Non ha usato mezzi termini il garante della privacy per esprimere la propria disapprovazione in merito al nuovo strumento che andrà in dotazione ad Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza nella lotta contro l’evasione fiscale, vero chiodo fisso dell’attuale governo giallo-rosso.
Per il garante della privacy, Antonello Soro, il nuovo strumento inserito nella Legge di Bilancio 2020, che mira a combattere l’evasione e pertanto battezzato Evasometro 2020, lede i diritti dei contribuenti, né più né meno. Non è solo la privacy ad essere al centro della Memoria sui nuovi controlli contro i soggetti che evadono il fisco depositata in Senato dal garante, ma anche i diritti che sono previsti dallo Statuto del Contribuente.
L’utilizzo dell’Evasometro comporterà sostanzialmente l’uso esclusivo delle banche dati per individuare i cosiddetti profili a rischio evasione, e ciò potrebbe produrre una sbagliata rappresentazione della capacità contributiva del contribuente. Secondo il garante della privacy infatti è fondamentale che all’uso degli algoritmi si affianchi il fattore umano, altrimenti i diritti dei contribuenti rischiano di non essere rispettati.
Ma è proprio l’intervento umano che la Legge di Bilancio 2020 intende ridurre al minimo nelle analisi sul rischio evasione, e il fine ultimo è quello di evitare che i contribuenti possano essere a conoscenza di quali dati vengono utilizzati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Così come si presenta ora, l’Evasometro 2020 non rende possibile, da parte del contribuente, né la modifica dei dati come ad esempio informazioni errate, né la cancellazione di quelli acquisiti in maniera illegittima.
Il nuovo strumento rischia però di diventare un’arma a doppio taglio, in grado sì di colpire gli evasori, ma anche al tempo stesso di danneggiare lo Stato. Infatti la scelta relativa alle modalità di utilizzo dei dati personali dei contribuenti, che allo stato attuale modifica quanto previsto dal Codice della Privacy in materia di limiti ai diritti degli interessati, può produrre “condotte illecite, esponendo l’amministrazione a ingenti richieste risarcitorie oltre che a sanzioni amministrative rilevanti”.
Con l’Evasometro 2020, almeno in linea teorica, si attuerebbe però una sorta di anonimizzazione dei dati, almeno stando a quanto affermano i realizzatori, ma per il garante della privacy si tratta solo di uno slogan. Dal momento che l’obiettivo dell’evasometro è quello di individuare soggetti specifici, l’attuazione della cosiddetta “pseudonimizzazione” non ottiene di fatto alcun effetto “anonimizzante” dei dati dei contribuenti.
Privacy e diritti dei contribuenti a rischio con l’Evasometro 2020
L’Autorità Garante per la Privacy, nella Memoria depositata in Senato, critica pesantemente l’articolo 86 della Legge di Bilancio 2020, nella quale si prevede l’utilizzo di questo nuovo strumento, l’Evasometro 2020 appunto, per individuare i profili a rischio evasione. Per il garante infatti il nuovo evasometro intacca sia la privacy che i diritti dei contribuenti.
Questo nuovo strumento che mira a combattere l’evasione fiscale incentivando l’adempimento spontaneo, risulta potenziato rispetto ai suoi predecessori, grazie all’uso incrociato di informazioni presenti in tutte le banche dati dell’Agenzia delle Entrate e in quelle dell’Archivio dei rapporti finanziari.
E se quello dell’evasometro non è un concetto nuovo in Italia, quello previsto dalla Legge di Bilancio 2020 di novità ne contiene fin troppe. Una di queste riguarda il ruolo della Guardia di Finanza, alla quale verranno riconosciute le stesse facoltà in merito all’utilizzo dei dati personali, e al contempo affidati gli stessi compiti e poteri dell’Agenzia delle Entrate.
