Abbiamo visto proprio in questi giorni che alcuni parlamentari di centro sinistra hanno presentato un emendamento alla Legge di Bilancio 2021, nel quale si introduce di fatto la tanto temuta tassa patrimoniale.

Appena un paio di giorni fa abbiamo quindi dato un’occhiata alla proposta di legge, soffermandoci in particolare sulle percentuali che indicheranno la misura di questa nuova tassa, che come abbiamo visto non riguarderà solo i beni immobili ma anche il conto corrente, nonché i beni detenuti all’estero.

Introdurre una tassa patrimoniale proprio in questo momento non può che scatenare critiche ancor più forti di quelle che sarebbero piovute sulla proposta in un contesto di ‘normalità’.

Il primo punto da chiarire quindi, nell’approfondire i vari aspetti che riguardano la proposta di tassa patrimoniale dei deputati Matteo Orfini del Pd e Nicola Fratoianni di LeU, è che si tratta, o almeno dovrebbe trattarsi, di una patrimoniale che non colpirà tutti i cittadini italiani in maniera indiscriminata, ma dovrebbe invece interessare solo i patrimoni che superano la soglia dei 500 mila euro.

In secondo luogo, l’introduzione di una tassa patrimoniale strutturata in questo modo dovrebbe permettere l’abolizione dell’Imu anche sulla seconda casa. Ma anche questo è da vedere, perché dipende dal valore complessivo del patrimonio del contribuente, che per essere esentato dal pagamento non deve superare i 500 mila euro.

Una tassa patrimoniale che dovrebbe colpire solo le grandi ricchezze

Con l’introduzione di una tassa patrimoniale strutturata come da emendamento presentato dai due parlamentari di Pd e LeU, non solo sarebbe possibile abolire l’Imu, ma anche l’imposta di bollo sul conto corrente e deposito titoli.

Per alcuni contribuenti quindi questa tassa patrimoniale potrebbe persino rappresentare uno sgravio, e dovrebbe trattarsi della fascia di popolazione meno abbiente. I patrimoni ad essere toccati sarebbero in questo caso quelli che superano il valore complessivo dei 500 mila euro, a differenza di quanto accaduto nel 1992 con la patrimoniale introdotta dall’allora Governo Amato.

Sono passati ormai 30 anni da quella patrimoniale, eppure difficilmente chi si è visto alleggerire il conto in banca dimenticherà quel prelievo forzoso dello 0,6% su tutti i depositi. A consentirlo fu il decreto legge 11 luglio 1992, n. 333, recante “misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica”.

Nel suddetto decreto si leggeva quanto segue: “è istituita una imposta straordinaria sull’ammontare dei depositi bancari, postali e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine, conti correnti, depositi a risparmio e a termine, certificati di deposito, libretti e buoni fruttiferi, da chiunque detenuti”.

Stiamo parlando quindi di una tassa patrimoniale che va in una direzione completamente diversa. In questo caso non si tratta infatti di un prelievo forzoso indiscriminato, ma di una imposta che non solo interessa solo i patrimoni superiori a 500 mila euro, ma prevede anche diversi scaglioni che vanno dallo 0,2% al 2%.

La proposta di Orfini e Fratoianni è articolata su un impegno all’abolizione di alcune tasse come l’Imu e l’imposta di bollo sui depositi titoli. Il prelievo sui patrimoni di valore compreso tra 500 mila e 1 milione di euro sarà dello 0,2%, ma nel caso di patrimoni dai 50 milioni di euro in su si arriva al 2%.

A partire dal 2021 poi dovrebbe scattare un’aliquota del 3% per i patrimoni che superano il valore di 1 miliardo di euro. Saranno colpiti dalla nuova tassa patrimoniale anche i patrimoni all’estero che producono redditi in Italia, che potrebbero subire una multa dal 3 al 15% in caso di mancata dichiarazione.

Chi è favorevole e chi è contrario alla tassa patrimoniale

Non è difficile immaginare che a molti Italiani l’arrivo di una tassa patrimoniale non farà piacere, perché va a toccare le ricchezze prodotte e personali. Sappiamo però che questo è ciò che accade in sostanza con qualsiasi altra tassa che in maniera più o meno frequente ci troviamo a pagare.

