Contrastare l’evasione fiscale è una priorità per il governo Conte, ed una serie di misure contenute nella Legge di Bilancio 2020 ha proprio questo scopo, perseguito anche attraverso una lotta all’uso del contante, ritenuto uno dei mezzi per via dei quali si evade il fisco.

Usare i contanti per le proprie spese può diventare infatti rischioso all’indomani dell’approvazione della manovra economica, ma in quali casi si rischia di attirare l’attenzione del fisco? Vediamo come conviene comportarsi per non rischiare di incorrere involontariamente in azioni che l’Agenzia delle Entrate potrebbe ritenere indice di evasione fiscale.

Conservare a casa propria somme di denaro cui attingere in varie evenienze è del tutto normale, questo è chiaro, anche nell’era dei pagamenti elettronici e delle criptovalute, ma se quel gruzzoletto nascosto sotto la mattonella inizia a diventare fin troppo corposo, ricorrervi per delle spese, anche del tutto legittime, può diventare rischioso.

Il pericolo insomma non è quello di finire in galera per aver fatto shopping usando i contanti messi da parte, ma quello di attirare l’attenzione del fisco e di ritrovarsi sotto accertamento. All’Agenzia delle Entrate insomma interessa capire se il denaro contante utilizzato sia di provenienza legittima oppure no, perciò ecco cosa conviene evitare per non destare sospetti.

Prima di tutto, meglio evitare di depositare somme di denaro contante sul proprio conto in banca. Non c’è nulla di illegale, questo è chiaro, ma la cosa potrebbe essere “notata” dal fisco. Se ad esempio si è in possesso di somme di denaro contante derivanti da una eventuale vincita, non conviene andare in banca a depositarle sul proprio conto.

Versare denaro cash sul conto corrente è un’operazione ovviamente tracciabile, e anche se noi sappiamo che la provenienza di quel denaro contante è lecita, non può saperlo il fisco, che al fine di accertarsene potrebbe decidere di avviare un’indagine, con tutto ciò che ne deriva.

Da evitare assolutamente anche un eventuale investimento, per esempio in titoli di Stato come Bot o Btp. Anche in questo caso si tratta di operazioni tracciabili, ed il Fisco potrebbe essere interessato a sapere da dove arriva il denaro contante che si sta usando per fare quell’investimento.

Sempre in virtù dello stesso principio, meglio stare alla larga anche da operazioni che prevedono, contestualmente al pagamento della somma di denaro stabilita, l’inserimento del proprio codice fiscale, necessario per validare la transazione. Se l’importo viene corrisposto in contanti infatti, specie se la somma pagata non è esattamente di minima entità, la transazione potrebbe essere oggetto di interesse per l’Agenzia delle Entrate.

Tutte queste operazioni infatti sono potenzialmente a rischio per reati di riciclaggio di denaro. È chiaro che molto dipende dalla quantità di denaro che viene spostata, ma siccome non esiste una soglia, per così dire, di ‘sicurezza’, è bene evitare queste operazioni anche se del tutto legittime.

In caso di accertamento da parte del Fisco poi, al contribuente sarà chiesto di esibire prove documentali che certifichino la provenienza del denaro, e qualora non si sia in grado di produrre detta documentazione il rischio è, per somme elevate, di incorrere nel reato di riciclaggio di denaro.

Uso del contante: quali operazioni evitare con denaro cash

Una delle operazioni che è consigliabile evitare quando si tratta di denaro contante è sicuramente quella del pagamento di parcelle relative a servizi ritenuti ad alto rischio evasione. A titolo esemplificativo citiamo quella del dentista, nel qual caso, se si utilizzano metodi tracciabili, si può usufruire delle detrazioni fiscali previste dalla legge.

Nel caso del pagamento della fattura del dentista infatti, se si paga con carta di credito o bancomat è possibile usufruire di una detrazione fiscale del 19% sul costo complessivo della spesa sostenuta. Lo stesso principio si applica anche quando si effettua il pagamento relativo alla prestazione di altri servizi ritenuti ad alto rischio di evasione.

Quello appena illustrato è uno dei casi in cui l’uso del contante è sconsigliato, ma legittimo. In alcuni casi invece si rischia di incorrere in sanzioni molto salate, per esempio nel caso di transazioni che superano il nuovo tetto massimo all’uso del contante imposto con il decreto fiscale 2020.

Il limite infatti è stato portato dagli attuali 3.000 euro a 2.000 euro, ma entrerà in vigore a partire dal mese di luglio 2020, e alla stessa data inizieranno a scattare anche le sanzioni che possono arrivare fino ad un massimo di 50 mila euro. Il limite sarà poi ulteriormente abbassato a 1.000 euro nel 2022.

Assolutamente da evitare anche i prelievi di denaro contante dal proprio conto corrente, se di importo pari o superiore ai 10 mila euro mensili, anche nel caso in cui si arrivi alla somma con più operazioni separate. In questo caso infatti la banca potrebbe inviare una segnalazione all’Unità di informazione finanziaria (Uif).

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