Ora che Mario Draghi ha presentato ufficialmente la squadra di Governo, la quale è già stata approvata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non resta che attendere l’insediamento del nuovo esecutivo per scoprire quali decisioni verranno prese sui vari temi, a cominciare dalla questione del quinto decreto Ristori.

Il governo Conte Bis infatti, per via della crisi di governo provocata da Matteo Renzi per ragioni poco chiare ai più, si è trovato a “lasciare a metà” il decreto Ristori Quinquies all’interno del quale erano state inserite diverse misure volte a sostenere imprese, lavoratori e famiglie nell’ambito della crisi economica causata dalle misure restrittive imposte nel dichiarato tentativo di contenere la diffusione del contagio.

Spetterà quindi al nuovo esecutivo, quello sotto la guida dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, decidere cosa confermare e cosa cambiare all’interno del quinto decreto Ristori.

L’approccio del governo Draghi sarà molto diverso da quello del Conte bis

La prima preoccupazione del nuovo esecutivo dovrebbe essere la ripresa del Paese, ed in tal senso si dovrà intervenire affinché imprese, lavoratori e famiglie, possano uscire dalla più grave crisi economica dall’ultimo dopoguerra.

Una crisi che, è importante sottolinearlo, non è dovuta alla pandemia di Covid-19 in sé e per sé, bensì al modo in cui l’emergenza sanitaria è stata gestita. In Italia infatti, come in molti altri Paesi del mondo e a differenza di altri, sono state imposte delle misure restrittive molto severe che hanno distrutto l’economia senza peraltro raggiungere risultati apprezzabili sotto l’aspetto sanitario.

Questa gestione dell’emergenza ha precipitato il Paese in una situazione drammatica dalla quale, almeno in teoria, dovrebbe tirarci fuori il governo ‘di alto profilo’ guidato da Mario Draghi, ed una delle prime incombenze del nuovo esecutivo sarà il lancio del decreto Ristori 5 appositamente rivisto ed eventualmente modificato.

La linea che il governo Draghi seguirà sarà però piuttosto diversa da quella del Conte bis. Se il governo giallo-rosso aveva puntato molto su sussidi erogati ‘a pioggia’ il governo tecnico-politico di Draghi agirà in modo diverso, limitando gli aiuti alle imprese che hanno delle speranze di salvarsi, e staccando la spina a tutte le altre.

Il primo quesito che è doveroso porsi è: quante di quelle imprese cui non verranno più destinati gli aiuti, in quanto destinate al fallimento, avrebbero invece continuato a lavorare e fatturare se non fosse stato loro imposto di chiudere tra lockdown e Dpcm vari?

Il governo Conte aveva continuato ad elargire aiuti fino a circa 11 miliardi di euro destinati a imprese e lavoratori, senza tener conto di quali imprese sarebbero riuscite a rialzarsi e quali invece no.

Secondo quanto riportato da alcuni media, nel corso del 2020, tanto in Italia quanto in altri Paesi dell’Ue, il numero di procedure di fallimento per bancarotta sono diminuite invece che aumentate. Un dato di cui sicuramente non si può non tener conto, ma l’approccio del governo Draghi sarà in grado di dare una risposta adeguata?

Decreto Ristori 5 e bonus Inps, cosa farà Mario Draghi?

Una delle poche certezze per quel che riguarda il decreto Ristori 5 è quella della proroga delle scadenze fiscali che, stando alle ultime indiscrezioni, slitteranno ancora per andare incontro alle imprese in questa fase ancora delicata della crisi, anche in considerazione del fatto che molte misure restrittive sono tuttora in vigore, e che quindi non è ancora possibile andare verso la ripartenza a pieno regime.

Vi è poi il bonus da 1.000 euro che era stato inserito nel quinto decreto Ristori dal precedente esecutivo, e che il governo Draghi potrebbe confermare. Non è detto però che non verranno apportate delle modifiche, ad esempio circa la platea di beneficiari che difficilmente verrà ulteriormente allargata.

