La misura sperimentale di Quota 100 che fu introdotta dal primo governo Conte, quello sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, giunge a scadenza come tutti sappiamo il 31 dicembre 2021, dopodiché non sarà più possibile uscire dal mondo del lavoro a 62 anni di età con 38 anni di contributi, ma si dovranno rispettare i paletti stabiliti dalla legge Fornero.

In questi giorni si parla molto di quali saranno gli interventi che il governo di Mario Draghi prevede di fare nell’ambito del sistema pensionistico, e sebbene di certezze ve ne siano ancora poca, una di queste è la scadenza di Quota 100 che non verrà prorogata.

Con Quota 100 che finisce in soffitta si andrà a verificare il famoso ‘scalone’ di cui tanto si parla, costituito dal fatto che i lavoratori che per pochi giorni non sono riusciti a raggiungere i requisiti per andare in pensione con la misura sperimentale del primo governo Conte si ritrovano a dover aspettare cinque anni.

Una bella ‘fregatura’ per la quale non è ancora chiaro cosa intenda fare il governo guidato dall’ex presidente della BCE, che appare anzitutto incline ad accontentare le richieste che arrivano da Bruxelles, come era ovvio aspettarsi, e meno preoccupato invece di quali siano le esigenze di lavoratori e pensionati specie in una situazione di crisi economica senza precedenti come quella attuale.

Come andare in pensione con Quota 100 anche dopo la scadenza

È davvero possibile andare in pensione con Quota 100 anche se non verrà prorogata oltre il 31 dicembre 2021? In realtà sembra proprio che la legge lo permetta.

Nell’articolo 14 del decreto legge n. 4/2019 convertito nella legge n. 26/2019 viene prevista la possibilità di andare in pensione al raggiungimento dei requisiti previsti da Quota 100, e viene specificato che la misura e le agevolazioni in essa contenute sono da ritenersi valide per il triennio 2019-2021.

Ad andare in pensione con Quota 100 possono quindi essere tutti gli assicurati Inps che abbiano raggiunto i requisiti previsti, ma è sempre nell’articolo 14 che viene anche specificato che il diritto acquisito entro il 31 dicembre 2021 può essere utilizzato anche successivamente a questa data, quindi anche dopo la scadenza della misura sperimentale e in assenza di ulteriori proroghe.

In questo caso quello che viene applicato in sostanza è il principio della cristallizzazione del diritto alla pensione, in base al quale il lavoratore che abbia maturato i requisiti contributivi e anagrafici stabiliti da Quota 100 può decidere di andare in pensione anche successivamente, senza perdere la possibilità di sfruttare la misura sperimentale anche dopo la scadenza.

Ma all’atto pratico come si fa ad andare in pensione con Quota 100 dopo il 31 dicembre 2021? Proviamo a fare un esempio, quello di un lavoratore che raggiunge i 62 anni di età ed i 38 anni di contributi versati alla data del 20 dicembre 2021, quindi 10 giorni prima della scadenza della misura sperimentale per il pensionamento anticipato.

In base ai meccanismi di differimento della pensione, la stessa verrebbe erogata a partire dal 1° aprile 2022, ma il lavoratore potrebbe anche decidere di andare in pensione successivamente, ad esempio l’anno successivo o quello seguente, ottenendo in questo modo un rateo della pensione più conveniente.

Il diritto di andare in pensione con Quota 100 in questo caso si dice che viene cristallizzato, cioè congelato a tutti gli effetti, permettendo al lavoratore di andare in pensione anticipatamente anche se la misura è già scaduta. Al tempo stesso il lavoratore può in questo modo mettere in cassaforte l’assegno, che non rischia di essere ritoccato da eventuali novità riguardanti il meccanismo di calcolo introdotte successivamente.

Cosa succederà allo scadere di Quota 100 per chi non ha maturato ancora i requisiti?

Tutto il discorso fatto fin qui riguarda solo i lavoratori che siano riusciti a maturare i requisiti previsti per l’uscita con Quota 100 entro la data del 31 dicembre 2021, ma cosa succederà a tutti gli altri? Quota 100 di fatto non sarà più un’opzione e si passerà all’attuazione della legge Fornero, che prevede il raggiungimento dei 67 anni di età anagrafica.

Il governo Draghi infatti sembra confermare l’intenzione di assecondare le richieste che arrivano dall’Europa, che non ha mai visto di buon occhio l’introduzione di Quota 100, ed ora si aspetta che si torni al sistema previsto dalla Legge Fornero.

Disattendere tali aspettative dell’esecutivo comunitario tra l’altro potrebbe compromettere il cammino dell’Italia verso il Recovery Fund, e questo offre al governo l’alibi perfetto per accettare il compromesso.

Ad andare in pensione anticipatamente non potranno essere più, dopo la scadenza di Quota 100, tutti i lavoratori in possesso di quei requisiti, ma solo donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti.

Di questa possibilità ne ha parlato anche il capogruppo del Partito Democratico, Graziano Delrio, il quale ha spiegato: “allo scadere di Quota 100 introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 anni di età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi”.

Dal Pd arriva quindi una proposta di una riforma del sistema pensionistico che prevede la possibilità di uscire dal mondo del lavoro in anticipo, ma solo a determinate categorie di lavoratori, cioè le donne e coloro che svolgono lavori usuranti. Le donne peraltro possono già beneficiare dei vantaggi offerti da Opzione Donna, così come esistono altre possibilità di pensionamento anticipato per chi svolge lavori pesanti e per i lavoratori precoci.

Nel caso in cui si decidesse di adottare questo sistema di Quota 92, e quindi si permetta ad alcuni lavoratori di andare in pensione con 30 di contributi, l’importo dell’assegno pensionistico potrebbe risultare ridimensionato, ma naturalmente non si sa né se né quanto perché sul tavolo per il momento ci sono solo ipotesi.

Un’altra ipotesi per esempio è quella dell’introduzione di Quota 102, che sarebbe una specie di Quota 100 leggermente meno vantaggiosa per il lavoratore, ma sarebbe già qualcosa rispetto alle tristi prospettive offerte dalla legge Fornero. In questo caso il lavoratore potrebbe andare in pensione con 38 anni di contributi e 64 anni di età invece di 62.

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