Con la manovra economica 2020 arrivano delle novità che riguardano la Tari, con un bonus del quale potranno usufruire alcuni contribuenti, in base alla soglia di reddito ISEE raggiunta. Vediamo quindi quali sono le modifiche introdotte col Decreto Fiscale, cominciando dalle scadenze TARI, per poi capire cos’è il bonus sociale, come si esegue il pagamento col modello f24 e cosa sono i codici tributo per eseguire il pagamento.

La tassa sui rifiuti deve essere pagata seguendo le direttive dell’Agenzia delle Entrate, rispettando naturalmente la scadenza che è stata fissata dal Governo. Il pagamento deve avvenire attraverso il modello f24 semplificato, o con l’f24 ordinario, oppure con l’f24 editabile, che è la versione che permette di pagare tramite internet banking, purché la banca sia convenzionata con l’Agenzia delle Entrate.

Sempre attraverso il modello f24 editabile si può eseguire il pagamento modificando il modello per poi completare l’operazione in un ufficio postale, o in banca, oppure tramite bollettino precompilato dal Comune.

Quando scade la Tari 2020?

Come anticipato, cominciamo dalla scadenza della tassa sui rifiuti. Il pagamento attraverso il modello f24 deve essere effettuato entro i termini stabiliti dalla legge, sia nel caso in cui sia dovuto da contribuenti privati, che nel caso di enti pubblici.

La Tari è dovuta sia dai proprietari di prime case che di seconde case, nonché da tutti quei proprietari di altre tipologie di immobili, e da tutti i soggetti che, a titolo abitativo e non, occupano un immobile o un locale, indipendentemente da quale sia la destinazione d’uso che se ne faccia.

L’importo dovuto dal contribuente per la Tassa sui rifiuti può variare a seconda di quanto stabilito dalle disposizioni comunali. L’ente Comune infatti può decidere di ridurre ad esempio con una delibera, l’importo della Tari per single, per famiglie numerose, oppure in base al reddito percepito.

E’ prevista anche l’esenzione dal pagamento della tassa sui rifiuti, ma solo per le parti comuni dell’edificio, a patto che non vengano utilizzate in via esclusiva, come potrebbe avvenire ad esempio per alcune aree che vengono destinate a parcheggio auto.

Ma quando scade il pagamento della Tari? La tassa sui rifiuti non ha una scadenza uguale in tutta Italia, ma dipende dall’amministrazione comunale. Ad esempio nella città di Milano la Tari può essere pagata in due rate oppure in unica soluzione, mentre a Roma la Tari si paga solo in due rate, che hanno ogni anno la stessa scadenza, quella del 30 aprile per la prima e quella del 30 novembre per la seconda.

Cos’è la Tari, la nuova tassa sui rifiuti

La Tari, Tassa sui rifiuti, è stata istituita con l’artico 1, comma 639 della Legge 147/2013, nel contesto della nuova IUC imposta unica comunale. I suoi presupposti di imposizione fiscale sono il possesso dell’immobile e i servizi indivisivili dei Comuni.

Queste caratteristiche rendono la Tassa sui rifiuti obbligatoria per tutti coloro che utilizzano un immobile sito nel territorio di un qualsiasi Comune italiano a qualsiasi titolo. Si presenta quindi una palese differenza rispetto all’IMU, che è prevista per la prima casa solo se abitazione di lusso, e sulla seconda casa nonché su altri immobili di proprietà dello stesso contribuente.

Il contribuente è tenuto al pagamento anche della Tasi (Tributo sui Servizi Indivisibili) che il Comune fornisce, come ad esempio l’illuminazione pubblica, il verde pubblico, dai parchi ai giardini, ma anche gli stessi asili o le scuole.

La Tasi è dovuta da chi possiede un immobile salvo quando si tratta di prima casa se non è abitazione di lusso, e nel caso di affittuari che adibiscono l’immobile ad abitazione principale.

