Le difficoltà economiche in cui si trovano gli Italiani, da nord a sud, a causa delle misure restrittive imposte dal Governo nel tentativo di contenere il contagio da coronavirus, rendono di fondamentale importanza provvedimenti come il reddito di cittadinanza, per il quale il numero di domande aumenterà inesorabilmente nelle prossime settimane, e il reddito di emergenza, introdotto con il decreto Rilancio.

Quella in cui ci troviamo è chiaramente una fase di transizione. Si passa infatti da una situazione di lockdown, nel corso della quale abbiamo avuto lo stop di tutte le attività commerciali e produttive, ad eccezione di quelle ritenute essenziali, ad una situazione di lenta riapertura che dovrebbe portare poi, auspicabilmente, ad una ripartenza dell’economia.

Ora siamo in una fase transitoria insomma, una fase in cui si iniziano a fare i conti con la drastica riduzione degli incassi per le attività che hanno riaperto, come i ristoratori in primis, che potranno scoprire se condurre l’attività nel rispetto delle misure di sicurezza imposte per evitare il contagio è fattibile o no. Insomma se gli incassi saranno tali da permettere all’attività di stare tutto sommato a galla oppure no.

La domanda di beni e servizi non essenziali però, per una serie di ragioni che ora è superfluo approfondire, è inevitabilmente calata, e con essa cala inevitabilmente la domanda di manodopera, e quindi l’occupazione.

Ed eccoci qui, al reddito di cittadinanza e al reddito di emergenza, due misure che saranno tristemente necessarie specie nei prossimi mesi.

Come funziona il reddito di emergenza?

Il reddito di emergenza non funziona come il reddito di cittadinanza, ma la principale differenza sta nel fatto che mentre il secondo viene riconosciuto per un periodo di tempo teoricamente illimitato, il primo dei due prevede solo un paio di mensilità, tre al massimo, dopodiché viene di fatto interrotto.

A richiedere il reddito di cittadinanza possono essere tutti i cittadini italiani che risultano disoccupati ed in possesso dei requisiti Isee stabiliti dalla legge, e per accedere al reddito di emergenza si deve essere in possesso di requisiti tutto sommato simili.

Hanno diritto al reddito di emergenza i cittadini italiani che:

  • hanno un reddito Isee che non supera i 15 mila euro,
  • nell’ultimo bimestre hanno registrato un reddito inferiore alla cifra del beneficio
  • possiedono un patrimonio mobiliare (conti correnti ed altre risorse) di valore non superiore ai 20 mila euro.

Il reddito di Emergenza o contributo di emergenza, prevede l’erogazione da parte dell’Inps di un importo che varia dai 400 agli 800 euro in base alla composizione del nucleo familiare.

La misura interesserà circa 1 milione di nuclei familiari, per un totale di circa 3 milioni di persone ed avrà la durata di due mesi. La domanda dovrà essere presentata attraverso l’Inps entro il mese di luglio, seguendo le modalità stabilite dall’Istituto e sarà erogato a partire dal mese di giugno.

Coloro che percepiscono già il reddito di cittadinanza, non potranno ottenere anche il reddito di emergenza. Una misura esclude l’altra insomma, come ha sottolineato anche Il Messaggero.

Lo stanziamento complessivo, per rendere possibile l’erogazione del reddito di emergenza, è di circa 1 miliardi di euro, 954,6 milioni per essere precisi.

Nunzia Catalfo: “reddito di emergenza composto da due voci”

La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha fatto sapere che “il reddito di emergenza è composto da due voci: 500 euro di reddito vero e proprio più altri 280 euro di contributo per la casa. Pensiamo, per il reddito di emergenza, a una cifra superiore alla prima voce”.

“Sono sicura che metteremo in campo una misura che avrà l’appoggio dell’intero Governo” ha aggiunto la ministra “in una situazione di emergenza come questa è necessario aiutare tutte le famiglie in difficoltà”.

Quanto a chi già percepisce il reddito di Cittadinanza, la ministra Catalfo ha assicurato che “deve stare tranquillo, non cambierà nulla. Anzi sto pensando a un ulteriore allargamento della platea dei beneficiari, allentando il criterio della proprietà della casa. Sarà un allargamento a tempo, anche per aiutare le imprese aumentando i consumi e la domanda aggregata”.

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