Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2020, ecco quali sono le novità introdotte per le partite Iva, ed in particolare per quel che riguarda il regime forfettario, che a partire dal prossimo anno presenterà nuovi limiti con alcune novità che riguarderanno anche i requisiti di accesso.

La manovra economica del secondo governo Conte ha ricevuto l’ok tra il 23 e il 24 dicembre, e tra le varie modifiche introdotte ve ne sono alcune che riguardano da vicino i titolari di partita Iva. Tra le novità, come già accennato, la modifica dei requisiti per accedere al regime forfettario, e la conferma della flat tax al 15%.

Arriva quindi la conferma, per chi percepisce compensi annuali fino a un massimo di 65 mila euro, di una tassa fissata al 15%, mentre viene soppressa la flat tax al 20% per chi percepisce compensi compresi tra i 65.001 e 100 mila euro.

Nella nuova finanziaria abbiamo anche la reintroduzione del limite di spesa di 20 mila euro per il personale dipendente o per i collaboratori, e la definizione del limite di 30 mila euro di reddito da lavoro dipendente o da pensione, superato il quale è prevista l’esclusione dal regime forfettario.

Non passa invece l’obbligo di fatturazione elettronica per le partite Iva in regime forfettario, ma ci si avvia verso un regime premiale, che permette i titolari di partita Iva che decidono di avvalersene, di vedersi ridotti i termini di accertamento di un anno, passando quindi dai 5 anni previsti per la maggior parte dei casi, a 4 anni.

Il regime forfettario 2020, come funziona e quali sono le novità

Le novità introdotte dalla nuova legge di bilancio, che riguardano le partite Iva, hanno tre obiettivi principali

  1. ridurre la pressione tributaria per i titolari di partita Iva
  2. semplificare l’iter per gli adempimenti tributari
  3. gettare le basi per arrivare gradualmente al corretto adempimento spontaneo, riducendo comportamenti evasivi ed elusivi

Con la Legge di Bilancio 2020 non cambia nulla però per quel che riguarda la flat tax al 15% per compensi fino ad una soglia massima di 65 mila euro annui. L’aliquota al 15% non viene toccata quindi, ma cambiano i requisiti per l’accesso al regime forfettario.

Infatti a partire dal 2020 entrano in vigore nuove norme che riguardano i limiti alle spese per i compensi al personale o ai collaboratori, che vengono abbassati a 20 mila euro lordi. Niente limiti invece per quel che riguarda le spese per i beni strumentali.

Un’altra novità riguarda poi il limite fissato a 30 mila euro di reddito come massimo percepibile da lavoro dipendente o da pensione. Superata detta soglia si viene automaticamente esclusi dall’accesso o dalla permanenza nel regime forfettario.

Regime forfettario 2020, nessun obbligo di fatturazione elettronica

Con la Legge di Bilancio 2020 non viene ancora introdotto alcun obbligo per quel che riguarda la fatturazione elettronica per le partite Iva che si trovano in regime forfettario.

Si introduce però un regime premiale, che serve ad indurre in maniera graduale il contribuente con partita Iva ad iniziare a fatturare solo elettronicamente.

Nell’articolo 88 della Legge di Bilancio infatti leggiamo che: “per i contribuenti che hanno un fatturato annuo costituito esclusivamente da fatture elettroniche, il termine di decadenza di cui all’articolo 43, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, è ridotto di un anno”.

Il termine di accertamento, per le partite Iva che emettono solo fatture elettroniche, si riduce di un anno, passando dagli attuali 5 anni previsti nella maggior parte dei casi, a 4 anni.

Regime forfettario 2020, abolita la Flat Tax al 20%

È di una delle novità introdotte con la Legge di Bilancio 2020, quella dell’abolizione della flat tax al 20% per i regimi forfettari che ricevono compensi compresi tra i 65.001 e i 100 mila euro annui.

Resta in vigore la flat tax al 15% per ricavi che non superano i 65 mila euro annui, ma viene abolita la seconda flat tax, quella precedentemente fissata al 20% per ricavi che superano i 65 mila euro annui fino ad un massimo di 100 mila euro.

Niente superforfait quindi per i titolari di partite Iva che rientrano in quest’ultima fascia di compensi. Lo scopo della modifica apportata in tal senso è quello di riequilibrare la tassazione tra i titolari di partita Iva, ed evitare che si possano verificare fenomeni evasivi o elusivi.

Dalle partite Iva 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale

Lo scopo del Governo, almeno stando a quanto gli stessi esponenti dell’esecutivo hanno dichiarato, sarebbe quello di ridurre la pressione fiscale per i titolari di partita Iva. Il CNDCEC però non sembra esserne convinto, e vede nelle misure che riguardano i possessori di partita Iva in legge di bilancio, l’intento di battere cassa.

Le partite Iva insomma verrebbero usati dal Governo come dei veri e propri bancomat. Sono previsti, secondo il CNDCEC, 3 miliardi di euro di gettito in più proprio dalle partite IVA, che saranno fondamentali per procedere con il taglio del cuneo fiscale.

L’abolizione della flat tax al 20% e le modifiche che riguardano il regime forfettario al 15% con la modifica di alcuni limiti e dei requisiti di accesso allo stesso, saranno quindi fondamentali per poter aumentare la busta paga dei dipendenti statali. Una strategia che vede lo Stato attingere al contributo delle partite Iva come ad un porcellino salvadanaio.

Secondo il Presidente del CNDCEC Massimo Miani i lavoratori autonomi e professionisti vengono usati come un bancomat dallo Stato. Il presidente Miani infatti sperava che venissero apportate ulteriori modifiche in corso d’opera, prima dell’approvazione del testo definitivo della Legge di Bilancio 2020.

Tra le modifiche auspicate da Miani, ma mai apportate, quella che avrebbe dovuto riguardare la nuova stretta sulle compensazioni dei crediti e debiti prevista dal Decreto Fiscale 2020. Non solo il presidente del CNDCEC, ma anche Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha espresso alcune perplessità in merito alle modifiche apportate.

Secondo la Calderone la Legge di Bilancio 2020 danneggia le partite Iva. Non usa mezzi termini la presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, che è del parere che in Italia serpeggi ancora molta diffidenza nei confronti dei lavoratori autonomi, spesso visti prima di tutto come potenziali evasori fiscali, sempre pronti ad aggirare le norme invece che a rispettarle.

La Calderone fa notare che i lavoratori autonomi sono anche loro fonte di PIL e reddito, proprio come i lavoratori dipendenti, ma nonostante ciò si continua ad alimentare questo dualismo tra dipendenti e autonomi seguendo gli stessi schemi che dovrebbero essere ampiamente superati.

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