Una quota che può essere compresa tra il 10% ed il 30% del totale dell’imposta che originariamente doveva essere corrisposta da chi prendeva in affitto una casa come abitazione principale, ora non è più dovuta dall’affittuario, bensì dal proprietario dell’immobile.

Inoltre è stata estesa l’estensione Tasi anche agli immobili concessi ad uso gratuito, ad esempio in comodato d’uso, ai figli con reddito ISEE inferiore a 15 mila euro annui, nonché gli immobili che risultano prima casa i cui prorietari sono Italiani residenti all’estero.

Le novità sulla Tari contenute nel Decreto Fiscale 2020

Nella Legge di Bilancio 2020 sono contenute alcune novità che riguardano la Tassa sui rifiuti, e che prevedono l’introduzione, nel Decreto Fiscale, del bonus sociale destinato alle famiglie che non superano determinate soglie di reddito ISEE. Un bonus che si applicherà in modo piuttosto simile ad altri, come il bonus gas e luce, e il bonus acqua.

L’emendamento che modifica il Decreto Fiscale 2020 e introduce il bonus Tassa sui Rifiuti prevede uno sconto sociale nella bolletta TARI ma non solo.

  • I sindaci potranno adottare i coefficienti ritoccati al minimo o al massimo del 50%, necessari per definire la Tari in misura graduale. In questo modo si potrà scongiurare il rischio che alcune categorie di contribuenti si trovino a dover far fronte a aumenti troppo marcati degli importi da corrispondere
  • La tariffa dovuta sui rifiuti verrà definita entro il 30 aprile ogni anno. Ne risulterà che la delibera comunale sulla Tari sarà svincolata da quella del bilancio di previsione. Attraverso questa modifica sarà possibile acquisire il piano finanziario di gestione in tempi più brevi, consentendo agli enti Comune di lavorare in modo più efficiente negli iter di approvazione a ggiornamento delle tariffe della Tassa sui Rifiuti.

Chi può usufruire del bonus Tari 2020, ecco i requisiti

Ma come funzione quindi il bonus Tari 2020 previsto dall’emendamento al Decreto Fiscale? Ci sono prima di tutto dei requisiti ISEE da rispettare, vediamo quindi quali sono e come fare per richiedere il bonus Tari, inserito tra i bonus famiglia 2020 destinato alle famiglie con reddito basso.

Come funziona il bonus Tari 2020

  • Bisogna prima di tutto rivolgersi al Caf, che potrà fornire al contribuente tutte le informazioni dettagliate che riguardano il bonus, a cominciare da quali sono i requisiti ISEE 2020 da soddisfare
  • A partire dal prossimo anno, tutte le famiglie in possesso dei requisiti ISEE necessari potranno presentare la domanda per ricevere il bonus Tari 2020 direttamente attraverso il CAF, che fornirà l’apposito modulo da compilare e presentare presso lo sportello
  • Sarà lo stesso CAF ad inviare la domanda al Comune con la documentazione richiesta in allegato
  • Un apposito ente del Comune di residenza gestirà la domanda recapitata tramite il CAF. Si tratta di un ente che permette ai Comuni italiani di adempiere agli obblighi legislativi in tema di compensazione degli importi corrisposti per il pagamento della tassa sui rifiuti da parte di famiglie con un reddito basso
  • Si innesca quindi un iter di riconoscimento e di attivazione del regime di compensazione a favore degli aventi diritto. Il beneficiario riceverà a conferma una lettera con la quale gli verranno comunicate data di inizio, importo spettante, scadenza dell’agevolazione e i termini per rinnovare il bonus Tari.

Le condizioni per aver diritto al bonus Tari 2020 sono sostanzialmente due e riguardano il reddito ISEE. Hanno diritto al bonus per la tassa sui rifiuti le famiglie con:

  1. Reddito ISEE pari o inferiore a 8.256 euro annui
  2. Reddito ISEE pari o inferiore a 20 mila euro annui a patto che nel nucleo familiare vi siano almeno 4 figli a carico.

