamento tra Camera e Senato il cui fine è proprio quello di definire una normativa più attuale riguardo lo smart working.
Se effettivamente la situazione consentirà un seppur parziale ritorno ad una vita tutto sommato normale, si continuerà quindi a ricorrere in vari contesti lavorativi allo smart working, opzione che verrà inquadrata in regole semplificate rispetto a quanto previsto dalla normativa ordinaria. Non solo si andrà verso una più dettagliata regolamentazione, ma sono previsti anche degli incentivi per imprese e lavoratori in smart working.
Tra le novità che bollono in pentola troviamo l’introduzione di agevolazioni fiscali in busta paga per i lavoratori ma anche sgravi fiscali per le imprese.
Smart working: meno tasse in busta paga e sgravi fiscali per le imprese
Fondirigenti ha elaborato uno studio dal titolo “Quick survey Smart working 2.0” nel quale viene analizzato approfonditamente il fenomeno del lavoro agile. È emerso che il 54% delle imprese si è mostrato favorevole ad utilizzare lo smart working anche dopo la fine dello stato di emergenza, decidendo di organizzare la settimana lavorativa per metà in presenza e per metà a distanza.
Quanto ai lavoratori, circa il 42% degli intervistati ha dichiarato di voler limitare il ricorso allo smart working, affermando di preferire concludere questo tipo di esperienza in maniera definitiva una volta caduti i presupposti dell’emergenza.
Sia per le imprese che per i lavoratori in ogni caso si prevede di introdurre delle agevolazioni ed altre forme di incentivi per il dopo pandemia. Si parla prima di tutto di una nuova e più attuale regolamentazione del lavoro agile attraverso la quale si andranno a riconoscere più tutele ai dipendenti e al contempo degli incentivi per le imprese.
Tra le proposte sul tavolo cui sta lavorando dal 28 luglio 2021 la Commissione Lavoro della Camera troviamo anche l’introduzione del diritto alla disconnessione e al riconoscimento di pari tutele tra lavoratori in smart working e lavoratori che si recano fisicamente sul posto di lavoro, e ci sono poi le nuove agevolazioni fiscali che sono rivolte tanto ai lavoratori quanto alle imprese.
Per quanto riguarda le novità che interessano i dipendenti si pensa di introdurre specifiche misure per ridurre il cuneo fiscale. Nel caso del lavoratore in smart working quindi si andrebbe a prevedere una riduzione delle tasse in busta paga attraverso l’esenzione IRPEF dei redditi prodotti.
Più specificamente si sta valutando la possibilità di far sì che i redditi da lavoro dipendente percepiti dai lavoratori neo assunti non concorrano alla formazione del reddito complessivo per un periodo di 3 anni.
Questa forma di detassazione della busta paga andrebbe a riguardare anche i lavoratori già in forza per un periodo di 4 anni, ma solo se questi trasferiscono la residenza in un Comune con meno di 5.000 abitanti.
Per le imprese si prevedono in particolare due misure:
- riduzione del 4% dell’aliqota di contribuzione al Fondo pensioni lavoratori dipendenti
- riduzione del 30% dei contributi previdenziali dovuti per un periodo di tre anni
Smart Working: bonus Pc e credito d’imposta fino a 600 euro
Le agevolazioni fiscali che sono al vaglio dell’attuale maggioranza sono solo una parte di quegli incentivi che verranno introdotti per spingere sullo smart working anche dopo la fine dell’emergenza Covid-19.
Una parte delle agevolazioni sarà sotto forma non di sgravi contributivi ma di bonus per l’acquisto delle attrezzature necessarie per svolgere il lavoro in smart working.
Si può parlare quindi da una parte di una detassazione sia per imprese che per lavoratori in smart working, e dall’altra di un vero e proprio bonus smart working. In questo secondo caso troviamo in particolare queste due agevolazioni:
- un credito d’imposta che può andare dal 6 al 40% destinato alle imprese che investono in beni strumentali nuovo che serviranno per agevolare lo svolgimento del lavoro a distanza, e di apparecchiature e software che potranno essere utilizzati da chi lavora in smart working
- un bonus fino a 600 euro che copre il 60% della spesa sostenuta dai lavoratori che svolgono il proprio lavoro in smart working per l’acquisto di Pc e altri strumenti informatici.
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