Nel nuovo decreto cui il governo Draghi sta lavorando in questi giorni, quello che sostituirà di fatto il decreto Ristori Quinquies che sarebbe stato emanato dal governo Conte bis a inizio anno, ci saranno diversi interventi il cui scopo dovrebbe essere quello di permettere la ripartenza spingendo verso la ripresa le imprese in difficoltà.

Il lockdown di inizio 2020, unito alle altre restrizioni imposte in chiave anti-Covid, ha causato la più grave crisi economica dal dopoguerra, con conseguenze devastanti per le imprese, per il mondo del lavoro e quindi per le famiglie italiane.

Il governo Draghi, il cosiddetto ‘governo dei migliori’ dovrebbe riuscire nel non facile compito di far ripartire il Paese, cosa che peraltro non sarà possibile finché continuerà ad essere imposta la chiusura di alcune attività, e continueranno ad essere vietati gli spostamenti, cosa che sortisce un effetto deleterio sul turismo e sull’intero indotto.

Ma il nuovo esecutivo, sotto la guida di una persona ‘di alto profilo’ come Mario Draghi, dovrebbe riuscire comunque a raggiungere gli ambiziosi obiettivi che dichiara di perseguire, come quello della ripresa con il rilancio delle imprese e la crescita dei livelli di occupazione che, stando ai dati Istat, sono tutt’altro che rassicuranti.

Nel decreto Sostegno la proroga dei pagamenti per le partite Iva

Dal momento che il decreto Sostegno non è ancora pronto, ma le scadenze per le imprese si fanno sempre più vicine, il ministero del Tesoro ha provveduto ad emettere un comunicato ufficiale nel quale si informano i contribuenti che la normativa è in fase di redazione, e che la stessa prevede una proroga del pagamento delle rate della rottamazione ter delle carelle esattoriali e del saldo e stralcio.

In particolare quindi ci si riferisce alla sesta rata del 2020 e alla prima rata del 2021, che essendo stato emesso un comunicato ufficiale direttamente dal ministero di Economia e Finanza, non potranno essere richieste dall’Agenzia delle Entrate,

Il Comunicato stampa n. 36 del 27/02/2021 recita a tal proposito: “il ministero dell’Economia e delle Finanze comunica che è in corso di redazione il provvedimento che differirà il termine del 1° marzo 2021 per il pagamento delle rate della ‘rottamazione ter’ (articoli 3 e 5 del DL n. 119/2018) e del ‘saldo e stralcio’ (art. 1 commi 190 e 193 della Legge 143/2018)”.

“Il termine riguarda le rate del 2020 ancora non versate a cui si aggiunge la prima rata del 2021 della rottamazione-ter” spiega ancora il comunicato del MEF “il provvedimento entrerà in vigore successivamente al 1° marzo 2021 e i pagamenti, anche se non intervenuti entro tale data, saranno considerati tempestivi purché effettuati nei limiti del differimento che sarà disposto”.

Con il decreto Sostegno cancellazione dei debiti e rottamazione quater

Il comunicato stampa emesso dal Ministero del Tesoro non specifica la durata di validità del differimento, ma alcune ipotesi parlano del mese di giugno come termine ultimo per la riscossione.

Tra le opzioni sul tavolo anche quella della cancellazione dei debiti il cui importo non ecceda la soglia dei 5.000 euro come da mesi viene chiesto dalla Lega di Matteo Salvini. Si parla in questo caso solo dei debiti relativi a cartelle emesse dopo il 2015, il che fa pensare alla prospettiva di una pace fiscale.

Con questo intervento si dovrebbe anche riuscire ad alleggerire il carico di lavoro che grava sull’Agenzia delle Entrate-riscossione, che deve gestire qualcosa come 1.000 miliardi di euro in cartelle fiscali. Molte di queste sono riferite a debiti difficilmente esigibili, cosa che per lo Stato si traduce in spese di gestione inutili.

Per quanto riguarda le cartelle che vanno oltre i 5.000 euro di valore si pensa di andare verso una nuova rottamazione, che sarebbe la rottamazione quater, che permetterebbe ai debitori di saldare quanto dovuto nel giro di due anni, senza chiedere né interessi né sanzioni ma solo il valore nominale della cartella.

Il pagamento delle cartelle dovrebbe comunque avvenire a partire dal mese di giugno 2021, non prima, in modo da far partire in sincrono l’intera macchina del fisco. Anche per questa ragione infatti si ritiene che verranno posticipati i pagamenti della rottamazione ter appunto fino a giugno.

Rottamazione e saldo e stralcio, cosa sono e come funzionano

Con il decreto Sostegno il governo Draghi sembra andare quindi verso una proroga dei pagamenti dei debiti contratti da persone fisiche e persone giuridiche, ma per conoscere i dettagli dell’intervento dovremo naturalmente aspettare la versione definitiva del decreto. Per ora infatti ci basiamo in buona parte sul recente comunicato del ministero del Tesoro.