Chi deve pagare la Tassa sui Rifiuti?

Ma chi sono i soggetti che sono tenuti al pagamento della Tari 2020? La Tassa sui Rifiuti è dovuta da tutti quei contribuenti che detengono, a qualsiasi titolo, un immobile, che sia una abitazione, un locale commerciale o un’area scoperta, sia che sia in grado di produrre rifiuti solidi urbani, sia che non lo sia.

Nel caso in cui l’immobile soggetto a Tari sia utilizzato da più soggetti, l’imposta è dovuta da tutte le parti, ma deve essere corrisposta come unico tributo.

Ci sono poi alcune precisazioni da fare. Se ad esempio un immobile viene utilizzato solo per una parte dell’anno, che non eccede i 6 mesi, anche non consecutivi, la Tari è dovuta dal solo proprietario dell’immobile, mentre è dovuta anche dall’affittuario o dall’utilizzatore solo se l’affitto, o comunque l’utilizzo dell’immobile supera i 6 mesi annui.

Come si calcola la Tari 2020?

Per sapere a quanto ammonta l’importo dovuto per la Tassa sui Rifiuti è necessario fare un calcolo che comprende il numero delle unità immobiliari, quindi la superficie calpestabile complessiva, ma anche il numero dei componenti del nucleo familiare.

L’importo dell’imposta comunale sui rifiuti si calcola quindi moltiplicando i metri quadrati dell’immobile per la tariffa corrispondente al numero degli occupanti. Nei casi in cui il proprietario dell’immobile e l’intestatario dell’utenza coincidono, la superficie coperta e il numero dei componenti del nucleo familiare vengono reperiti direttamente dagli archivi del Comune.

Invece in quei casi in cui il proprietario dell’immobile non è tra i residenti, il numero degli occupanti dell’immobile viene determinato in via presuntiva, basandosi sulla metratura coperta dell’immobile secondo quanto descritto qui di seguito:

  • se la superficie dell’immobile non supera i 45 mq si presume 1 componente
  • se la superficie dell’immobile è compresa tra i 46 e i 60 mq si presumono 2 componenti
  • se la superficie dell’immobile è compresa tra i 61 e i 75 mq si presumono 3 componenti
  • se la superficie dell’immobile è superiore ai 76 mq si presumono 4 componenti.

Come pagare la Tari 2020 con il modello f24

Per pagare la Tassa sui Rifiuti si deve usare il modello f24, sia per i contribuenti privati che per gli enti pubblici che devono versare quanto dovuto per la Tari 2020.

Tutti coloro che utilizzano oppure detengono a qualsiasi titolo un immobile, devono corrispondere la tassa sui rifiuti utilizzando il modello f24, oppure tramite il bollettino precompilato che viene inviato dagli uffici del Comune.

Per chi intende utilizzare il modello f24, ci sono tre versioni differenti tra le quali si può scegliere

  1. Il modello f24 editabile
    Si tratta del modello che è possibile scaricare gratuitamente direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate. Questa versione è editabile, cioè può essere modificata direttamente dal pc, rendendo così più comodo e veloce l’inserimento dei dati del contribuente.
    I dati così inseriti possono essere salvati, per poi procedere eventualmente alla stampa del bollettino in un secondo momento. Oppure si può eseguire online l’intera operazione del pagamento, utilizzando l’internet banking. Se non abbiamo la possibilità di pagare online, possiamo stampare il modello f24 editabile dopo averlo compilato in tutte le sue parti e consegnarlo presso l’ufficio postale o in banca per completare il pagamento della Tari.
  2. Il modello f24 pdf
    Questa versione è quella che si può scaricare direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, ma che, a differenza di quella editabile, non può essere modificata dal proprio pc, essendo in formato Pdf appunto. Questo modello f24 viene scaricato insieme alle istruzioni per la compilazione, che ovviamente deve avvenire una volta averne fatto la stampa.
  3. Il modello f24 editabile semplificato
    Si tratta di una versione più facile da compilare rispetto al modello f24 editabile che abbiamo visto per primo. Si può usare questo modello per pagare tributi come l’Imu e la Tari, e anche per la compensazione.