La tassa patrimoniale però è diversa, perché in realtà si tratta di una doppia imposizione dal momento che tutti gli strumenti finanziari sono sempre tassati o alla fonte o sui capital gain.

Ed anche il mondo politico si spacca su un tema come quello della tassa patrimoniale, con i vertici dello stesso Partito Democratico che non esitano a prendere le distanze dall’emendamento che ha come primo firmatario proprio un loro parlamentare, Orfini appunto.

“L’emendamento alla manovra è il frutto di un’iniziativa libera e individuale di alcuni deputati del Pd che però non impegna il gruppo” hanno infatti spiegato fondi Dem dalla Camera dei Deputati.

Il portavoce di Sinistra Italiana, Nicola Frantoianni, ha definito la nuova tassa patrimoniale come una misura di “buonsenso” ed ha aggiunto: “non è certo una rapina a mano armata nei risparmi degli Italiani”. Una proposta che secondo alcuni esponenti del centro sinistra è da ritenersi persino moderata nel complesso, almeno stando a quanto ha affermato Frantoianni.

“Se fosse spiegata per le strade la stragrande maggioranza dei cittadini scoprirebbe che le conviene” ha detto ancora Frantoianni, ed ha poi concluso che si tratterebbe solo di chiedere ad una piccola porzione dei cittadini “di pagare qualcosina in più, non mi pare una bestemmia”.

Contrari alla tassa patrimoniale sono anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che da sempre si professano oppositori di questo genere di iniziative. Un commento è arrivato proprio da Luigi Di Maio, che ha dichiarato quanto segue:

“Ok liberare gli Italiani delle piccole tasse, dei cavilli e della burocrazia, è una proposta che il M5s sposa da anni, ma nessuna patrimoniale. Sarebbe folle in un momento di crisi come questo, in cui le nostre imprese hanno bisogno di ossigeno e le famiglie di lavoro, introdurre qualsiasi tipo di patrimoniale. Il M5s è sempre stato contrario e continuerà ad esserlo“.

Ma l’idea di introdurre una tassa patrimoniale, ancorché volta a colpire solo i patrimoni al di sopra dei 500 mila euro, non piace nemmeno alle forze di centro destra, con Antonio Tajani che parla dell’ennesima prova di come i partiti che compongono la maggioranza non siano propensi ad avere un dialogo con i partiti di opposizione.

“Hanno tirato giù la maschera. La sinistra al governo vuole introdurre nella manovra una nuova patrimoniale” ha commentato Tajani “ecco perché siamo alternativi a questa maggioranza, ecco perché noi di Forza Italia non potremmo mai farne parte”.

Sarebbe una sorta di ‘seconda patrimoniale’ ed ecco perché

Oggi i contribuenti italiani sono già tenuti a pagare un certo numero di tasse, e tra queste vi è anche una tassazione sul patrimonio, come l’Imu su ogni altra. La tassa sulla casa che non risulta essere prima casa è infatti a tutti gli effetti una tassa patrimoniale che gli Italiani puntualmente si trovano a dover pagare.

Se ad esempio si riceve un appartamento in eredità o donazione, nel caso in cui non diventi prima casa si dovrà pagare l’Imu su quell’immobile, con aliquote, riduzioni ed altre agevolazioni che variano da città a città, trattandosi di una imposta locale.

Una patrimoniale grava oggi anche sul risparmio depositato presso conto titoli e depositi bancari o postali. In questo caso si tratta di un’imposta pari allo 0,2% del patrimonio, da un minimo di 34,20 euro ad un massimo di 1.200 euro da cui sono però esclusi i fondi pensione e quelli sanitari.

Stiamo parlando di una tassa che va ad aggiungersi alle imposte già pagate sui vari strumenti finanziari, come quella del 12,5% rappresentata dall’imposta sostitutiva sulle cedole dei titoli di Stato o obbligazioni governative e sulle plusvalenze generate in caso di vendita del titolo prima della scadenza ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto.

Sugli altri titoli invece l’imposta sarà del 26%, come nel caso delle plusvalenze o capital gain generate attraverso la vendita di quote di azioni, ETF o fondi comuni.

A partire dal 2014 abbiamo poi avuto l’eliminazione dell’imposta minima dell’importo di 34,20 euro per tutti i soggetti titolari di un conto deposito o di un conto deposito titoli di valore inferiore ai 17.100 euro.

