Ora che anche l’ostacolo del veto che era stato posto da Ungheria e Polonia è stato rimosso, il progetto del Recovery Fund può riprendere il suo cammino e Paesi come l’Italia, che fanno molto affidamento sulle risorse stanziate nel suo ambito, possono tirare un sospiro di sollievo.

Ma l’Italia è pronta ad utilizzare i circa 196 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dall’Ue attraverso il Recovery Fund? Appena un paio di settimane fa era stato dichiarato a chiare lettere che l’Italia non è in ritardo sulla tabella di marcia, e che appunto l’ostacolo era rappresentato dai Paesi dell’est Europa che avevano posto il veto.

Ora però la strada è libera e si può andare avanti, ed il governo guidato da Giuseppe Conte ha già pronta la bozza del Recovery Plan, che traccerà l’agenda per sfruttare al meglio le risorse messe in campo con il Recovery Fund.

È quindi su questa bozza che dobbiamo basarci per capire come verranno investiti questi fondi, ed è proprio da quel documento da 125 pagine che apprendiamo che sono sostanzialmente sei i campi su cui l’esecutivo ha deciso di investire in questo contesto di crisi economica e, non è facile dimenticarlo, di emergenza sanitaria.

Le sei colonne portanti del Recovery Plan

Con le risorse che arriveranno attraverso il Recovery Fund, che per l’Italia significa circa 196 miliardi di euro da spendere per rilanciare il Paese, si potranno fare ‘grandi cose’, ma cosa esattamente? Quello che ogni libero cittadino ha il diritto di domandarsi, specialmente in una situazione così critica sotto ogni aspetto, da quello sanitario a quello economico per non parlare del disastro sociale che stiamo vivendo è: come verranno spese queste risorse?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato qual è l’ambizioso piano dell’esecutivo, che intende rimuovere quegli ostacoli che hanno frenato la crescita del Paese negli ultimi vent’anni, ed ovviamente mira a rilanciare l’economia dopo la crisi provocata dalle misure restrittive che lo stesso esecutivo ha adottato nel tentativo di ridurre la diffusione del Coronavirus.

Ma in che modo si potranno conseguire questi obiettivi? Il governo nella bozza del Recovery Plan indica i sei punti su cui investirà le risorse che arriveranno dall’Unione Europea. Ecco quali sono:

  • Rivoluzione verde e transizione ecologica (74,3 miliardi)
  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (48,7 miliardi)
  • Infrastruttura e mobilità sostenibile (27,7 miliardi)
  • Istruzione e ricerca (19,2 miliardi)
  • Parità di genere, coesione sociale e territoriale (17,1 miliardi)
  • Salute (9 miliardi)

Per la salute solo il 5% delle risorse del Recovery Plan

Quelle che abbiamo appena elencato sono, nell’ordine, le priorità in questo momento secondo l’attuale esecutivo che, evidentemente, non ritiene necessario investire tanto per la sanità quanto invece per la rivoluzione verde o per la digitalizzazione del Paese.

Il primo elemento che salta all’occhio è che le risorse che verranno destinate alla sanità sono soltanto del 5% circa dell’intera somma. Non si direbbe, a giudicare dalle risorse stanziate per i singoli obiettivi, che il sistema sanitario nazionale stia affrontando una grave emergenza di salute pubblica. 

Eppure è stato ripetuto più e più volte che è proprio per via del rischio di sovraccaricare il sistema sanitario che siamo tutti chiamati a rispettare misure restrittive che limitano pesantemente le libertà individuali garantite dalla Costituzione, a cominciare dal diritto al lavoro.

Ma all’atto pratico poi quando si tratta di decidere come investire ingenti risorse, le priorità evidentemente vengono ridefinite. A questo punto ci aspettiamo quantomeno che se le strutture ospedaliere dovessero finire nuovamente in affanno non sia ai cittadini e ai loro ‘assembramenti’ che verrà data la colpa.