Il bonus Inps da 1.000 euro dovrebbe essere destinato a lavoratori autonomi con partita Iva e a liberi professionisti. Per poter accedere al bonus i potenziali beneficiari devono risultare in possesso di determinati requisiti che potrebbero essere anche confermati così come sono stati previsti dal governo Conte.

Uno dei requisiti riguarda il reddito annuo complessivo che non deve superare la soglia dei 50 mila euro. Inoltre la partita Iva deve risultare aperta da almeno 3 anni, ed il richiedente deve essere in regola con il versamento dei contributi nei tre anni precedenti alla domanda.

Per poter beneficiare del bonus da 1.000 euro il richiedente deve aver registrato nel 2020 un calo del fatturato uguale o superiore al 33% rispetto a quello registrato nel 2019. Restano poi da definire le modalità di erogazione del bonus.

Decreto Ristori 5, cosa succederà a Naspi, RdC e Rem?

Se il governo Conte aveva imboccato con convinzione la strada dei sussidi, il governo Draghi evidentemente imboccherà una strada molto diversa. Come abbiamo già accennato in un altro recente articolo, l’ex presidente della BCE vuole spingere su investimenti mirati in grado di far ripartire l’economia, riducendo il carico sui bilanci pubblici.

La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, a proposito delle misure contenute nel decreto Ristori 5, aveva preannunciato l’arrivo di nuovi aiuti per famiglie e imprese, ma ora qualcosa potrebbe cambiare, e a rischio, anche se non subito, potrebbe essere in particolare il Reddito di Cittadinanza.

Come è facile intuire si tratta ancora solo di ipotesi, ma per il 2021 si potrebbe andare verso un accorpamento di Reddito di Cittadinanza e Reddito di Emergenza, ed il primo dei due potrebbe essere in un secondo momento interessato da ulteriori ritocchi.

Nel frattempo per quel che riguarda la Naspi, nel decreto Ristori 5 potrebbe essere confermata la proroga per ulteriori due mesi per coloro che ne hanno già percepito una o più rate in precedenza.

Anche per quanto riguarda il Reddito di Emergenza si parla di una possibile proroga per ulteriori due mensilità. A tal proposito la ministra Nunzia Catalfo aveva infatti dichiarato: “stiamo lavorando anche sul Reddito di Emergenza, lo confermo, in modo da consentire a quelle famiglie che, a causa della crisi pandemica e della crisi economica non sono riuscite ad accedere al Reddito di Cittadinanza per dei requisiti più ristretti. Dunque, anche per quello ci sarà una proroga”.

In questo caso però, come negli altri, resta da vedere cosa verrà confermato dal governo di Mario Draghi, che potrebbe decidere di stabilire dei requisiti diversi da quelli previsti nella prima versione elaborata dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Il governo Draghi punta su più investimenti e meno sussidi

Come abbiamo accennato in altre occasioni, il governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea seguirà una strategia piuttosto diversa da quella del governo di Giuseppe Conte, puntando più che altro sugli investimenti e riducendo, non sappiamo ancora in quale misura, i sussidi finora generosamente erogati.

Secondo gli osservatori Mario Draghi punterà soprattutto su investimenti ad alto rendimento, e le risorse destinate a finanziare i bonus, come ad esempio i bonus Inps ed altri aiuti economici per le imprese, saranno drasticamente ridotte.

Abbiamo visto che il governo Conte bis ha erogato i bonus sulla base dei codici Ateco in virtù del principio che questi aiuti venivano riconosciuti alle imprese non in base al fatturato, ma in base alle limitazioni imposte dallo stesso esecutivo all’esercizio dell’attività.

Il governo Draghi invece agirà tenendo conto delle prospettive future di ciascuna impresa, cercando di valutare quali imprese sono in grado di rialzarsi e quali invece no. Determinando quindi la ripresa delle prime attraverso lo stanziamento delle risorse necessarie, e la fine delle seconde, ma per avere un’idea più precisa di quali scelte verranno operate si dovrà aspettare che il nuovo esecutivo si metta al lavoro.

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