Abbiamo poi un’altra ‘patrimoniale’ che è quella legata alla successione. Non è prevista nessuna imposta per patrimoni fino a 1 milione di euro per coniugi e parenti in linea retta, ma per i patrimoni che superano questa soglia l’importa raggiunge il 4%, percentuale che comunque varia a seconda delle altre relazioni di parentela e degli altri patrimoni.

La questione delle pensioni d’oro

Il tema della tassa patrimoniale richiama riflessioni che riguardano inevitabilmente la sforbiciata sulle pensioni d’oro che la Corte Costituzionale ha ritenuto legittima. Infatti la Consulta è intervenuta sul tempo del prelievo che è stato abbassato da 5 a 3 anni coerentemente con le misure di contenimento della spesa previdenziale che sono state disposte con la Legge di Bilancio 2019.

La Consulta ha stabilito che è legittimo il prelievo sulle pensioni d’oro che eccedono i 100 mila euro, ed in questo caso se vogliamo possiamo ancora una volta parlare di una sorta di patrimoniale.

Le aliquote in cui si applica sono anche qui diverse a seconda dell’importo della pensione: si parla di un prelievo del 15% sulla parte eccedente i 100 mila euro fino a 130 mila euro, che diventa il 25% sempre sulla parte eccedente i 100 mila euro da 130 mila a 200 mila euro.

Per le pensioni d’oro da 200 mila a 350 mila euro il prelievo sarà del 30%, mentre per quelle dai 350 mila ai 500 mila euro sarà del 35%, e per quelle che eccedono i 500 mila euro si arriva al 40%.

Per fare un esempio, se un cittadino percepisce un reddito previdenziale di 350 mila euro lorde l’anno, il prelievo sarà di 122.500 euro in un anno, per un totale di 367.500 euro in tre anni.

Una patrimoniale solo per patrimoni oltre 1,5 milioni di euro

Alcuni deputati di LeU e Pd hanno anche proposto una tassa patrimoniale per i patrimoni che superano 1,5 milioni di euro, ma la proposta è stata cassata a gran voce sia dalla maggioranza che dall’opposizione.

I deputati di Pd e LeU però non si sono dati per vinti, e al no hanno risposto con una controproposta: un contributo di solidarietà per chi ha una ricchezza superiore a 1,5 milioni di euro esclusa l’abitazione principale.

In questo caso si tratterebbe di un prelievo dell’1% ed il gettito così prodotto andrebbe a finanziare le politiche sociali messe in campo dall’esecutivo nell’ambito della crisi economica causata dalle misure di contenimento adottate.

Arriva la tassa patrimoniale, come funziona e come difendersi

Del rischio di una tassa patrimoniale si era parlato in più e più occasioni sin dai tempi del primo lockdown, ipotesi che però le forze che compongono la maggioranza hanno continuato ad escludere categoricamente

Ora però siamo davanti ad un emendamento alla Legge di Bilancio 2021 presentato da alcuni deputati del Pd e di LeU, ed è legittimo chiedersi in che direzione sia intenzionato a muoversi l’esecutivo.

Se la direzione sarà quella indicata da questa proposta di legge, verrà introdotta una tassa patrimoniale che interesserò principalmente gli immobili, ma al tempo stesso anche i patrimoni finanziari. Inoltre, per la prima volta, ad essere colpiti saranno anche i beni detenuti all’estero.

In sintesi questa bozza di tassa patrimoniale si basa su questi due interventi:

  • un prelievo dello 0,2% sui beni immobili e finanziari, in Italia e all’estero, complessivamente suoperiori a 500 mila euro fino a 1 milione di euro
  • un prelievo superiore allo 0,2%, con incremento progressivo fino al 2% o al 3% dei beni specificati sopra che superino il valore di 1 milione di euro.

Per quanto riguarda gli immobili, uno degli aspetti indubbiamente più interessanti riguarda il fatto che questa tassa patrimoniale potrebbe di fatto sostituirsi all’Imu, con l’abolizione di quest’ultima.

Ma cosa succederebbe esattamente? Da una parte non verrà applicato alcun prelievo sulle seconde case laddove il patrimonio complessivo non superi la soglia dei 500 mila euro, ma dall’altra il prelievo andrà ad interessare anche le prime case, diversamente dall’attuale Imu per la quale le prime case sono esentate.