Piano nazionale di ripresa e resilienza e Recovery Fund

È attraverso il Recovery Plan che l’esecutivo stabilisce a quali obiettivi destinare le risorse del Recovery Fund. Ci si riferisce al piano del governo giallo-rosso anche con il termine di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

In sostanza quindi Recovery Plan e Pnrr indicano il medesimo concetto, vale a dire una tabella di marcia da seguire nell’ambito dell’utilizzo delle risorse messe in campo con il Recovery Fund. Ma cos’è il Recovery Fund? In estrema sintesi si tratta di un fondo per la ripresa con titoli comuni europei destinati a finanziare il rilancio delle economie dei Paesi più colpiti dall’emergenza Covid-19, tra i quali naturalmente troviamo l’Italia.

In tutto con il Recovery Fund sono stati stanziati 750 miliardi di euro, 390 miliardi dei quali sotto forma di sovvenzioni, ed i restanti 360 miliardi sotto forma di prestiti. Queste risorse economiche verranno reperite attraverso l’emissione di titoli di debito comune dell’Ue.

Ogni Paese che accede a questa linea di credito deve necessariamente preparare un piano di investimenti che dovrà essere presentato all’Unione Europea e da essa approvato entro il mese di aprile 2021. Le risorse del Recovery Fund verranno assegnate al Paese richiedente solo nel caso in cui il parere della Commissione Ue rispetto al piano del Paese in questione sia favorevole.

La priorità del Recovery Plan: rivoluzione verde e transizione ecologica

Qualcuno potrebbe ingenuamente pensare che in questo periodo di emergenza sanitaria che si protrae ormai da quasi un anno, la priorità dell’esecutivo sia potenziare l’intero comparto della salute, ma non è così. Abbiamo visto infatti che dei 196 miliardi solo 9 sono destinati alla salute, mentre la cosa più importante in questo momento è evidentemente la rivoluzione verde.

È questo il primo obiettivo del Recovery Plan, inserito nel piano come priorità assoluta. Alla rivoluzione verde e transizione ecologica saranno destinati qualcosa come 74,3 miliardi di euro, circa 8 volte le risorse che verranno destinate alla salute.

Nell’ambito di questo primo obiettivo si colloca poi uno dei diciassette cluster in cui i sei pilastri del Recovery Plan sono divisi, vale a dire l’Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. A questo ‘sotto-obiettivo’ sono destinati 40,1 miliardi di euro, oltre la metà delle risorse previste per rivoluzione green e transizione ecologica.

Si colloca in questo contesto l’estensione del Superbonus al 110% ed il piano di efficientamento degli edifici pubblici. Proposte queste che non solo avranno un impatto positivo sull’ambiente, ma potrebbero anche dare una spinta al settore immobiliare così duramente colpito dalla crisi economica.

Il piano dell’esecutivo prevede inoltre interventi che dovrebbero migliorare la qualità dell’aria, mitigare il dissesto idrogeologico, garantire una purificazione delle acque, sia dolci che marine, ed istituire un piano per la salvaguardia delle foreste nazionali. Una parte delle risorse verrà anche destinata all’incremento della produzione di energia derivante da fonti rinnovabili.

Il secondo obiettivo del Recovery Plan: la digitalizzazione

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza punta molto sulla digitalizzazione, vero chiodo fisso di questo esecutivo. A questo obiettivo verranno destinati, stando alla bozza del piano, 48,7 miliardi di euro, 35,5 miliardi dei quali saranno destinati al cluster della ‘innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internalizzazione’.

Nel documento leggiamo infatti che “una delle priorità definite dal Recovery Plan in ambito di trasformazione digitale in Italia riguarda lo svecchiamento della Pubblica Amministrazione, con la creazione di un cloud nazionale su cui verranno basati servizi del settore pubblico”.

