L’Italia non è il Paese più tassato d’Europa, e questo è senza dubbio un dato positivo, anche perché la percezione da parte dei cittadini, e dei contribuenti in particolare, è piuttosto diversa per una serie di motivi, uno dei quali andremo a toccare nelle prossime righe.

L’Italia è solo settimo in Europa come pressione fiscale in rapporto al PIL, con il 42%, ma se da una parte ci sentiamo sollevati nell’apprendere questa notizia, dall’altra non possiamo non tener conto di un dato tutt’altro che rassicurante.

In Italia aumento delle tasse verticale negli ultimi 20 anni

Negli ultimi anni la pressione fiscale in Italia è notevolmente aumentata stando alle indicazioni che arrivano dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Stando ai dati pubblicati 3 giorni fa è evidente che negli ultimi anni le tasse hanno visto un incremento verticale che ora siamo in grado di quantificare con esattezza.

Secondo le stime della Cgia di Mestre nel ventennio 2000 – 2019, l’incremento della pressione fiscale è stato di 166 miliardi di euro, con un aumento degli introiti soprattutto per l’erario, ma anche per gli enti locali. Questi sono infatti passati dai 350,5 miliardi di euro del 2000 ai 516,5 miliardi di euro del 2019.

La Cgia di Mestre mostra che in termini percentuali si è trattato di un incremento del 47,4%, il 3,5% rispetto all’incremento del PIL nazionale espresso in termini nominali, pari al 43,9%.

L’aumento delle tasse riguarda più l’Amministrazione centrale che gli enti locali

In base a quelli che sono i dati messi in evidenza dall’analisi della Cgia emerge anzitutto che l’aumento delle tasse degli ultimi 20 anni in Italia ha interessato principalmente l’Amministrazione centrale, con l’Erario che ha beneficiato dei maggiori incassi molto più di quanto non ne abbiano beneficiato le amministrazioni locali, con le Regioni che si sono dovute accontentare di somme decisamente più modeste.

È emerso infatti che negli ultimi 20 anni le tasse degli enti locali sono aumentate del 37,1%, ma nel frattempo quelle che finiscono nelle casse dell’amministrazione centrale sono aumentate del 49,3%.

In secondo luogo è emerso che a fronte di questo forte incremento della pressione fiscale non sono stati rilevati significativi miglioramenti dei servizi offerti dallo Stato ai contribuenti. Ed è facile intuire in che modo questo, insieme al generale aumento della pressione fiscale, dia al cittadino italiano la percezione di vivere in un Paese in cui si pagano troppe tasse.

È arrivato il momento di fare la riforma del Fisco

Questi numeri indicano con chiarezza che è quanto mai necessario provvedere ad una seria riforma del Fisco, uno degli obiettivi della quale dovrebbe essere appunto la riduzione della pressione fiscale.

Ne ha parlato anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che nel corso di una intervista rilasciata a La Repubblica, ha definito il fisco italiano una giungla sottolineando che è “impossibile da comprendere per chiunque, del tutto incontrollabile” nonché caratterizzato da “frammentazioni assurde”.

In quest’ottica l’emergenza coronavirus e tutto ciò che ne è conseguito in materia di ammodernamento dell’apparato burocratico anche attraverso la digitalizzazione, di snellimento delle procedure, potrebbe essere un’occasione perché “ci offre la possibilità di fare la grande riforma del Fisco“.

Bisogna partire però dalle basi, spiega il direttore Ruffini “innanzitutto bisogna fare cinque testi unici: per le imposte dirette, le indirette, l’accertamento, la riscossione e il contenzioso, cioè la giustizia tributaria, per riunire organicamente una materia immensa, di cui nemmeno gli esperti conoscono i confini”.

Successivamente “una volta fatto ordine ecco che bisogna iniziare a sfrondare” spiega ancora Ruffini “e cambiare. È arrivato il momento di mettere non i tributaristi, ma ogni cittadino nelle condizioni di conoscere il sistema fiscale“.

Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate “ridurre le imposte in un Paese come il nostro dove l’imposizione è così elevata sarebbe doveroso. Ma la semplificazione del rapporto tra fisco e cittadini è altrettanto importante”.

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