Quanto costa la benzina, o meglio quanto costerebbe se non vi venissero caricate sopra tasse e accise? Perché è questa la domanda che più o meno tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo posti. E la risposta è indubbiamente molto interessante, quasi scioccante, perché il prezzo della benzina senza tasse e accise sarebbe molto più basso.

Ma quanto esattamente? Partiamo col dire che solo una parte del costo di benzina e diesel è legato al processo di produzione e distribuzione, la restante parte è composta da tasse di varia natura, tra le quali troviamo anche le tanto odiate accise.

In sintesi possiamo dire che il prezzo della benzina (e del diesel) si compone essenzialmente di tre parti:

  • Costo netto del combustibile
  • Accise
  • IVA

Nella prima voce andiamo ad inserire, oltre al costo di produzione e trasporto del carburante, anche il guadagno del gestore. Poi ci sono le accise appunto e infine l’IVA, che è una tassa trasversale e che quindi ha un peso non indifferente. Sul prezzo della benzina incidono infatti più tasse di diversi tipi e in più l’IVA calcolata sulle stesse.

Ma quanto pesano tutte queste tasse sul costo finale della benzina? Si calcola che per la benzina le tasse valgano il 64% del prezzo finale pagato dal consumatore, mentre per il diesel la percentuale scende leggermente, attestandosi intorno al 61%.

Si tratta di circa 2 terzi del costo della benzina, che non è legato alla catena di produzione, né alla distribuzione, né al guadagno del gestore, ma va a finire dritto nelle casse dello Stato.

La benzina tra l’altro è un bene di consumo del quale nella stragrande maggioranza dei casi non è possibile fare a meno. Il prezzo della benzina che dovremmo pagare, se non ci fosse alcuna tassa, (il che naturalmente non è possibile perché la tassazione riguarda tutti i prodotti anche se non in questa misura) è pari al 26% del prezzo finale nel caso della benzina e del 21% del suo prezzo nel caso del diesel.

Le quotazioni internazionali agiscono solo su questo segmento, così come su questo segmento va ad incidere l’effetto del cambio euro/dollaro. Quando sentiamo dire che sale o scende il prezzo del petrolio, calcolato in dollari al barile, questo incide solo su quel 20 per cento circa del prezzo finale che paghiamo quando facciamo rifornimento al distributore.

Quali sono le accise che paghiamo sul prezzo della benzina?

Le accise sulla benzina sono tasse che sono state inserite di volta in volta dai vari governi del Paese che si sono succeduti nel corso degli anni, per finanziare determinati interventi straordinari.

L’operatore può intervenire sul prezzo della benzina in misura estremamente limitata, che è circoscritta ad un misero 9% per la benzina e 10% nel caso del diesel. Si tratta infatti del margine lordo, vale a dire la differenza di prezzo di vendita al netto delle tasse e il costo della materia prima, attraverso il quale si vanno a finanziare tutti i restanti passaggi della filiera.

Poi ci sono da considerare anche le addizionali regionali, inserite con apposito decreto legislativo nel 1999, attraverso le quali si dà facoltà alle regioni di apporre una propria accisa autonomia sul costo della benzina e del diesel.

Ma le accise? Si tratta ormai quasi esclusivamente di denaro che non può più essere destinato agli obiettivi per i quali era stato chiesto ai consumatori sotto forma di accise appunto sul costo del carburante.

Quel denaro però continua ad entrare nelle casse dello Stato, ed ovviamente viene utilizzato per tutt’altro, visto che gli eventi eccezionali per i quali la quasi totalità delle accise erano state introdotte, sono passati da anni, e in alcuni casi da decenni.

Qualcuno ricorderà che sul prezzo della benzina pesano ancora le accise introdotte tra il 1935 e il 1936 che servivano a finanziare la guerra in Etiopia. Ebbene queste poi sono state rimosse, quindi non ci sono più.

Però ce ne sono molte altre, 18 per l’esattezza, sicuramente più recenti, ma neanche troppo. La più vecchia tra le accise che pesano ancora sul prezzo della benzina è riferita alla crisi di Suez del 1956, poi c’è quella per il disastro del Vajont del 1963, quella per l’alluvione di Firenze del 1966, e quelle che riguardano 4 grandi terremoti: Belice 1968, Friuli 1976, Irpinia 1980 e Aquila 2009.

L’accisa più recente è quella introdotta dal governo Letta nel 2014 con il decreto “Fare”. Ma ci sono altre accise piuttosto recenti, come quella del bonus cultura del 2011, ed altre che lo sono decisamente meno, come quella per la guerra in Libano del 1982 e quella per la guerra in Bosnia del 1995.

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