È inoltre prevista l’istituzione di un “Servizio civile digitale” attraverso il quale si potrà agevolare il processo di digitalizzazione del Paese e al contempo dovrebbero essere creati posti di lavoro per 4.500 giovani.

Nel Recovery Plan infrastrutture e mobilità sostenibile

Il piano del governo passa per lo sviluppo delle infrastrutture, obiettivo cui sono stati destinati 27,7 miliardi di euro. L’esecutivo mira quindi ad incrementare il livello di competitività e di produttività dei porti, ovviamente nel rispetto delle linee guida della green economy.

“Le infrastrutture portuali maggiori, Trento e Genova, le quali sono strategiche per il commercio nell’area del Mediterraneo, e le infrastrutture terrestri connesse a questi porti, verranno quindi riconvertite e potenziate in chiave ecologica e sostenibile” si legge nella bozza del piano.

E sempre restando nel tema della sostenibilità, il governo punta su nuove forme i mobilità locale, anche attraverso lo svecchiamento dei collegamenti ferroviari con l’estensione dell’Alta Velocità anche al Sud del Paese.

I fondi per la scuola nel Recovery Plan

Il Recovery Plan presenta al quarto posto tra le sue priorità anche l’istruzione. Nello specifico si parla di potenziare il comparto anche attraverso un rinnovamento del sistema di selezione del personale che dovrebbe passare per una modifica sostanziale del sistema dei concorsi ritenuto ormai obsoleto. I concorsi infatti dovrebbero in futuro venire integrati con un periodo di pratica e di formazione obbligatoria per accedere all’insegnamento di ruolo.

Dei 19,2 miliardi di euro che verranno destinati ad istruzione e ricerca, 10,1 miliardi saranno indirizzati direttamente al potenziamento della didattica e al diritto di studio. Si mira a ridurre il tasso di abbandono scolastico anche in considerazione del fatto che oggi l’Italia ha una delle percentuali di laureati più basse tra tutti i Paesi Ocse.

Recovery Plan: l’obiettivo della parità di genere

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva accennato a questo obiettivo già alcuni mesi fa. In quella occasione aveva preso l’impegno di inserire nell’agenda dell’esecutivo la questione delle difficoltà affrontate dalle madri lavoratrici in epoca Covid.

Su questo quinto punto del Recovery Plan l’esecutivo intende investire circa 17,1 miliardi di euro, mentre solo 4,2 miliardi verranno destinati alla questione della parità di genere. Importanza centrale invece occuperà la questione dell’occupazione femminile cui il governo Conte dedicherà gran parte della restante parte delle risorse.

Il piano prevede di promuovere l’occupazione femminile approntando anche un tentativo di favorire l’accesso ai servizi per la prima infanzia. In questo modo le donne con figli potranno lavorare invece di occuparsi dei propri figli, compito che evidentemente si ritiene necessaio delegare ad altre figure che dovranno rimpiazzare il più possibile la figura materna.

Infine un terzo cluster individuato nel quinto obiettivo del Recovery Plan è quello della disoccupazione giovanile, problema al quale verranno destinati 3,2 miliardi di euro dei 17,1 complessivi.

Recovery Plan: alla sanità solo 9 miliardi di euro

Non è evidentemente una delle priorità di questo esecutivo il potenziamento del sistema sanitario. Difficile non esprimere qualche perplessità in merito alla decisione di destinare solo 9 miliardi su 196 al potenziamento della sanità in piena emergenza sanitaria.

Si è parlato fino alla noia dell’importanza chiave del numero di posti letto nelle terapie intensive, di quanto i pronto soccorso siano presi d’assalto, e di quante difficoltà stiano incontrando tutti gli operatori sanitari nel gestire una situazione che viene definita ancora oggi di piena emergenza.

