Qualcuno potrebbe obiettare che forse non è esattamente il momento più indicato per un giro di vite contro l’evasione fiscale, vista la drammatica situazione economica in cui si trova il Paese, con il crollo dell’occupazione e la chiusura di migliaia di attività a causa della politica di lockdown e restrizioni imposta con l’arrivo del Covid-19.
Eppure pare proprio che l’Agenzia delle Entrate abbia deciso di avviare quasi 100 mila accertamenti proprio con l’intento di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, ma soprattutto allo scopo di recuperare circa 14 miliardi di euro. Ma da dove dovrebbero arrivare queste somme? Pare proprio che nel mirino del fisco ci siano i professionisti e le piccole e medie imprese, in altre parole le categorie più danneggiate dalle chiusure.
E proprio su QuiFinanza leggiamo che il Fisco intenderebbe muoversi con la massima cautela, anche in considerazione della difficile, o più che altro disastrosa, situazione in cui versano i contribuenti. Gli ispettori avrebbero ricevuto indicazioni di cercare i soldi ovunque perché quei 14 miliardi in un modo o nell’altro devono venir fuori, ma “senza infierire troppo”.
Arrivano i controlli del fisco: chi rischia di più?
Pare che il Fisco abbia intenzione di procedere con una selezione mirata degli obiettivi, mettendo sotto la lente d’ingrandimento settori o situazioni ritenute più a rischio evasione. Prima del vero e proprio accertamento quindi si farà un’analisi di rischio per individuare le attività da andare a controllare cercando di ‘beccare’ quelle giuste al primo colpo.
Per rendere possibile un lavoro di precisione come questo si dovrà iniziare passando al setaccio le 161 banche dati a cui ha accesso l’Agenzia delle Entrate, e con l’aiuto degli algoritmi dovrebbe essere teoricamente possibile evitare di andare a tormentare con degli accertamenti del tutto fuori luogo uno dei milioni di onesti lavoratori che pagano le tasse e che nonostante questo da oltre un anno sono stati privati anche dei più basilari diritti a cominciare proprio dal diritto al lavoro.
Particolare attenzione da parte dell’Agenzia delle Entrate sarà dedicata a controllare gli aiuti erogati durante l’emergenza Covid, verificando soprattutto l’effettiva presenza dei requisiti previsti per accedere agli aiuti a fondo perduto. Non solo il recupero dei contributi a fondo perduto eventualmente indebitamente fruiti, ma anche l’indebito utilizzo dei crediti d’imposta in compensazione nel mirino del fisco.
I controlli riguarderanno inoltre i soggetti destinatari di benefici e incentivi fiscali tra i quali in particolare i seguenti crediti agevolativi:
- credito di imposta per ricerca e sviluppo
- credito di imposta per investimenti nel Mezzogiorno
- credito di imposta sisma centro-Italia
- credito di imposta zone economiche speciali
- credito di imposta formazione 4.0
“A partire dal quarto trimestre del 2021 inoltre inizierà l’invio di comunicazioni ai contribuenti per i quali, a seguito della registrazione degli aiuti individuali nel Registro Nazionale aiuti di Stato, per il periodo di imposta 2018, si è riscontrato il superamento dell’ammontare complessivo concedibile in regime de minimis” leggiamo su Qui Finanza.
Partono le lettere di compliance
Nella circolare N. 4/E del 7 maggio 2021 si legge che “al fine di agevolare i contribuenti nel corretto adempimento dei propri obblighi fiscali, riprenderà l’invio delle lettere di compliance dirette a consentire al contribuente di regolarizzare la propria posizione, evitando l’applicazione di sanzioni in misura piena a seguito di successive attività di controllo e accertamento”.
In pratica l’Agenzia delle Entrate inizierà ad inviare ad alcuni contribuenti in particolare delle comunicazioni con cui si indicano le anomalie che sono state rilevate nelle loro dichiarazioni dei redditi. Si può trattare ad esempio di omissioni o infedeltà riscontrate nel confronto tra i dati dichiarati e quelli in possesso delle banche dati dell’Agenzia delle Entrate.
Questo serve per dare la possibilità al contribuente di regolarizzare l’errore o l’omissione attraverso il ravvedimento operoso prima che il fisco invii una notifica di avviso di accertamento. Se invece il destinatario della lettera di compliance ritiene che i dati riportati nella dichiarazione dei redditi sono corretti non dovrà far altro che comunicarlo al’Agenzia delle Entrate inviando eventuali documenti o elementi a sostegno di quanto viene asserito.
Le lettere di compliance vengono inviate a mezzo Pec e nel caso in cui l’indirizzo del ricevente non risulti attivo la spedizione della comunicazione avviene a mezzo posta ordinaria. Sarà anche possibile consultare le lettere di compliance direttamente accedendo al Cassetto fiscale del contribuente.
In piena pandemia l’anno scorso, stando a quanto riportato da Qui Finanza “erano partite oltre 950 mila lettere di compliance” ed entro la fine del 2021 dovrebbero esserne inviate ulteriori 650 mila.
Infine, per quel che riguarda persone fisiche e lavoratori autonomi, l’Agenzia delle Entrate ha già fatto sapere di essere intenzionata a concentrarsi sui movimenti di soldi da e verso altri Paesi al fine di avere una misura del capitale che viene detenuto oltrefrontiera.
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