Con il Consiglio europeo di dicembre la situazione sembra essersi finalmente sbloccata, infatti il veto che era stato posto sul Recovery Fund da Ungheria e Polonia è venuto meno ed ora la strada è, se non proprio spianata, quantomeno libera da ostacoli.
Ed è per questo che diventa a maggior ragione importante capire cos’è e come funziona il Recovery Fund. L’Italia dovrebbe infatti avere a breve accesso alle risorse messe in campo dall’Ue attraverso il Recovery Fund di cui tanto si è parlato da mesi a questa parte.
Quindi cerchiamo di capire di cosa si tratta esattamente, in che modo questo strumento dovrebbe aiutare l’intera Ue a venir fuori dalla più grave crisi economica dal dopoguerra. Per farvi fronte infatti l’Ue ha compreso che occorre adottare soluzioni condivise, ed è qui che entra in gioco appunto il Recovery Fund.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in più occasioni ha definito questo strumento come una svolta epocale per l’Unione Europea e per il suo rafforzamento come entità comunitaria.
Bisogna però ricordare che il Recovery Fund ha avuto una nascita travagliata, ed il veto posto di recente da Polonia e Ungheria non è certo il primo ostacolo che si è presentato sul percorso.
Definire tutti i termini di attivazione del Recovery Fund non è stata impresa da poco, ma alla fine l’accordo tra i 27 Stati membri arrivò in piena estate, per poi arenarsi per un po’ di fronte al veto di Ungheria e Polonia.
Per i due Paesi dell’est il meccanismo di elargizione delle risorse doveva essere rivisto, ne contestavano in particolare il fatto che fosse legato al rispetto dello stato di diritto.
Inutile dire che il veto di Polonia e Ungheria aveva allarmato gli altri Paesi membri, in particolare quelli che sulle risorse messe in campo con il Recovery Fund contano molto, tra cui l’Italia appunto. Sono stati quindi riattivati tutti i canali di negoziazione e alla fine con il Consiglio Europeo del 10 dicembre si è giunti ad un’intesa che ha prodotto come risultato il ritiro del veto dei due Paesi contrari.
È stato quindi approvato il budget dell’Ue e con esso anche le risorse aggiuntive che saranno destinate al fondo per la ripresa.
Quindi cos’è il Recovery Fund? Possiamo definirlo come un mezzo per sostenere l’economia dell’Unione Europea e quella dei singoli Paesi membri che hanno subito i più pesanti danni economici a causa delle misure di contenimento imposte dai rispettivi governi nazionali, e chiaramente l’Italia è in cima alla classifica.
Cos’è esattamente e come nasce il Recovery Fund?
Letteralmente Recovey Fund significa Fondo di Recupero, ed è lo strumento che il governo italiano ha più volte richiesto per sostenere la ripresa economica del Paese nell’ambito della crisi provocata dalle severe misure restrittive imposte dallo stesso esecutivo nel tentativo di frenare la diffusione del contagio da Covid-19.
Non è un segreto che a subiro ingenti danni economici non sia stata solo l’Italia ma anche gli altri Paesi dell’Ue, con rare eccezioni tra cui la Svezia che appunto non solo non ha imposto alcun lockdown evitando di stroncare l’economia nazionale, ma ha anche ottenuto risultati eccellenti in ambito di contenimento del contagio tant’è che non si è trovata ad affrontare alcuna seconda ondata.
Più o meno tutti gli altri Paesi europei però hanno scelto altre strade, e stanno per questo affrontando importanti flessioni del PIL. Per venir fuori da una crisi economica senza precedenti l’Ue ha quindi tentato di mettere in campo una strategia condivisa, ma si sono subito palesati non pochi ostacoli.
Ad opporsi al progetto del Recovery Fund sono stati sin dall’inizio i cosiddetti Paesi frugali, vale a dire Austria e Olanda in primis. Sono scaturiti dibattiti nei quali si affrontavano anche altri temi, come quello del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) e degli eurobond.
L’idea di una mutualizzazione del debito però non piaceva affatto ad alcuni Paesi dell’Europa del nord, mentre chiaramente i Paesi meridionali come Italia e Spagna in particolare erano assolutamente favorevoli.
Una prima proposta sul Recovery Fund è arrivata un po’ a sorpresa da Francia e Germania, che hanno pensato ad un fondo di recupero che si basasse esclusivamente su concessioni di denaro a fondo perduto.
Poco dopo è arrivato il progetto di Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, seguito a breve dal progetto della Commissione Europea nel quale sono stati inseriti finanziamenti e concessioni a fondo perduto. Poi con l’arrivo dell’estate è stata presentata anche la proposta di Charles Michel.
Le proposte sono state tutte discusse dal Consiglio Ue a luglio, e dopo non poche giornate di difficili trattative si è giunti a definire un accordo condiviso dai 27 Paesi membri. Sono state così gettate le basi del Recovery Fund, ma ben presto si è presentato il primo ostacolo, legato alle questione della condizionalità nell’erogazione delle risorse.
In particolare si chiedeva ai Paesi beneficiari dei fondi europei di dimostrare di rispettare lo Stato di diritto, ed i basilari principi di democrazia nel loro operato. Ed è qui che Polonia ed Ungheria hanno iniziato a scontrarsi su posizioni distanti da quelle dell’esecutivo comunitario.
Il compromesso è arrivato solo dopo l’incontro del 10 dicembre del Consiglio Ue, e questo ha permesso di sbloccare il Recovery Fund. Non è stata toccata la norma che impone il rispetto dello stato di diritto, ma al contempo la Commissione Ue si è impegnata ad elaborare linee guida chiare sulla sua interpretazione e con la possibilità di convocare la Corte di Giustizia Europea sulla sua validità.
È stato possibile in questo modo giungere ad un compromesso che permette all’Ue di non rinunciare al tema del rispetto dei diritti.
Qual è il funzionamento del Recovery Fund?
Abbiamo visto cos’è e come è nato il Recovery Fund, ma come funziona esattamente? Abbiamo accennato al fatto che all’origine del fondo vi è una proposta francese che suggeriva l’emissione di cosiddetti Recovery Bond con garanzia nel bilancio dell’Ue.
Si sarebbe trattato, e di fatto si tratta, del primo caso di mutualizzazione del debito, anche se si tratta di una condivisione del rischio proiettata verso il futuro, ma il discorso non si estende al debito passato. I titoli di debito quindi sono al cento della questione, ma con questa importante precisazione tutt’altro che trascurabile.
Per finanziare il Recovery Fund l’Ue raccoglie liquidità attraverso l’emissione dei cosiddetti Recovery Bond, ma quindi come funziona? Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato che per definire il Recovery Fund possiamo dire che si tratta di “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”.
Quanto al suo esatto funzionamento però si è dovuto attendere l’esito del Consiglio europeo che si è tenuto a luglio, nel corso del quale si è giunti a determinare che con il Recovery Fund sarebbero stati messi in campo i famosi 750 miliardi di euro, divisi tra 390 miliardi di euro di sovvenzioni, e 360 miliardi di prestiti.
Per finanziare il fondo verranno emessi titoli di debito garantito dall’Ue, ma i soldi non arriveranno concretamente prima del primo trimestre 2021.
Il passo successivo deve essere compiuto da ciascun Paese, che preparerà dettagliati piani di spesa nazionali nei quali definiranno progetti di riforme e investimenti da mettere in campo con le risorse del Recovery Fund. In Italia in particolare il governo Conte sta lavorando appunto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche conosciuto con l’acronimo Pnrr.
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