Con il taglio del cuneo fiscale, a partire dal 1° luglio cresce l’importo che spetta al lavoratore in busta paga a fronte di una riduzione invece delle tasse da pagare. Ad essere interessati da questa novità sono ben 16 milioni di lavoratori, tra i quali naturalmente tutti quelli che fino ad oggi ricevevano già in busta paga il cosiddetto bonus Renzi.

Dagli 80 euro di Renzi ai 100 euro di Conte

Dal primo luglio il bonus da 80 euro introdotto da Matteo Renzi viene infatti rimpiazzato da un bonus leggermente più corposo che ammonta a 100 euro. Questo è stato reso possibile dalla riduzione del carico di tasse, ed in particolar modo ci riferiamo alla riduzione dell’Irpef.

A ricevere il bonus da 100 euro invece che da 80 euro saranno i lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito annuo compreso tra gli 8.174 e i 28.000 euro. Anche chi eccede la soglia dei 28 mila euro riceve qualcosa in più in busta paga in realtà, ma gli importi del bonus in questo caso hanno importi diversi a seconda di alcuni fattori.

Per chi percepisce un reddito da lavoro dipendente compreso tra i 28 mila ed i 40 mila euro è prevista infatti una detrazione fiscale in misura decrescente all’aumentare dello stipendio, detrazione che raggiunge lo zero in corrispondenza della soglia dei 40 mila euro.

I vantaggi determinati dal taglio del cuneo fiscale quindi non riguardano solo gli 11 milioni di lavoratori che già percepivano il bonus Renzi, i quali invece di 80 euro in più in busta paga se ne troveranno 100, ma anche altri 5 milioni di lavoratori che fino ad oggi non avevano mai ricevuto il bonus Renzi.

In 2 regioni aumentano Irpef e Irap

Non sono tutte rose e fiori però, infatti in due regioni d’Italia, vale a dire Molise e Calabria, la busta paga dovrà fare i conti con una tassazione persino più alta.Tra l’altro la notizia non riguarda solo i lavoratori dipendenti delle due regioni del Sud, ma anche i lavoratori autonomi, come ha spiegato un comunicato dell’Agenzia delle Entrate emesso il 1° luglio.

Ma cos’è successo esattamente? Stando a quanto reso noto dal ministero di Economia e Finanza, le regioni Calabria e Molise non sono riuscite a raggiungere per il 2019 gli obiettivi previsti nell’ambito dei rispettivi piani di rientro da deficit sanitari.

Quindi per l’anno d’imposta 2020 sia in Molise che in Calabria si sono concretizzate le condizioni per l’applicazione automatica delle maggiorazioni dell’aliquota Irap nella misura dello 0,15% e dell’addizionale regionale all’Irpef nella misura dello 0,3%.

Cosa comporta tutto ciò? Partiamo col dire che la maggiorazione avrà effetto sull’acconto dell’Irap per il 2020 e che, laddove l’importo risulta dovuto, dovrà essere determinato:

  • con l’applicazione del metodo storico, assumendo quale imposta precedente quella determinata applicando l’aliquota del 2019 già comprensiva della maggiorazione dello 0,15%
  • con l’applicazione del metodo previsionale, quindi partendo da una previsione di una imposta di riferimento applicando al valore della produzione previsto l’aliquota d’imposta maggiorata dello 0,15%.

L’Agenzia delle Entrate ha anche fatto sapere che la maggiorazione dell’addizionale regionale Irpef, anche se riferita all’anno di imposta 2020, produrrà i suoi effetti nel 2021.

Tra quanto accade dal punto di vista dell’aumento di addizionale regionale Irpef e Irap in Calabria e in Molise vi sono ad ogni modo alcune differenze. Infatti, stando a quanto riportato da Trend-online “nel caso dei lavoratori dipendenti che cessano il rapporto di lavoro in corso d’anno, i datori di lavoro trattengono, in sede di conguaglio, l’importo dell’addizionale regionale 2020 applicando l’aliquota maggiorata, e quello delle rate residue dell’addizionale regionale 2019, alle quali si applica la previgente aliquota”.

Nel dettaglio, in Calabria, in caso di cessazione del rapporto di lavoro che avviene nel corso dell’anno 2020, i sostituti d’imposta dovranno applicare l’aliquota maggiorata pari al 2,03% per il versamento dell’addizionale regionale.

In Molise invece la maggiorazione delle aliquote dipende da specifici scaglioni di reddito, che sono definiti come segue:

  • fino ad un reddito di 15 mila euro annui, l’aliquota maggiorata per il 2020 è del 2,03%
  • da 15 mila a 28 mila euro annui l’aliquota maggiorata sale al 2,23%
  • da 28 mila a 55 mila euro annui l’aliquota maggiorata sale al 2,43%
  • da 55 mila a 75 mila euro annui l’aliquota maggiorata sale al 2,53%
  • per redditi superiori ai 75 mila euro la nuova aliquota maggiorata è del 2,63%.

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