La misura però andrà a colpire anche eventuali immobili detenuti all’estero, come ad esempio quelli di quei cittadini italiani in pensione che si sono trasferiti in Paesi in cui il fisco è più clemente e che in quei Paesi hanno acquistato un immobile.

Non è ancora chiaro se il valore di questi immobili sarà calcolato sulla base del loro valore catastale oppure se sul valore di mercato, o ancora se si terrà conto del valore indicato nel contratto di acquisto. Per gli immobili all’estero si ritiene molto probabile che il valore sia proprio quello scritto nel contratto di acquisto, ma per quelli in Italia ancora non si sa.

Per quanto riguarda invece gli asset finanziari, la patrimoniale probabilmente colpirà solo la liquidità, ma non i risparmi investiti in titoli. In questo modo il governo sembra voler spingere i risparmiatori ad investire il proprio denaro liquido in titoli invece di tenerlo semplicemente sul proprio conto corrente.

Circa i beni detenuti all’estero, questa patrimoniale non fa altro che confermare che avere dei beni all’estero ma senza aver spostato la propria residenza via dall’Italia ci espone a questo genere di provvedimenti. Il modo per evitare di pagare qualsiasi tassa o patrimoniale italiana resta quello di spostare la propria residenza personale all’estero. Dopodiché non resta che valutare, con la consulenza di un buon commercialista, se e come spostare anche i propri beni o la propria attività.

Nuova tassa patrimoniale e Imu a confronto

Per capire se pagheremo di più con la nuova tassa patrimoniale (che non sarà una tantum ma avrà cadenza annuale) o con l’attuale Imu, bisogna fare alcuni calcoli, che naturalmente per chi ha grossi patrimoni mobili e immobili necessitano del supporto di un bravo commercialista.

Possiamo però fare un esempio semplice prendendo un cittadino che abita in una casa di proprietà del valore di 300 mila euro che abbia in banca ragionevolmente 200 mila euro, e che magari sia anche proprietario di una seconda casa per le vacanze del valore di 100 mila euro. 

Se i 200 mila euro che sono in banca non sono investiti in titoli, il contribuente si troverà ad aver raggiunto la soglia dei 500 mila euro, e quindi sarà interessato da un prelievo dello 0,2% sul valore complessivo, per un totale di circa 1.000 euro l’anno.

Ma quanto avrebbe pagato senza la patrimoniale? Avrebbe dovuto pagare l’Imu sulla seconda casa, mentre sulla prima non avrebbe pagato alcunché. Ipotizziamo per la seconda casa una rendita catastale di 10.000 euro, per cui il suo proprietario sarebbe tenuto a pagare 1.300 euro l’anno di Imu.

In questo caso, come abbiamo visto, la nuova tassa patrimoniale permetterebbe addirittura un risparmio rispetto all’attuale carico fiscale determinato dall’Imu sulla seconda casa. Ecco perché è necessario prendere caso per caso per capire se ci sarà un miglioramento o un peggioramento con l’eventuale introduzione di questa nuova tassa patrimoniale.

Ci sarà una nuova tassa patrimoniale con prelievo dal conto corrente?

Della possibilità che venga alla fine introdotta la tanto temuta tassa patrimoniale, non necessariamente strutturata come da emendamento presentato dai deputati di Pd e Leu, che alla fine non è passato per mancanza di coperture, si continua a parlare ormai da tempo.

Il sospetto che il governo possa decidere di muoversi in quella direzione è sorto nel momento in cui si sono toccati con mano i primi disastrosi effetti del lockdown sull’economia del Paese, e si tratta di un sospetto che fino ad oggi non solo non è stato fugato, ma è stato addirittura alimentato da più dichiarazioni.

E se da una parte delle forze politiche che compongono la maggioranza arrivano delle rassicurazioni poco credibili sul fatto che non ci sarà alcuna tassa patrimoniale, dall’altra ve ne sono alcune tutt’altro che rassicuranti, che non possono che indurre a ritenere che una tassa patrimoniale verrà introdotta eccome, e che prevedrà anche un prelievo dal conto corrente dei risparmiatori, anche se naturalmente di certo non vi è ancora nulla.

