I contribuenti italiani sono soggetti al pagamento di un’ampia varietà di tasse, imposte e balzelli, per un totale di circa un centinaio di incombenze fiscali che ne ammorbano l’esistenza cui l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili ha dedicato le dovute attenzioni al fine di stilare un dettagliato elenco per Labitalia, l’agenzia dedicata al lavoro dell’Adnkronos.

Ciò che balza subito all’occhio, com’era prevedibile, è che in Italia il fisco è un vero e proprio dedalo nel quale non tutti riescono a districarsi agevolmente, e nel corso degli ultimi anni la situazione non ha certo subito delle svolte positive.

Il nuovo governo, sulla falsariga di quanto programmato già da quello precedente guidato da Giuseppe Conte, ha già gettato le basi per rimettere in sesto l’intera struttura con una riforma fiscale all’insegna della semplificazione, e in molti, tra semplici cittadini e ‘addetti ai lavori’ sperano che finalmente si vada nella direzione giusta.

I due principali obiettivi che la riforma fiscale del governo di Mario Draghi si pone sono da una parte come accennato la semplificazione, e dall’altra una maggior equità della pressione fiscale.

Sul tema sono piovuti svariati pareri, tra cui quello dell’Ungdcec, che non solo critica il vasto numero di tributi, che poi comporta generalmente un poco efficiente utilizzo delle risorse da essi derivanti, ma anche l’assenza di aliquote fisse a livello nazionale per molti di questi tributi appunto. Viene portato quindi l’esempio di Imu e Tari, imposte su cui ciascun ente comunale decide in pressoché totale autonomia.

Insomma vi è proprio bisogno di proseguire sulla strada preannunciata, quella della semplificazione che prevede il tanto auspicato snellimento delle procedure burocratiche.

Le troppe tasse creano disagi ai contribuenti e agli intermediari, fa notare Ungdcec, che avverte che un numero troppo alto di adempimenti, calcoli e F24 da disporre comporta tra le altre cose tempi di attesa sempre più lunghi nei vari Centri di Assistenza Fiscale e negli studi privati.

Al centro della riforma fiscale le modifiche all’Irpef

Sulla necessità di intervenire con una decisa semplificazione dell’intero apparato fiscale tutte le forze politiche sono inevitabilmente d’accordo. Tuttavia l’accordo o comunque un buon livello di dialogo, lo vediamo anche nella pianificazione degli interventi.

Pare infatti che i vari partiti al governo siano concordi sulla semplificazione del sistema e su una ristrutturazione dell’Irpef, con particolare attenzione nei riguardi del ceto medio, vale a dire quei contribuenti che hanno un reddito compreso tra i 28 mila ed i 55 mila euro annui.

Poco però è stato deciso, almeno per il momento, per quanto riguarda il da farsi, nel senso che se tutti sono d’accordo sul semplificare riducendo il numero di aliquote Irpef con il principale fine di alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio, è vero però che si sa ancora poco di quel modello che alla fine dovrà sostituire l’attuale. Né si è capito se le tasse regionali e comunali saranno oggetto di modifiche come gli stessi commercialisti auspicano.

La riforma fiscale cancellerà superbollo e microtasse su laurea, intrattenimenti e utenze

Tra le informazioni di cui disponiamo al momento circa il modo in cui verrà strutturata la riforma fiscale cui sta lavorando il governo Draghi, vi è la conferma dell’intenzione di abolire le microtasse, dalle quali l’erario attinge una minima parte del gettito (si parla dello 0,01% circa su base nazionale, e dello 0,1% a livello territoriale).

Le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno confermato che tra i microprelievi che potrebbero essere finalmente aboliti ci sono la tassa di laurea, l’imposta sugli intrattenimenti per locali e sale giochi, il superbollo per le macchine di cilindrata più alta, le tasse di abilitazione alla professione, le addizionali sui canoni per le utenze e la maggiorazione della Tari.

Il Parlamento sembra voler imboccare la strada che porta verso l’istituzione di un nuovo patto tra contribuenti e Fisco, in grado di alleggerire la pressione fiscale sui contribuenti ma soprattutto riducendo il numero di imposte da pagare.

Tra le questioni ancora da risolvere però troviamo il regime forfettario e la flat tax per le partite Iva, senza dimenticare l’incognita sulle aliquote Irpef.

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