I codici tributo per il modello f24

Con la risoluzione 45/E l’Agenzia delle Entrate ha provveduto ad istituire i codici tributo TARI F24, che sarà cura dei contribuenti indicare nella compilazione del modello f24. Entro la scadenza stabilita dalla legge, i contribuenti tenuti al pagamento dell’imposta dovranno utilizzare il modello f24, scegliendo l’f24 editabile, l’f24 pdf o l’f24 editabile semplificato.

Il modello scelto dovrà quindi essere compilato seguendo le indicazioni fornite dalla stessa Agenzia delle Entrate, oppure, se si è ricevuto il bollettino precompilato con l’importo da corrispondere inviato direttamente dal Comune, si può procedere con il pagamento direttamente presso un qualsiasi ufficio postale.

I codici Tari devono essere utilizzato nella compilazione del modello f24 differiscono a seconda che il contribuente sia un privato oppure un Ente Pubblico.

TARI codice tributo f24 privati

  • 3944 – Tari
  • 3945 – Tari, interessi
  • 3946 – Tari, sanzioni
  • 3950 – tariffa
  • 3951 – tariffa, interessi
  • 3952 – tariffa, sanzioni

TARI codice tributo F24 Enti Pubblici

  • 365E – Tari (e Tares)
  • 366E – Tari (e Tares), interessi
  • 367E – Tari (e Tares), sanzioni
  • 368E – tariffa
  • 369E – tariffa, interessi
  • 370E – tariffa, sanzioni

Come funziona il ravvedimento Tari

Quando un contribuente omette di pagare la tassa sui rifiuti, o si trova in ritardo sul pagamento, può ricorrere al ravvedimento operoso Tari. Il ravvedimento, per avere validità, deve comportare il pagamento dell’importo dovuto per la tassa sui rifiuti, più la sanzione ridotta calcolata sulle percentuali relative ai giorni di ritardo, comprensive di interessi di mora che vengono calcolati sul totale dei giorni di ritardo.

Le sanzioni che si vanno a corrispondere contestualmente al pagamento in ritardo dell’imposta dovuta per la Tassa sui Rifiuti, variano di percentuale a seconda dell’entità del ritardo. Ma vediamo di preciso quali sono le percentuali della sanzione.

  • Se il ritardo nel pagamento della Tari non supera i 14 giorni dalla scadenza, la sanzione da pagare è dello 0,1% sul totale da corrispondere per ogni giorno di ritardo, più gli interessi legali e il tributo
  • Se il ritardo nel pagamento della Tari è compreso tra 15 e 30 giorni dalla scadenza, la sanzione da pagare è dell’1,5% sul totale da corrispondere per ogni giorno di ritardo
  • Se il pagamento avviene entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione è dell’1,67%
  • Superati i 90 giorni di ritardo, ed entro 1 anno dalla scadenza, la sanzione sarà del 3,75%
  • La sanzione viene ridotta a 1/7 del minimo qualora il contribuente provveda alla regolarizzazione della sua posizione entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione, oppure, nei casi in cui non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni dall’omissione del pagamento o dall’errore, anche se incidente sulla determinazione o sul pagamento dell’imposta
  • Se il pagamento dell’imposta avviene con un ritardo che supera i 2 anni dalla scadenza, la sanzione sale al 4,29%
  • La sanzione raggiunge infine il 5% nei casi in cui la regolarizzazione degli errori e/o delle omissini, avviene a seguito della constatazione della violazione, anche quando detti errori e/o violazioni incidono sulla determinazione o sul pagamento del tributo.

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