Ma siccome ai risparmiatori questo genere di sorprese non è affatto gradito, proviamo a capire cosa stiamo rischiando effettivamente e cosa è accaduto negli ultimi giorni nell’ambito del dibattito politico sul tema.

Il piccolo tesoretto degli Italiani è a rischio?

Notiamo ultimamente che i risparmi degli Italiani sono sempre più a rischio, e non solo perché finiscono per essere inevitabilmente intaccati da tutti coloro che hanno subito i più pesanti danni economici per via delle misure di contenimento imposte coi vari Dpcm, ma anche perché l’ipotesi di una tassa patrimoniale con prelievo forzoso dai conti correnti non è mai stata veramente esclusa.

A maggio era stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a proferire parole inquietanti sull’argomento, quando parò del “tanto risparmio privato” che “è uno dei punti di forza” necessari per superare la crisi epidemiologica.

Se qualcuno si è sentito rassicurato da quelle parole, probabilmente non ha colto il rovescio della medaglia, e cioè il sottinteso che è proprio sul risparmio degli Italiani che l’esecutivo conta per far fronte agli enormi esborsi che sta sostenendo per mettere in campo le varie misure a sostegno del reddito di famiglie, lavoratori e imprese.

A maggio, quindi sette mesi fa, l’ABI certificava 1.600 miliardi di euro depositati sui conti correnti italiani al marzo 2020, per un incremento di circa 75 miliardi di euro nel giro di un anno. I dati dell’ABI aggiornati indicano che ora siamo intorno ai 1.682 miliardi di euro, un incremento di 125 miliardi rispetto al 2019, cifre che stanno spingendo il patrimonio liquido privato oltre la soglia del PIL che a fine 2019 si attestava intorno a 1.787 miliardi di euro.

L’incremento del risparmio privato è in gran parte il risultato inevitabile di una situazione di profonda incertezza quale quella in cui ci troviamo a causa dell’emergenza sanitaria e della gestione della stessa fatta di limitazioni che compromettono pesantemente le prospettive di guadagno di imprese e lavoratori, spingendo i cittadini italiani a ridurre consumi e investimenti.

Una patrimoniale per sostenere le finanze dello Stato

Non è un segreto che lo Stato si sia trovato a spendere molto più di quanto non facesse prima dell’inizio dell’emergenza Coronavirus. Spese che non sono state destinate tanto al potenziamento della sanità pubblica, come ingenuamente si sarebbe portati a ritenere ovvio, bensì a sostegno di imprese, lavoratori e famiglie messi economicamente in ginocchio dalle misure di contenimento imposte coi vari Dpcm.

Nel rapporto del Ministero di Economia e Finanza leggiamo di come “il fabbisogno dello Stato in novembre sia aumentato di quasi 18 miliardi di euro rispetto allo stesso mese del 2019. Da inizio anno ad oggi il fabbisogno cumulato si attesta intorno ai 155 miliardi di euro, 105 in più rispetto al fabbisogno calcolato sullo stesso periodo del 2019″.

E come lo stesso Mef sottolinea, “il saldo ha risentito in larga misura dei maggiori pagamenti delle Amministrazioni pubbliche e dell’Inps per l’erogazione delle prestazioni previste dai provvedimenti legislativi emanati per il contenimento dell’emergenza epidemiologica”.

A finanziare parte di queste misure intervengono i 130 miliardi del Recovery Fund, peraltro ancora non pervenuti (oltre i restanti 81 miliardi che saranno utilizzati per sussidi) e gli oltre 27 miliardi previsti nell’ambito del fondo SURE che andranno a sostenere la cassa integrazione e gli altri provvedimenti a sostegno dei lavoratori, miliardi questi ultimi che poi dovranno essere restituiti, e da qualche parte dovranno pur essere presi.

I dati che ci troviamo costretti a guardare sono questi, e se da una parte c’è un buco enorme nelle casse dello Stato, dall’altra ci sono i risparmi degli Italiani nei conti corrente. Sicché diventa piuttosto difficile credere fiduciosamente nel fatto che non vi sia alcun rischio di un prelievo forzoso ai danni dei risparmiatori, soprattutto quando iniziano a comparire emendamenti come quello presentato dai deputati di Pd e LeU di cui sopra.

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