È proprio in questi giorni del mese di luglio che si concentrano molte scadenze fiscali, ed in particolare è proprio nella giornata di oggi, 20 luglio, che 5 milioni di partite Iva sono chiamate al pagamento delle tasse.

Le proroghe previste dai vari decreti per permettere ai contribuenti di riuscire a far fronte alle scadenze fiscali all’indomani del lockdown sono terminate, ed ora che è giunto il momento di saldare il conto con il fisco, cosa che per molti Italiani non può che rivelarsi una impresa impossibile, si riaccende il dibattito.

È in questo contesto che arriva la proposta di Ernesto Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che in una intervista rilasciata a Il Messaggero, spiega in che modo secondo lui si dovrebbe completare la riforma del fisco.

La proposta è prima di tutto quella di “cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi” arrivando a semplificare drasticamente l’intero sistema di riscossione dei tributi. Ma come si potrebbe fare per stravolgere in modo così determinante l’intero calendario delle scadenze fiscali? La soluzione sarebbe quella di optare per un sistema di tasse mensili (oppure trimestrali), con pagamenti che avverrebbero in maniera automatica.

I pagamenti automatici sarebbero poi già comprensivi del calcolo di compensazioni e crediti. In questo modo si renderebbe molto più facile la vita del contribuente, uscendo “una volta per tutte” dal “labirinto” delle scadenze fiscali, che ogni anno sono soggette a slittamenti che dipendono dalle esigenze dei cittadini ma anche dell’erario.

La proposta del direttore piace al viceministro dell’Economia

Non dispiace affatto, la proposta del direttore dell’Agenzia delle Entrate, al viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, che ha commentato dicendo in un’intervista concessa a Radio 24: “è una proposta interessante ed è uno dei temi su cui è necessario fare un lavoro di approfondimento”.

Anche per il presidente di Confocommercio, Carlo Sangalli, si tratta di un buon punto di partenza da cui avviare il dialogo. Intervistato da Il Messaggero afferma infatti: “l’avvocato Ruffini delinea uno scenario di profonda trasformazione del nostro sistema fiscale, sospinta dall’innovazione tecnologica. Bisogna approfondirlo e discuterne con attenzione”.

Il contesto nel quale si va a collocare la proposta di riforma del fisco del presidente dell’Agenzia delle Entrate è quello delle polemiche che si sono scatenate in seguito alla mancata proroga delle scadenze fiscali di oggi, lunedì 20 luglio.

A contribuenti e commercialisti intrappolati nel dedalo di adempimenti, Ruffini propone “un modo per uscirne”. “Potrebbe essere un buon punto di partenza per il secondo capitolo della riforma fiscale” dice il presidente dell’Agenzia delle Entrate.

Ma qual è il nodo della questione? Il problema di fondo è sotto gli occhi di tutti, riguarda il fatto che i contribuenti si trovano a doversi districare entro la data del 31 luglio, con 142 scadenze fiscali, che quest’anno peraltro sono aggravate dalle pratiche legate all’emergenza Covid.

La soluzione secondo Ruffini potrebbe essere quindi quella di ridurre il numero dei versamenti da un minimo di 4 ad un massimo di 12 e di puntare molto sull’automatizzazione del processo di riscossione servendosi delle più moderne tecnologie, ovviamente con il consenso dei contribuenti.

Grazie a questo sistema, secondo Ruffini “è possibile cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi, nonché la ritenuta sui redditi di lavoro autonomo ed evitando così a monte il sorgere di crediti di imposta versata in più che il fisco dovrebbe poi rimborsare”.

Cos’è la “cash flow tax”?

Si tratta di un altro punto toccato nella proposta del presidente dell’Agenzia delle Entrate. Con l’introduzione di questa “cash flow tax” si potrebbero, almeno in linea teorica, far ripartire gli investimenti.

Su IlFattoQuotidiano leggiamo in merito al meccanismo che prevede “l’estensione del regime di cassa (oggi previsto per piccole e piccolissime imprese), in modo tale da consentire l’immediata deducibilità degli investimenti, invece di diluirla nel tempo con gli ammortamenti”.

Ed è lo stesso presidente dell’Agenzia delle Entrate a spiegare che “la fatturazione elettronica ci fornisce già gran parte dei dati necessari per la dichiarazione Iva che potrebbe essere precompilata come gli scontrini. Poi la cash flow tax, se pienamente applicata, potrebbe cancellare alcune voci meramente contabili, come ammortamenti, rimanenze, accantonamenti”.

Lo scopo è: semplificare, rendendo poi disponibile “una precompilata Irpef anche per i titolari di partita Iva“. In questo modo il Fisco può calcolare mese per mese quanto deve incassare dai contribuenti, oppure restituire.

Il passaggio finale è quello dell’addebito nell’immediato delle somme dovute sul conto corrente dei cittadini, o di compensare le perdite nel primo periodo successivo utile.

Per Misiani l’idea dei pagamenti mensili sarà uno dei tre cardini della riforma

Ha accolto positivamente la proposta del presidente dell’Agenzia delle Entrate, il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, che ha parlato dell’idea dei pagamenti mensili come di uno dei tre cardini sui quali si fonderà la riforma del Fisco alla quale l’esecutivo ricomincierà a lavorare a partire dal prossimo autunno.

“Dialogheremo con le partite Iva per costruire insieme la legge di bilancio e la riforma tributaria” ha dichiarato a La Stampa il viceministro del Mef “l’idea è partire da tre punti: superare il meccanismo saldo-acconto in favore di pagamenti mensili, introdurre la precompilata Iva ed estendere la tassazione per cassa alle piccole imprese”.

In occasione della stessa intervista, il viceministro Misiani ha anche toccato un altro tema, quella dell’ingorgo fiscale post-emergenza Covid, spiegando di aver “già concesso rinvii, aiuti e sgravi” e ha poi puntualizzato: “dunque presentarci come arcigni nemici dei contribuenti è una caricatura”.

Secondo il viceministro Antonio Misiani (Pd) “le partite Iva” non stanno “peggio degli altri” inoltre ora che ci troviamo nella fase 3, vale a dire quella di convivenza con il virus, servono “dati attendibili sulle entrate fiscali del 2020, per poter preparare la nota di aggiornamento al Def e non avere solo stime scritte sulla sabbia”.

Il miglior modo per andare incontro alle esigenze dei contribuenti è proprio quello di riprogrammare le “scadenze fiscali di settembre” attraverso il nuovo scostamento di bilancio per il quale l’esecutivo intende chiedere ora l’approvazione del Parlamento.

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