I lavoratori che perdono il posto di lavoro indipendentemente dalla propria volontà, possono aver diritto all’indennità di disoccupazione Naspi, ma solo se risultano in possesso di determinati requisiti.

Si tratta di un’indennità mensile il cui importo varia in base ad alcuni fattori, che viene erogata per un numero di mensilità che dipende dal numero totale di settimane lavorative svolte nei 4 anni precedenti alla fine del contratto di lavoro.

Per accedere alla Naspi, come accennato, bisogna essere in possesso di alcuni requisiti, ed è proprio su questi requisiti che interviene il decreto Sostegni di Mario Draghi, che di fatto va ad estendere l’indennità ad una platea più ampia.

Cos’è la Naspi e cosa cambia con il decreto Sostegni

I disoccupati che risultano in possesso dei requisiti previsti possono accedere alla Naspi, acronimo che sta per Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego. Il sussidio è stato introdotto dal governo Renzi con il decreto legislativo 22/2015 nell’ambito di una più ampia riorganizzazione della normativa del diritto del lavoro conosciuta come Jobs Act.

Il decreto emanato dal governo di Matteo Renzi andava a sostituire le indennità di disoccupazione fino a quel momento presenti, vale a dire la ASPI e la MiniAspi risalenti alla riforma Fornero del 2012.

Possono ricevere la Naspi solo i lavoratori autonomi che perdono il posto per cause indipendenti dalla loro volontà. Non possono quindi accedere al sussidio i lavoratori autonomi, anche se alcune particolari categorie di liberi professionisti possono fare richiesta per la Naspi ma sono in casi particolari.

Ma quali sono le novità introdotte con il decreto Sostegni del governo Draghi? Una parte dei 32 miliardi di euro stanziati a copertura delle misure previste dal decreto andrà a finanziare l’estensione della platea dei beneficiari della Naspi, includendo circa 139 mila lavoratori in più.

Quello che fa il decreto Sostegni varato dal governo Draghi è modificare in particolare uno dei requisiti di accesso alla Naspi, ma vediamo prima quali sono esattamente i requisiti di cui il lavoratore deve risultare in possesso per poter richiedere l’indennità di disoccupazione introdotta dal governo Renzi.

I requisiti per accedere alla Naspi sono sostanzialmente tre, e sono i seguenti:

  • aver perso il posto di lavoro indipendentemente dalla propria volontà, trovandosi quindi in situazione di disoccupazione involontaria con la cessazione di un rapporto di lavoro subordinato (dipendente o in somministrazione) o con la conclusione di un contratto a tempo determinato o ancora a seguito della conclusione di un contratto a tempo indeterminato
  • aver maturato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti la data alla quale termina l’ultimo rapporto di lavoro ed inizia la condizione di disoccupazione involontaria
  • aver svolto attività lavorativa comprovata per un minimo di trenta giorni effettivi nel corso dell’anno precedente il periodo di disoccupazione

Ed è proprio su quest’ultima condizione che interviene il decreto Sostegni, di fatto cancellandola. Dall’entrata in vigore del decreto emanato dal governo di Mario Draghi non sarà più necessario, per accedere alla disoccupazione Naspi, aver maturato almeno 30 giorni di lavoro nei 12 mesi precedenti all’inizio del periodo di disoccupazione.

Secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze in questo modo la platea dei beneficiari della disoccupazione Naspi saranno circa 139 mila in più. In realtà però non si tratta di una grande novità nella sostanza, perché i lavoratori che hanno maturato meno di 30 giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno prima della disoccupazione avranno comunque diritto ad una indennità di durata piuttosto breve.

Secondo i calcoli del ministero del Tesoro che sono stati riportati all’interno della relazione tecnica, a fronte di una retribuzione media mensile di 910 euro, l’indennità di disoccupazione Naspi dovrebbe attestarsi intorno ad un valore medio di circa 600 euro mensili. Questo vuol dire che per lo Stato la spesa per il 2021 dovrebbe aggirarsi intorno ai 121 milioni di euro.

Si tratta comunque di una modifica a scadenza. Nel decreto Sostegni viene infatti specificato che in ogni caso la modifica cesserà di essere valida il 31 dicembre 2021. Esiste tuttavia la possibilità che dopo questa data il governo decida di prorogare la validità della modifica, altrimenti tornerà in vigore il requisito delle 30 giornate di lavoro nell’anno che precede l’inizio dello stato di disoccupazione.

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