Parliamo di nuove tasse post coronavirus, ma in realtà sono già state pagate da numerosi consumatori, nella forma di sovrapprezzi e costi aggiuntivi su determinati servizi, come un taglio dal parrucchiere, come il servizio offerto dall’estetista, e pesano persino sul banale caffè preso al bar.

Le nuove tasse scaturiscono evidentemente dalla necessità, da parte dei commercianti, di battere cassa e di recuperare almeno in minima parte, quanto perso a causa del coronavirus ed in particolare a causa delle misure di contenimento della pandemia imposte in Italia con il lockdown generale.

Sono gli stessi consumatori a denunciare questi aumenti dei prezzi al Codacons e alle altre associazioni consumatori, ma intanto il pagamento è stato bello che fatto, con tanto di scontrino prodotto a titolo di prova.

In un’altra occasione avevamo già affrontato la questione della cosiddetta ‘tassa covid‘ che grava sul caffè e sul conto del parrucchiere, ma ad oggi la situazione di certo non è migliorata, con denunce che arrivano da ogni città d’Italia, da nord a sud.

La maggiorazione dei prezzi riguarda, a quanto denunciato dai consumatori, non solo estetisti, parrucchieri e bar, ma anche officine auto, meccanici e altre attività. E se il cliente prova a chiedere chiarimenti in merito alle ragioni del pagamento aggiuntivo, oppure lamenta di non essere disposto a pagare un sovrapprezzo, da parte dell’esercente arriva il rifiuto della prestazione, anche se già concordata e prenotata in precedenza.

Per il Codacon in Italia “è il Far West” dei prezzi

Si tratta però di tasse del tutto illegittime, e dal Codacons lanciano l’allarme, in Italia “è il Far West” e a rimetterci è il consumatore, che non può che sentirsi in parte preso in giro. Le associazioni dei consumatori intanto stanno tentando di raccogliere più evidenze e testimonianze possibile per poter poi agire nelle opportune sedi, con un esposto all’Antitrust e alla Guardia di Finanza.

Le imposte più comuni sono la “Tassa Covid” e la “tassa sanificazione”, riportate con chiarezza su alcuni scontrini, per quanto in realtà siano totalmente illegittime. Il Codacons a tal proposito ha fatto sapere che sono pervenute moltissime denunce da cittadini di tutta Italia che si sono ritrovati a pagare tale maggiorazione portando l’auto nelle officine autorizzate per fare il tagliando periodico, che durante il lockdown non poteva essere fatto.

Nel preventivo del servizio si sono ritrovati annoverati costi di sanificazione obbligatori sulle automobili, per importi che spaziano tra i 20 e i 40 euro, ma che sono completamente “ingiustificati e illegittimi”, e se dici che non intendi pagare quel sovrapprezzo, allora niente tagliando. Gli esercenti spesso tentano di spacciare la prestazione della sanificazione dell’auto come obbligatoria, mentre così non è.

Il Codacons si è espresso molto chiaramente nel merito, con il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, che ne ha parlato in una intervista concessa a TgCom24, nel corso della quale ha spiegato che si tratta di “una pratica del tutto illegale, contro la quale presenteremo le dovute denunce ad Antitrust e Guardia di Finanza”.

Non esiste alcuna norma che obbliga i consumatori a sanificare la propria autovettura presso le officine, né che vincoli i tagliandi o le riparazioni al pagamento di ‘tangenti’ legate al Covid. Invitiamo i cittadini a non sottostare alle richieste assurde degli esercenti e a non pagare qualsiasi irregolarità riscontrata negli esercizi commerciali” ha spiegato il presidente Rienzi del Codacons.

La tassa per la sanificazione auto, per Confartigianato è illegale

Anche Confartigianato Autoriparazione ha sottolineato come la tassa sanificazione sia una pratica del tutto illegale. Il presidente dell’associazione, Alessandro Angelone, ha riferito a IlSole24Ore che la linea comune è invece quella di assicurare ogni igienizzazione della vettura a titolo gratuito, senza alcun costo aggiuntivo per i clienti.

D’altra parte l’igienizzazione della vettura è un processo estremamente semplice che consiste nella nebulizzazione di uno spray sulle zone di contatto, come sedili, maniglie, volante, cambio e freno a mano, ma ogni esercente può svolgere la pratica di sanificazione in maniera più o meno approfondita, e non è sbagliato far pagare per il servizio, quello che è sbagliato è far passare la pratica a pagamento come obbligatoria, quando invece non lo è affatto.

Il cliente deve sempre avere la possibilità di scegliere se ricevere quello specifico servizio di sanificazione della vettura oppure no, e qualora decida di non richiedere detto servizio, non deve ricevere il rifiuto della prestazione del servizio di riparazione della vettura o del tagliando periodico.

Un episodio del genere lo ha raccontato anche un giornalista di TgCom24, che ha portato la propria automobile in officina per fare il tagliando, e tra le voci sulla ricevuta ha trovato: “sanificazione Covid19: 15 euro”. La spiegazione di questa voce? “Con le nuove normative è necessario” dicono gli esercenti, quindi il consiglio è ancora una volta quello di tenere d’occhio gli scontrini e i prezzi, ed eventualmente segnalare al Codacons le anomalie.

La tassa Covid: da 2 a 4 euro in più nei bar e dal parrucchiere

La tassa covid è forse il primo sovrapprezzo post-lockdown con il quale i consumatori sono entrati a contatto. Si tratta in sostanza di un “balzello tra i 2 e i 4 euro” che viene applicato da bar ed esercizi come parrucchieri ed estetisti.

Il sovrapprezzo viene generalmente motivato come “finanziamento dei costi sostenuti dagli esercizi commerciali a causa del coronavirus”. Questo è infatti quanto ha rilevato il Codacons, che continua a tenere traccia di voci e rincari sospetti, che possono far configurare il reato di truffa e di conseguenza la denuncia presentata a Guardia di Finanza e Antitrust.

Non solo nei parrucchieri, ma anche nei centri estetici, come accennato, in taluni casi accade qualcosa di simile. È sempre il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ad illustrare il quadro spiegando che “numerosi consumatori hanno denunciato al Codacons un sovrapprezzo, dai 2 ai 4 euro, applicato in particolare da parrucchieri e centri estetici ai propri clienti”.

“Un balzello inserito in scontrino con la voce Covid e che sarebbe imposto come contributo obbligatorio per sostenere le spese degli esercenti per sanificazione e messa in sicurezza dei locali” spiega ancora Rienzi, che aggiunge: “abbiamo anche registrato casi di centri estetici che obbligano i clienti ad acquistare kit monouso con kimono e ciabattine a 10 euro. Chi non versa tale ‘tassa’ e non acquista il kit, non può sottoporsi ai trattamenti, sempre per le esigenze legate al Covid”.

Il modo per ‘giustificare’ gli aumenti dei prezzi può variare alquanto a seconda dell’esercizio commerciale, ma quel che chiarisce il Codacons è che in tutti i casi, dal primo all’ultimo tra quelli qui esposti, al consumatore non è fatto obbligo di pagare alcun sovrapprezzo, e anzi viene chiesto di vigilare e di segnalare.

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