Nel mese di settembre è prevista la ripresa dei lavori per la riforma delle pensioni in vista della decadenza dell’attuale Quota 100, che resterà in vigore fino alla fine del 2021. A partire dal gennaio 2022 infatti entrerà in vigore la nuova normativa ma ancora ci sono solo alcuni punti fermi, mentre il resto è da definire in sede di trattativa prima di tutto tra il Governo ed i sindacati.
Nella giornata di oggi, 8 settembre, è previsto un incontro nel corso del quale verranno discussi gli interventi che potrebbero diventare parte integrante del testo della Legge di Bilancio 2021, e per il 16 settembre è previsto il focus sul tema ben più vasto della riforma del sistema previdenziale.
Al momento siamo in attesa di novità su questo fronte, ma non arriveranno nel breve termine, quantomeno ancora non è previsto nulla di definitivo, mentre ci sono alcune novità che riguardano quei lavoratori che si apprestano ad andare in pensione nei prossimi 3 anni.
Nessun aumento dell’età pensionabile fino al 2022
Per chi andrà in pensione nei prossimi tre anni ci sono alcune buone notizie ed altre cattive. Come è noto la possibilità di andare in pensione è legata a dure requisiti: il primo è quello dei contributi versati, mentre il secondo riguarda l’età anagrafica del lavoratore.
Iniziamo dal requisito dell’età, ed è qui che troviamo la buona notizia visto che non vi sarà alcun aumento per il prossimo biennio. Nessun aumento dell’età pensionabile quindi per chi andrà in pensione nel 2021 e nel 2022, anni per i quali resteranno in vigore gli attuali requisiti.
Ma è sempre sul requisito dell’età pensionabile che troviamo anche la cattiva notizia per i lavoratori, nello specifico per quelli che andranno in pensione a partire dal 2023, anno in cui ci sarà un aumento dell’età minima per accedere alla pensione.
Come funziona l’adeguamento età alla speranza di vita?
Per comprendere il nodo dell’età minima per andare in pensione conviene fare prima un passo indietro. In base agli attuali meccanismi che fanno funzionare il sistema pensionistico italiano, sappiamo che le prestazioni previdenziali vengono adeguate alla speranza di vita, un sistema che è stato introdotto ormai oltre 10 anni fa con la manovra economica 2009.
Un meccanismo che ha iniziato ad essere utilizzato a partire dal 2013, e che ha determinato un adeguamento dell’età pensionabile agli incrementi della speranza di vita secondo le rilevazioni fatte dall’Istat.
Tuttavia, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, in caso di variazione negativa, vale a dire in caso di abbassamento della speranza di vita, non ci è alcuna riduzione dell’età pensionabile. Allo stesso modo non vi è alcuna variazione nell’età pensionabile in caso di incremento della speranza di vita nullo o estremamente basso.
L’età pensionabile varia però con un aumento della speranza di vita superiore alle sopra accennate soglie. Inizialmente la revisione avveniva su base triennale, poi a partire dal 2019 si è passati ad una revisione biennale come stabilito dalla legge Fornero.
Per quel che riguarda il biennio 2019-2020 è stato registrato un incremento dell’età pensionabile di 5 mesi, però a partire dal 2021 il sistema di adeguamento seguirà nuove modalità di calcolo.
Dal 2023 si alza l’età per andare in pensione
Come accennato, per gli anni 2021 e 2022 non ci sarà alcuna variazione dell’età minima per il pensionamento, che però ci sarà per chi andrà in pensione a partire dal 2023.
A confermarlo la circolare Inps n. 19 del 7 febbraio 2020, la quale sancisce che per il biennio 2020-2021 continueranno a valere le regole che sono già state definite per chi si pensiona dal 2019.
Quali saranno i requisiti per andare in pensione? Per la pensione di vecchiaia ordinaria bisognerà avere 67 anni di età e 20 anni di contributi, mentre per la pensione di vecchiaia contributiva serviranno 71 anni di età e almeno 5 anni di contributi versati all’Inps.
Per chi ha i requisiti per andare in pensione con la pensione anticipata contributiva serviranno invece 64 anni di età e 20 anni di contributi.
Questi sono i requisiti per andare in pensione fino alla fine del 2022, ma a partire dal 1° gennaio 2023 le regole cambiano, e a meno che non intervenga un blocco simile a quello relativo al biennio 2021-2022 l’età pensionabile si andrà ad alzare.
Ed ecco quali saranno i requisiti per andare in pensione dal 2023 in poi. Per accedere alla pensione di vecchiaia bisognerà avere 67 anni e 3 mesi di età con 20 anni di contributi pagati all’Inps, mentre per accedere alla pensione di vecchiaia contributiva si arriva a 71 anni e 3 mesi di età, con almeno 5 anni di contributi.
Per chi andrà in pensione con la pensione anticipata contributiva serviranno invece 64 anni e 3 mesi di età e 20 anni di contributi versati.
Ricordiamo, a proposito dell’età per andare in pensione, che a partire dal 2021 gli adeguamenti dell’età pensionabile che sono previsti ogni due anni non potranno comunque superare la soglia dei 3 mesi. Nel caso in cui la speranza di vita dovesse subire un incremento superiore a questo livello si provvederà ad aggiungere la parte eccedente agli adeguamenti successivi.
Alcune pensioni non subiranno alcun aumento di età fino al 2026, ecco quali
C’è anche un’altra buona notizia, e riguarda l’esclusione di alcune forme pensionistiche dal meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile al dato sulla speranza di vita registrato dall’Istat.
A fare eccezione, e quindi a non subire alcuna variazione in base a questo dato, è la pensione anticipata ordinaria e la pensione con Quota 41 per i lavoratori precoci. Sono queste le due forme previdenziali per le quali gli attuali requisiti resteranno validi fino alla data del 31 dicembre 2026.
Il che significa che per la pensione anticipata ordinaria serviranno 42 anni e 10 mesi di contributi versati all’Inps per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne. Mentre per i lavoratori precoci si potrà accedere alla pensione con un requisito contributivo ridotto di 41 anni, almeno fino al 2026.
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