Nella Legge di Bilancio 2020 però il governo tenta in qualche modo di non ‘calcare troppo la mano’. Tuttavia il tentativo di limitare l’invasività dei nuovi controlli fiscali incrociandoli con l’obbligo imposto dalla legge che tutela i diritti dei contribuenti, a cominciare proprio dalla privacy, attraverso l’anonimizzazione dei dati personali, è da ritenersi fallimentare.
Per l’Autorità Garante per la Privacy, il processo di anonimizzazione dei dati, detto “pseudonimizzazione”, non produce l’effetto di rendere di fatto anonime le informazioni archiviate nelle banche dati del Fisco, che invece conservano comunque la loro caratteristica di dati personali. Si pone pertanto l’esigenza, se si intende procedere nella direzione del rispetto dei diritti del contribuente e della sua privacy, individuare nuove misure che limitino i rischi per l’interessato.
Un’altra accusa mossa nei confronti dell’Agenzia delle Entrate riguarda la sua spropositata ‘fame di dati personali’. In altre parole si fa notare che nelle banche dati del Fisco sono già contenute “miliardi di informazioni di dettaglio relative ad ogni aspetto della vita privata di tutta la popolazione, ivi compresi i minori”. Informazioni che peraltro non vengono per larga parte utilizzate, il che significa che vengono raccolte molte più informazioni personali di quante ne siano concretamente utili ai fini fiscali.
Come funziona l’Evasometro 2020, diritti del contribuente azzerati
Un altro aspetto indubbiamente degno di nota che riguarda le novità introdotte con la Legge di Bilancio 2020, è quello della modifica dell’art. 2-undecies del d.legs 196 del 2003 (codice della privacy), attraverso la quale si nega il diritto del contribuente a sapere quali siano i dati personali che vengono utilizzati dalla Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza ai fini degli accertamenti fiscali.
Il problema della prevenzione e contrasto dell’evasione fiscale viene di fatto gestito in maniera più simile alle modalità con cui vengono gestite le ipotesi di riciclaggio o estorsione, cioè attraverso una specifica limitazione dei diritti del cittadino in ogni provvedimento, finanche amministrativo.
Il cittadino quindi si vede negati i diritti previsti per legge in relazione alla gestione dei propri dati personali (art. da 15 a 22 del GDPR). Come accennato sopra quindi al cittadino è precluso ogni accesso ad informazioni relative alla gestione dei dati personali, non potrà avere conferma in merito all’utilizzo o non utilizzo dei dati personali, non potrà quindi sapere se e quali vengono usati per le attività di monitoraggio, né richiedere la modifica di dati errati o la cancellazione di dati illecitamente acquisiti.
L’evasometro 2020 in sostanza lede i diritti stabiliti dallo Statuto dei diritti del contribuente che fu introdotto proprio per garantire a tutti i cittadini la massima trasparenza nel rapporto tra Stato e contribente. Concetto di trasparenza che risulta totalmente assente dalle novità contenute nella legge di bilancio in materia di lotta all’evasione, nello specifico attraverso l’introduzione di questo nuovo strumento.
L’adozione dell’evasometro 2020, secondo il Garante per la Privacy, potrebbe persino ritorcersi contro lo Stato. “Precludere poi (o anche solo limitare) l’esercizio, direttamente da parte degli interessati, del diritto di rettificare dati inesatti, rischia di ostacolare la rilevazione di errori nelle valutazioni prodromiche alle verifiche fiscali” spiega il Garante, avvertendo che i suddetti errori non rilevati “rischiano di determinare una falsa rappresentazione della capacità contributiva, deviando dunque e depotenziando l’efficacia dell’azione di contrasto all’evasione fiscale”.
Questo potrebbe innescare quindi controlli su contribuenti erroneamente ritenuti potenziali evasori a causa dei dati inesatti che non è stato possibile rettificare. Impedire cancellazione o modifica dei dati da parte del contribuente significa “protrarre condotte illecite, esponendo così l’amministrazione a ingenti richieste risarcitorie oltre che a sanzioni amministrative rilevanti” spiega il Garante.
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