Si parla quindi di rottamazione e saldo e stralcio, ma cosa sono e come funzionano esattamente? Cominciamo col dire che quando l’Agenzia delle Entrate risulta essere creditore di un tributo, di una imposta o di una tassa che non sono stati pagati, viene emessa una cartella esattoriale.

Nella cartella esattoriale che viene inviata al contribuente titolare del debito sono riportati i dettagli del debito iscritto a ruolo, quali la tipologia dell’imposta non pagata, e naturalmente l’importo comprensivo di interessi legali, sanzioni, spese di notifica.

Cosa succede quindi quando subentra la cosiddetta rottamazione? In pratica succede che lo Stato interviene con una sorta di condono che prevede che l’Agenzia delle Entrate-riscossione incasserà quanto dovuto con un certo ritardo. Il contribuente debitore quindi, in caso di rottamazione, avrà più tempo per pagare la somma, senza pagare né sanzioni né interessi, se non quelli dovuti all’eventuale rateizzazione dell’importo.

La differenza tra la rottamazione ed il saldo e stralcio è che quest’ultimo è dedicato alle persone fisiche. In questo secondo caso infatti si tratta di debiti relativi a tributi quali IMU, bollo auto, multe, TARI, o altre imposte locali.

Potranno beneficiare del saldo e stralcio quei cittadini che versano in condizioni di grave difficoltà economica che deve essere certificata attraverso la presentazione dell’ISEE. Per beneficiare del saldo e stralcio si deve avere infatti un’ISEE che non superi il valore di 20.000 euro.

Il saldo e stralcio è una misura introdotta nel 2019 che prevedeva la possibilità di saldare i debiti contratti tra il 2000 ed il 2017 con l’applicazione di tre aliquote diverse che variavano dal 16% al 36% a seconda del reddito Isee del soggetto debitore.

I bonus per le imprese non saranno elargiti sulla base dei codici Ateco

Si è già parlato del fatto che il governo presieduto da Mario Draghi intende cambiare rotta per quel che riguarda l’erogazione degli aiuti destinati alle imprese, le quali si trovano in difficoltà a causa delle misure restrittive e delle chiusure imposte dal governo nel dichiarato intento di contrastare la diffusione del Coronavirus.

Con il decreto Sostegno infatti l’esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE non elargirà i cosiddetti ristori dell’epoca Conte, ma si parlerà di sostegni e saranno destinati solo alle imprese che risulteranno ‘in grado di ripartire’.

Mentre i ristori del governo Conte venivano indirizzati in modo indiscriminato a tutte le imprese, classificate in base ai codici Ateco, in virtù del principio che in base a quei codici venivano stabilite le chiusure, o le attività risultavano penalizzate dalle limitazioni imposte dal governo, e quindi era sulla base di quei codici che determinate imprese avevano diritto ad essere risarcite ed altre invece no.

Con Draghi il paradigma sembra cambiare, il che significa che il fatto che un’attività sia stata penalizzata dalle restrizioni imposte dal governo non è ritenuto elemento sufficiente a garantire a quella attività un risarcimento qualora si ritenga che la stessa sia destinata comunque a chiudere.

Questa in linea di principio ed in estrema sintesi la differenza tra la linea del governo Conte e quella del governo Draghi. Ma all’atto pratico in che tipo di interventi si tradurrà, ed in che modo verranno aiutate le imprese con il decreto Sostegno cui l’attuale esecutivo sta lavorando in questi giorni?

Non si sa ancora molto di quali requisiti dovranno avere le imprese che potranno beneficiare dei cosiddetti sostegni, ma si sta parlando di istituire un bonus a fondo perduto destinato a tutte le partite IVA con un tetto massimo di 150.000 euro per le aziende con un fatturato che non supera i 5 milioni di euro.

Per richiedere il contributo sarà sufficiente presentare un’autocertificazione con la quale si dichiara il calo del fatturato del 2020 rispetto al fatturato del 2019. Il calo deve risultare pari o superiore al 33%.

L’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva spiegato, a proposito della decisione di erogare gli aiuti alle imprese sulla base dei codici Ateco, che questa soluzione era stata scelta per dare una risposta più rapida possibile in una situazione di emergenza. Soluzione che però lasciava fuori ad esempio le cosiddette aziende filiera.

Con il nuovo sistema non dovrebbe quindi essere preso in considerazione più neppure il confronto di fatturato su base mensile. Si prenderà in esame invece l’intero anno 2020, ed il confronto verrà fatto con il 2019. A beneficiare dei bonus saranno non solo le imprese ma anche gli autonomi e i professionisti con partita IVA.

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