Sulla validità della misura del Reddito di Cittadinanza si è a lungo dibattuto, prima e dopo la sua introduzione avvenuta alla fine a marzo 2019, e prima dell’emergenza Covid-19 all’interno della stessa maggioranza vi erano forze politiche che spingevano per la sua abolizione.

Con l’arrivo della pandemia di coronavirus, e con la crisi economica causata dalle misure restrittive adottate durante il periodo di lockdown, le misure di sostegno al reddito hanno finito per ricoprire un ruolo ancora più importante, e tra queste vi è anche il Reddito di Cittadinanza tanto osteggiato da alcune forze di maggioranza e di opposizione.

Ma quale sarà il destino del Rdc all’indomani dell’emergenza Covid? Se ne parla nel Piano Nazionale di Riforme, il documento che accompagna il Def (documento di economia e finanza), con il quale si espongono in via piuttosto generica, gli obiettivi che il governo si prefigge di raggiungere nell’ambito del rilancio dell’economia del Paese.

Il piano dell’esecutivo per il prossimo triennio, in fatto di investimenti e misure da introdurre per spingere i consumi, è contenuto infatti nel Pnr, ed è al suo interno che troviamo anche la conferma del Reddito di Cittadinanza per il prossimo futuro.

Non solo, perché stando a quanto riportato nella bozza del testo, la misura del Reddito di Cittadinanza verrà anche potenziata, con modifiche che dovrebbero renderlo ancora più efficiente in particolare nella funzione di reintroduzione nel mondo del lavoro dei percettori.

Reddito di Cittadinanza, 65 mila beneficiari hanno trovato un lavoro

È all’interno dello stesso Pnr che troviamo il numero dei beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno trovato un impiego. La cifra riportata nel documento è quella di 65.302, e ad un primo sguardo la sensazione è che il numero sia ben al di sotto delle aspettative.

Il che probabilmente è vero, ma sarebbero le aspettative ad essere fin troppo alte se continuiamo a guardare i numeri. Infatti si deve tenere conto del fatto che il numero complessivo dei percettori, pari a 1.228.517 stando a quanto reso noto dall’Inps, comprende anche persone che non hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro, e che quindi non hanno dato piena disponibilità ad essere inserite nel mondo del lavoro.

Si tratta ad esempio dei molti minori, o di persone over 65 e persino di persone già occupate ma con redditi che non sono sufficienti a permettere loro di uscire dalla cosiddetta “soglia di povertà”.

Bisogna poi fare i conti con il fatto che il progetto di potenziamento dei Centri per l’Impiego di cui si parla nella stessa bozza del Pnr, è partito con un notevole ritardo rispetto all’erogazione effettiva del sussidio.

Servirà quindi una valutazione di se e come il Reddito di Cittadinanza possa effettivamente ‘eliminare la povertà’, divenendo quindi uno strumento utile nel percorso di inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro.

Nel Pnr si prospetta quindi l’obiettivo di valutare ancora una volta costi e benefici del reddito di cittadinanza così come è attualmente strutturato, contemplando evidentemente la possibilità di andare poi a modificare la norma.

Quali sono le modifiche al Reddito di Cittadinanza nel Pnr?

Si parte con una valutazione più approfondita di quello che è il Reddito di Cittadinanza oggi, infatti nel Piano Nazionale delle Riforme leggiamo che bisognerà “valutarne tanto l’efficienza quanto l’efficacia al fine di introdurre i necessari miglioramenti”.

Appare quindi chiaro che la possibilità di contare sul Reddito di Cittadinanza anche nei prossimi anni non viene affatto esclusa, ma non si può escludere allo stesso modo che la misura non subisca delle modifiche nel prossimo futuro.

Prima di procedere con la modifica del Reddito di Cittadinanza bisognerà però fare un primo bilancio per capire quanto sia efficace oggi questa misura in particolare nel ruolo di aiutare i cittadini nella ricerca di un impiego. In quest’ottica però si dovrà attendere che i Centri per l’Impiego, che ricoprono un ruolo fondamentale in questo senso, siano a pieno regime.

Impossibile non tenere conto comunque “dell’attuale crisi pandemica“, si legge nella bozza del Pnr, il cui avvento ha chiaramente “complicato qualsiasi tipo di valutazione enfatizzando il ruolo dello strumento come sostegno alla povertà”.

Indipendentemente da ciò sarà comunque necessaria una verifica che riguarda la funziona svolta dal Reddito di Cittadinanza nel modificare lo status lavorativo del percettore, e bisognerà contestualmente ponderare il modo in cui intervenire eventualmente per rendere il processo di reinserimento formativo più performante.

Appare quindi evidente una certa predisposizione all’utilizzo della misura del Reddito di Cittadinanza anche nei prossimi anni, ma altrettanto evidente appare la necessità di renderlo più efficace come strumento in grado di inserire i percettori nel mercato del lavoro.

In sintesi quindi è molto probabile che, stando a quanto riportato nella bozza del Pnr, il reddito di cittadinanza subisca delle modifiche al suo attuale funzionamento. In tal caso potrebbe esserci l’introduzione di regole più ferree per ciò che riguarda l’accettazione delle offerte di lavoro, magari parallelamente all’inserimento di nuovi incentivi per le imprese che assumono.

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