Situazioni pressoché identiche peraltro si erano verificate in occasione dei picchi annuali di influenza stagionale, come si evince facilmente visionando vecchi servizi di vari Tg nazionali andati in onda negli anni addietro. D’altra parte non è un segreto che la sanità italiana non può contare su un numero adeguatamente alto di posti letto, eppure nel Recovery Plan non trova grande spazio.

Sono 9 miliardi di euro che il governo intende destinare alla macro-area della salute nell’ambito del Recovery Plan, 4,8 miliardi dei quali saranno assegnati all’assistenza di prossimità e alla telemedicina. Nella bozza del piano si legge che rappresenta un problema di una certa importanza quello dell’invecchiamento della popolazione.

Un processo che richiede un potenziamento della sanità in questa prospettiva specifica, che dovrebbe permettere di fronteggiare adeguatamente le necessità riabilitative della fascia più anziana della popolazione.

Restano poco più di 4 miliardi di euro nella macroarea della salute, e verranno destinati alla trasformazione digitale dell’assistenza sanitaria. E qui si torna su argomenti già trattati, perché anche nell’ambito sanitario il governo intende muoversi verso una svolta green ed ecologica.

“Sono stati inoltre pianificati il potenziamento delle attività formative specifiche per il personale sanitario, lo svecchiamento delle apparecchiature tecnologiche ormai obsolete, un aumento dei posti letto ospedalieri: verranno cioè affrontate e risolte le criticità messe in evidenza dalla dura realtà rappresentata dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia” si legge nel testo del piano nazionale di ripresa e resilienza.

Infine una parte del budget sarà destinato alle attività di ricerca scientifica legate appunto alla sanità.

Il ruolo dei supermanager nel Recovery Plan

Dei supermanager si parla nella stessa bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza, e viene chiarito qual è il loro ruolo nell’ambito della gestione delle risorse messe in campo dall’Ue con il Recovery Fund.

Saranno infatti i cosiddetti ‘supermanager’ ad adoperarsi per individuare le soluzioni migliori per superare eventuali ostacoli nell’ambito della messa in atto del piano di riforme.

Non è stato ancora fatto un numero per quel che riguarda i ‘supermanager’ che dovranno farsi carco di queste responsabilità, ma in base ai colloqui intercorsi nei giorni scorsi potrebbero essere sei.

A vigilare sull’attazione del Recovery Plan sarà chiamata anche la Corte dei Conti, che dovrà segnalare ed eventualmente risolvere le difformità che potrebbero essere rilevate.

Quale sarà il risultato in termini di PIL che si prevede di riuscire ad ottenere con l’attuazione del recovery Plan? “Il Governo auspica un aumento del PIL dello 0,9 per cento nel 2021 ed un aumento totale di 2,3 punti percentuale entro il 2026″ si legge nel piano.

Il Recovery Plan e la revisione del sistema di tassazione

Nella bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza si prevede anche di revisionare il sistema della tassazione prima di tutto attraverso una riforma dell’Irpef ed una riduzione della pressione fiscale sui ceti medi che sono attualmente la fascia di popolazione più penalizzata dal punto di vista della tassazione in proporzione ai redditi.

Non ci saranno solo vantaggi per i cittadini italiani con l’avvio del Recovery Plan, infatti è proprio questa una delle obiezioni che sono state mosse al piano. Quello che si teme è che possano essere introdotte nuove tasse necessarie per sostenere le riforme previste dal piano.

Nel 2020 potrebbe tra le altre cose arrivare una tassa sui prodotti in plastica non riciclabile, inoltre si è parlato molto della possibile introduzione della carbon tax e della cosiddetta digital tax.

Nella bozza del piano si legge: “ci saranno probabili novità in ambito della riforma delle pensioni e del tanto discusso reddito di cittadinanza: quest’ultimo è stato spesso aspramente criticato dagli Stati membri dell’Ue, e dunque una sua soppressione potrebbe essere decisiva per poter garantire all’Italia il parere positivo in merito al piano di ripresa e resilienza.

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