Stando a quanto riportato da IlSole24Ore, il Governo avrebbe deciso di sospendere tributi locali per oltre 15 miliardi di euro, prorogando le scadenze fino al 30 novembre. Tra i tributi interessati da questa misura che comunque lascia l’ultima parola agli enti locali, ci sono l’acconto Imu, la Tari ed altre due voci minori.
Quanto dovuto per questi tributi sarà compensato da una anticipazione di liquidità da Cassa depositi e prestiti (Cdp), mentre nel ruolo di garante di ultima istanza ci sarà lo Stato. Lo stop degli enti locali che decideranno di ricorrere a questa misura, potrà essere decretato direttamente in giunta, senza passare necessariamente in Consiglio.
Nel decreto che dovrebbe essere pronto ormai in pochi giorni, queste sono le basi da cui si parte nel capitolo enti locali, che come già anticipato prevede l’estensione al fisco locale della sospensione già avviata per i versamenti delle tasse erariali.
Non si tratta di un blocco generalizzato, in quanto, stando allo schema così come viene presentato, saranno i Comuni e gli altri enti territoriali a prendere la decisione. La ragione è certamente legata a questioni di autonomia tributaria, ma non solo, si tratta anche di conti.
Le somme in gioco non sono spiccioli. Ci sono prima di tutto i 10 miliardi di euro dell’acconto Imu di giugno, e poi ci sono almeno 5 miliardi che dovrebbero arrivare dalle prime rate della Tari. A queste somme si vanno ad aggiungere i 2 miliardi derivanti dai cosiddetti tributi “minori” come l’imposta di pubblicità oppure l’occupazione di suolo pubblico.
Ancora in dubbio invece la sorte dei circa 2 miliardi che dovrebbero essere versati dalle imprese allo Stato per la “quota erariale” da corrispondere nel mese di giugno.
Il decreto al quale il Governo sta lavorando in queste ore dovrà superare i 30 miliardi, con un finanziamento che per larga parte sarà a debito, come lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ampiamente chiarito. Almeno 11 miliardi saranno assorbiti dalle misure di sostegno al reddito e dagli ammortizzatori sociali necessari a far fronte alle conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus.
Ed è anche per questa ragione che l’esecutivo sembra incline a lasciare agli enti locali la possibilità di decidere. In ogni caso ci si aspetta che siano molti gli amministratori che sceglieranno lo stop fiscale, senza contare tutti quei casi in cui una sospensione si sta di fatto già verificando per via deli uffici svuotati dall’emergenza, e la carenza di personale che lavori ad esempio alla preparazione delle cartelle Tari.
Anche la fase di riscossione non risulta semplice nel contesto dell’emergenza sanitaria in corso. Insomma non si può andare a bussare alla porta di imprese e attività commerciali chiuse a causa del blocco sanitario.
Un problema che anche l’Arera ha subito rilevato. IlSole24Ore riporta che “L’Authority sui servizi chiamata a gestire il nuovo metodo tariffario al debutto proprio quest’anno, in una delibera appena approvata, chiede a Comuni e gestori di segnalare le difficoltà per poter mettere in campo i correttivi su costi extra e problemi di riscossione necessari a disegnare una ‘Tari per l’emergenza'”.
Ad ogni modo, perché sia praticamente realizzabile, lo stop ai versamenti necessita di un forte sostegno finanziario alle casse locali. Questo dovrebbe pervenire attraverso due canali. Nel decreto dovrebbe essere inserito un fondo per il sostegno agli enti locali per un totale di 3 miliardi di euro, per far fronte alla prima emergenza.
Inoltre dovrebbe giungere un aiuto più strutturale proprio dalla Cassa depositi e prestiti, che farebbe arrivare i fondi agli enti locali attraverso un ampliamento delle anticipazioni di liquidità extra rilanciate dall’ultima manovra (comma 556) al fine di facilitare i pagamenti ai fornitori.
Va da sé che i prestiti per coprire la sospensione fiscale potrebbero avere “un valore molto consistente” viene spiegato nella relazione illustrativa, ed è per questo che c’è bisogno di maggiori coperture, necessarie anche per abbattere gli interessi.
Sarà quindi lo Stato a ricoprire il ruolo di garante “di ultima istanza” e potrà rivalersi nei prossimi anni sugli enti interessati riducendo i trasferimenti. In ogni caso saranno le giunte a decidere la sospensione, un passaggio che si rende necessario anche per fornire ulteriore chiarezza nell’ambito della gestione dei pagamenti in scadenza al 31 marzo su imposta di pubblicità e occupazione di suolo pubblico.
In merito a tali pagamenti, la giunta in realtà ha già facolta, per via della situazione di emergenza, di decidere per la sospensione, come già dice chiaramente una sentenza del consiglio di Stato (la 4435/2018). Tuttavia una norma esplicita emanata dal Governo fugherebbe ogni residua ombra di dubbio.
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