Che questo esecutivo avrebbe portato avanti una seria lotta all’evasione era stato chiaro fin dall’inizio. Il premier Giuseppe Conte lo ha ribadito in molte occasioni, e sembra che alle dichiarazioni siano seguiti i fatti, seppur ancora non sia possibile affermare con certezza che le misure adottate per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale produrranno gli effetti sperati oppure no.

Ad ogni modo, la lotta all’evasione fiscale del Governo giallo-rosso prevede, tra le altre cose, controlli più approfonditi da parte dell’Agenzia delle Entrate, che nel 2020 porterà avanti una serie di controlli a tappeto che interesseranno soprattutto le imprese ed i titolari di partita IVA, ma non solo.

Molti gli strumenti a disposizione del fisco per accertare che il contribuente faccia il suo dovere, a cominciare naturalmente dal controllo del conto corrente e dei movimenti di denaro contante. In un certo senso quello che si para davanti al contribuente è uno scenario un po’ orwelliano, in cui le finanze del cittadino sono sotto stretta osservazione, ma vediamo di preciso fino a che punto e in che modo il “grande fratello” ci tiene d’occhio.

L’Italia, è doveroso ricordarlo, risulta essere il primo Paese d’Europa come evasione fiscale, anche se non è facile stabilire se questo dato sia causa o conseguenza di un sistema Paese che non è esattamente impeccabile. Argomento che non trova spazio però in questa sede, visto che l’obiettivo è prendere in considerazione dati certi.

E tra i dati certi c’è appunto quello dell’importo evaso annualmente, che in Italia raggiunge i 190.9 miliardi di euro, almeno stando a quanto rilevato da uno studio della società inglese Tax Research SSL.

Controlli Agenzia delle Entrate, occhio al conto corrente

In linea con le direttive impartite dal secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto ad intensificare i controlli volti a scovare gli evasori fiscali. Ma quali sono gli strumenti di cui lo Stato si servirà per combattere l’evasione fiscale?

I controlli a tappeto riguarderanno prima di tutti i conti correnti, che finiscono sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate nel caso in cui gli istituti di credito segnalino delle anomalie.

In particolare l’Amministrazione Finanziaria, già a partire dal 2019, si serve di due strumenti in particolare: il risparmiometro e la superanagrafe.

Il primo è in sostanza un algoritmo con il quale si verificano le entrate e le uscite dai conti correnti. Nel momento in cui si rileva una incongruenza tra i movimenti del conto corrente e quanto sostenuto nella dichiarazione dei redditi, scatta automaticamente il controllo.

Il secondo strumento, la superanagrafe, è in pratica un database all’interno del quale confluiscono tutte le informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, tra cui:

  • il saldo del conto corrente a inizio e a fine anno
  • i movimenti in entrate e in uscita
  • la giacenza media sul conto corrente

Si tratta, come è facile notare, di una enorme mole di dati, ed è proprio per via del fatto che sono contenute tantissime informazioni che è stata aperta una controversia legata alla questione della protezione dei dati personali del contribuente.

Un problema di rispetto della privacy insomma. L’Agenzia delle Entrate, per metterci una pezza, ha deciso di adottare un sistema anonimizzante, chiamato poi evasometro anonimizzato. Questo dovrebbe in pratica riuscire ad anonimizzare il contribuente, estrapolando i dati utili alle verifiche fiscali, ma senza che sia possibile assegnare a quei dati una identità.

Un sistema che dovrebbe rendere il cittadino a tutti gli effetti un numero, a tutela della sua privacy, ma che di fatto non funziona al 100%. Il contribuente continua a poter essere identificato durante i controlli sui conti correnti e nel merito quindi si attende ancora l’Ok definitivo del Garante della Privacy.

Maggiori dettagli circa l’esatto funzionamento dell’algoritmo si potranno avere a partire dal 1° aprile 2020, quando il decreto congiunto MEF e MiSe su limiti, regole e criteri con cui i conti correnti potranno essere “spiati”, sarà finalmente pronto.

I controlli del fisco però prenderanno in esame anche i dati autodichiarati dal contribuente nel modello ISEE. In particolare saranno concentrati su quanto riportato dalla DSU avendo come obiettivo saldo e giacenza media sui conti correnti di quei cittadini che richiedono il modello ISEE per poter ottenere il riconoscimento di una prestazione agevolata.

Non solo, perché l’Agenzia delle Entrate si baserà per i suoi controlli a tappeto anche sulle informazioni che arrivano dall’UIF (Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia) che ha il compito di inviare segnalazioni su prelievi e versamenti effettuati dal contribuente.

Naturalmente le segnalazioni dell’UIF riguardano solo i movimenti per così dire “sospetti”. Già dal mese di settempre le banche sono infatti obbligate a inviare Comunicazioni Oggettive su prelievi e versamenti che superino il tetto mensile di 10.000 euro, anche quando i singoli movimenti che portano oltre quel limite mensile siano di lieve entità, quindi inferiori a 1.000 euro.

I controlli fiscali attraverso i social e sugli acquisti online

Nel mirino del fisco non ci sono solo i conti correnti e la dichiarazione dei redditi, ma anche la vita online del contribuente, fatta di social e naturalmente di acquisti fatti su internet.

L’Agenzia delle Entrate può infatti attingere informazioni anche da fonti aperte, come articoli di giornale, ma anche da siti internet compresi proprio i social network, attraverso i quali è in grado eventualmente di rilevare incongruenze con quanto dichiarato al Fisco.

Occhi puntati anche su Google Maps, le cui foto possono essere usate dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza per scovare episodi di evasione fiscale.

Inoltre, a partire dal 2024 confluiranno nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate le informazioni relative agli acquisti online transfrontalieri. A tal proposito vi è una direttiva europea che apporta delle modifiche alla normativa IVA, in base alle quali i prestatori di servizi a pagamento saranno tenuti a conservare per tre anni la documentazione relativa ai pagamenti transfrontalieri che riguardano il commercio elettronico.

Tali dati saranno poi trasmessi alle autorità fiscali nazionali, per permettere le verifiche nel rispetto delle norme di sicurezza e della privacy.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate su imprese e titolari di partite IVA

Anche in questo caso, a far scattare i controlli dell’Agenzia delle Entrate saranno eventuali comportamenti anomali, come ad esempio l’accredito di una ingente somma di denaro che però non risulta dalla dichiarazione dei redditi.

Il Fisco terrà d’occhio in modo particolare i liberi professionisti, i titolari di partita IVA e le imprese più in generale, e non si limiterà a monitorare i conti correnti ma anche:

  • i conti deposito
  • gli investimenti in società di gestione collettiva del risparmio
  • le carte di credito
  • deposito titoli
  • conto terzi
  • i prodotti assicurativi
  • i buoni fruttiferi postali

Nel mirino del fisco anche i mutui

Occhi aperti anche sui mutui da parte del Fisco, che per scovare gli evasori monitorerà anche questo aspetto. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 4661 pubblicata il 21 febbraio 2020, ha ampliato il raggio d’azione dell’Amministrazione Finanziaria.

Ma cosa sarà ad attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate? Saranno eventuali discrepanze tra l’importo chiesto per il mutuo e la cifra che viene realmente spesa per l’acquisto dell’immobile.

La Cassazione ritiene infatti che superata una determinata soglia, ci siano tutte le premesse per ritenere che il fatto sia un indizio di evasione fiscale. A quel punto poi l’onere della prova spetta al contribuente, che dovrà dimostrare che non c’è stata alcuna evasione fiscale.

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