L’idea di una patrimoniale al 14% erga omnes (per tutti) e su tutto arriva dall’economista Daniel Stelter, ed è piaciuta molto in Germania, dove è stato invitato ad approfondire il tema. Ne aveva parlato inizialmente un articolo comparso su Magazine Manager, poi ne è venuto fuori un altro, su Focus.de dove veniva ancora ampliato il discorso.
Su quest’ultimo articolo il tema della patrimoniale al 14% viene affrontato dati alla mano, e si giunge ad una conclusione, quella che anche dopo un salasso del genere “le famiglie italiane avrebbero ancora un patrimonio superiore rispetto a quello delle famiglie tedesche”.
Come è facile intuire questo dato non entusiasma la Germania, che quindi vede di buon occhio l’idea di ricorrere alla suddetta patrimoniale. Insomma “l’Italia può benissimo salvarsi da sola, senza alcuna condivisione dei debiti”, sarebbe questa la linea che verrà dettata dal Governo di Angela Merkel?
In questo report approfondiremo proprio la questione tassa patrimoniale in Italia mettendo in evidenza, nella seconda parte, alcuni modi per tutelarsi e magari riuscire anche ad investire ricorrendo, ad esempio, al trading online attraverso i Contratti per Differenza. A tal riguardo ti ricordo che per investire attraverso i CFD puoi usare un broker affidabile e sicuro come Toro che ti permette di imparare ad operare senza correre il rischio di perdere soldi veri grazie al conto demo gratuito.
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Tassa patrimoniale al 14%: cosa c’è di vero?
È lo stesso Stelter che a proposito della sua proposta spiega: “in una intervista alla Suddeutsche Zeitung, il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha criticato la posizione dei Governi di Germania e Olanda, sostenendo che la loro prospettiva ‘ora deve cambiare’. In questa crisi è necessaria la solidarietà europea, ha detto, per questo è arrivato il momento di emettere delle obbligazioni comuni“.
Non è una richiesta accettabile, secondo Stelter “per una questione di giustizia. Non solo le famiglie italiane sono significativamente più ricche di quelle tedesche, ma sono anche meno indebitate”.
Ma le cose stanno proprio così? Pare proprio di sì. Insomma gli Italiani sono tutt’altro che un popolo di spendaccioni, e se ad amministrare la cosa pubblica non sono mai stati particolarmente virtuosi, lo si dimostrano nell’amministrare i propri averi.
Il patrimonio medio delle famiglie italiane, contando anche contanti, risparmi e immobili è più del doppio di quello delle famiglie tedesche, ma Stelter ci fornisce anche altre informazioni che ci aiutano ad avere un’idea ancora più chiara del concetto.
L’economista mette a confronto l’indebitamento pubblico e quello privato di otto Paesi, che sono: Germania, Italia, Austria, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio e Francia. Il primo dato lo conosciamo tutti, è quello relativo al debito pubblico italiano, che risulta con il 137,3% del PIL il più alto d’Europa.
Seguono: Portogallo (120,5%), Belgio (102,2%) e Francia (100,4%). Gli altri 4 Paesi presi in esame hanno tutti un debito inferiore al 100%, con la Germania tra i Paesi più “virtuosi” con un debito al 61%, e l’Olanda in testa alla classifica con un debito pubblico al 49,3% del PIL.
Molto più interessanti però si rivelano i dati relativi all’indebitamento privato, che comprende anche i debiti contratti dalle imprese oltre a quelli delle famiglie. Qui la classifica si ribalta con l’Italia al primo posto, avendo il debito privato più basso, pari cioè al 111% del PIL così composto: 69% imprese, 41% famiglie.
La Germania ha un debito privato del 114% del PIL, 59% imprese, 54% famiglie, e ancora “l’Olanda ha il più basso livello di debito pubblico (49,3% del PIL), ma ha un livello molto elevato di debito privato (264%). La Francia è in testa alla classifica del debito totale (317%, di cui 100,4 pubblico e 217 privato), per cui nessuno deve sorprendersi che sia proprio la Francia ad attribuire così tanto valore alle obbligazioni comuni nell’eurozona”.
Ma la Francia, con il suo elevatissimo debito privato, non catalizza le attenzioni della Germania, e d’altronde come potrebbe? Si torna quindi a parlare dell’Italia, e Stelter dice: “in nessun altro Paese il settore privato è così poco indebitato come in Italia! In nessun altro Paese le famiglie sono così poco indebitate e soltanto in Germania le imprese hanno meno debiti in rapporto al PIL. Quindi è ovvio chiedersi, come ho fatto io, perché l’Italia non si aiuti da sola”.
E ancora “è evidente che non si tratta di un problema di debito eccessivo, ma di una errata distribuzione tra il settore statale e quello privato. Se il Governo italiano trasferisse parte del proprio debito verso il settore privato, questo sarebbe comunque meno indebitato rispetto al settore privato della maggior parte degli altri Paesi”.
Insomma il debito che pesa in modo così gravoso sulle spalle degli Italiani ormai da trent’anni, che ci ammorba sotto forma di tasse su tasse che bloccano lo sviluppo del Paese, dovrebbe essere, almeno in parte, trasferito dallo Stato ai privati cittadini con una tassa patrimoniale. Si tratterebbe, secondo il buon Stelter, di una tassa “una tantum” di almeno il 14% sui patrimoni delle famiglie italiane.
“Un prelievo molto facile” lo chiama lui. D’altra parte stando ai dati raccolti dalla Banca d’Italia, nel 2017 la ricchezza privata delle famiglie italiane era stimata in 9.743 miliardi di euro, dei quali: 5.247 miliardi come valore degli immobili, 1.361 in contanti e depositi bancari, 1.038 in azioni, 995 in assicurazioni e fondi pensione, 679 in immobili commerciali, 524 in fondi d’investimento, 314 in obbligazioni.
E approfondendo ancora, Stelter fa notare che “le famiglie italiane detengono direttamente appena 100 miliardi di titoli di Stato” come se ciò dimostrasse la scarsa fiducia dei risparmiatori nei bond del proprio stesso Paese, e questo si ricollegherebbe al discorso dei “bond patriottici” proposti da Lega e FdI, che probabilmente considerata questa tendenza non avrebbero un grande successo.
Qualcuno però ha obiettato che se gli Italiani hanno più immobili che risparmi, molti di loro si troverebbero in difficoltà a dover pagare una tassa patrimoniale così elevata che colpisce appunto tutti i beni, non solo i conti in banca. Ma Stelter trova subito una soluzione “gli Italiani potrebbero facilmente prendere in prestito i soldi necessari per pagare le tasse, visto che il loro debito privato è molto basso”.
Cosa fare per difendersi dalla tassa patrimoniale al 14%
Da una eventuale tassa patrimoniale erga omnes e su tutto ci si difende male, ma qualcosa si può fare, fermo restando che quella arrivata dalla Germania (non dal governo tedesco, ovviamente) è solo un’ipotesi che è destinata a finire nel cassetto a meno che il governo italiano non si voglia suicidare.
E’ interesse di tutti che non ci sia alcuna patrimoniale in Italia (nè al 14% né ad altri livelli). E’ ovviamente interesse del risparmiatore che semplicemente non gradisce che lo Stato metta le mani nel suo conto corrente e glie lo alleggerisca, ma è anche interesse della collettività e del Paese stesso, le cui già misere speranze di ripresa verrebbero stroncate da una simile aggressione ai danni delle famiglie.
Cosa fare quindi nell’ipotesi in cui arrivi davvero una patrimoniale in Italia? La soluzione che prima prima di tutte le altre viene in mente è quella di andare a prelevare parte dei proprio soldi. Ebbene una soluzione simile farebbe passare tutti dalla padella alla brace. Un ritiro disordinato dei depositi determinerebbe gravi problemi sulla tenuta stessa del Paese (ovvero di tutti). Prelevare, quindi, è un’ipotesi sciagurata da non prendere neppure in considerazione.
Sul mercato sono disponibili tanti prodotti e strumenti di investimento per mettere al sicuro i propri soldi. Gli italiani, per loro cultura, sono grandi risparmiatori (quasi accumulatori) ma quando si tratta di investimenti sono più restii.
E allora proprio la minaccia (teorica) di una patrimoniale, potrebbe essere l’occasione per rivedere le abitudini.
Ad esempio non è un mistero che i titoli di Statocorrono meno rischi di essere tassati, quindi eventualmente si potrebbe convertire una parte della propria ricchezza in questi strumenti finanziari. M aoltre ai bond sovrani ci sono anche i fondi di investimento e i fondi immobiliari.
Nel ventaglio delle possibilità di investimento inserirei anche strumenti derivati come i Contratti per Differenza. Non vuoi comprare azioni? Nessun problema perchè il trading di CFD ti consente di investire in azioni (ma anche su tanti altri mercati) senza maturare il possesso fisico del titolo. Ovviamente non è che ti metti a fare trading di CFD con il primo sito che trovi poichè è importante scegliere solo tra i migliori broker Forex e CFD. Ad esempio puoi fare trading usando eToro, broker molto affidabile e sicuro come puoi leggere dalla recensione.
Il CFD Trading è una seria alternativa da prendere in considerazione, poichè è una delle pochissime forme di investimento che ti permette di fare pratica con un conto demo trading prima di aprire un conto reale. Praticamente hai la possibilità di impare ad investire senza perdere soldi veri. Il citato eToro ti mette a disposizione ben 100.000 euro virtuali.
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Oppure si può stipulare una polizza assicurativa del ramo Vita con beneficiari eventuali eredi o parenti.
Si dice che le polizze Vita siano impignorabili, ma non è esattamente così, tuttavia rappresentano in questo caso un’ottima soluzione per chi vuole tenere i propri averi più al sicuro possibile da una eventuale tassa patrimoniale. Si tratta infatti di forme di assicurazione che non possono essere tassate in quanto non sono nella disponibilità dell’assicurato.
Ecco quali sono i benefici delle polizze del ramo Vita:
- In caso di liquidazione di un capitale a seguito del decesso dell’assicurato questo è esente dall’imposta IRPEF ex art. 34 del DPT 600/73
- Il capitale liquidato non è soggetto all’imposta di successione
- La polizza non può essere pignorata né sequestrata ex art. 1923 del C.C. (anche se alcune sentenze della Corte di Cassazione mettono comunque in guardia il titolare della polizza circa alcune eccezioni)
- Le somme spettanti all’assicurato in caso di riscatto per permanenza in vita oltre il termine stabilito sono soggette solo ad una imposta sostitutiva del 12,5% che si calcola però sulla differenza tra quanto percepito ed i premi pagati, vale a dire sulla plusvalenza ex art.26 del DPR 600/73.
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