Molto spesso si sente parlare di stress da lavoro. Poche volte però lo si riconosce e quando lo si riconosce potrebbe essere troppo tardi in quanto è già sfociato in malattia invalidante.

Infatti, il più delle volte lo stress da lavoro rischia di essere una condizione di vita insopportabile. Esso potrebbe anche sfociare in una condizione invalidante per tutta la vita professionale come anche per quella privata.

In alcuni casi diventa addirittura possibile richiedere l’invalidità! Come e perché? In questa guida cercheremo di comprendere come e perché lo stress diventa malattia.

Stress da lavoro: come chiedere l’invalidità?

La prima domanda che ci si deve porre è questa: quando lo stress da lavoro diventa malattia?

Molto spesso lo stress da lavoro è talmente accentuato che lo si potrebbe considerare addirittura uno stato di malattia. Questo avviene soprattutto nel momento in cui il lavoro diventa una strada a senso unico verso il collasso psico/fisico. Se questo si viene a verificare, sarà il soggetto stesso, affetto da tale patologia a inoltrare una richiesta per il diritto di invalidità.

In breve, lo stato d’animo del lavoratore è molto importante non solo per lui stesso ma anche per tutti i suoi colleghi. Nel momento in cui il lavoratore versa in un senso perenne di ansia e angoscia, affaticamento e crisi di panico solo al pensiero della mole di incarichi lavorativi, si parla di stress da lavoro.

Soprattutto nel momento in cui questa situazione non ti lascia mai. A tutto questo si affiancano anche una serie di disturbi psicosomatici, che spaziano dalla gastrite alla tachicardia, all’emicrania perenne.

Il Burnout, o più classicamente detto esaurimento nervoso da lavoro, viene identificato come quel sintomo sempre più condiviso dai lavoratori.

Le cause? Sono di diverso tipo e ve ne sono tantissime.

Ad esempio, il crescente carico di produttività ed efficienza richiesto ad oggi una condizione di lavoro differente rispetto a quella di una decina di anni fa. Per altro, la richiesta di lavoro dell’odierno mondo del lavoro è molto differente rispetto al passato. A tutto questo si affiancano anche altre condizioni, come precarietà, difficoltà economiche, fatica ad avere e mantenere una vita privata attraverso cui staccare la spina, ecc.

In Italia, ma anche nel resto del mondo, la sindrome da burnout è una patologia che si verifica quando la pressione lavorativa diventa ingestibile, è una realtà vivida, che provoca delle conseguenze spesso disastrose tanto che possono anche portare a un crollo emotivo e fisico, fino ad arrivare a casi di depressione.

In breve si tratta di una situazione di forte stress, che spesso sfocia in casi di esaurimento nervoso, che rendono abbastanza difficile lavorare e allo stesso tempo provoca una diretta conseguenza nel non far vivere con serenità i rapporti sociali e familiari.

A ben vedere si tratta di una condizione che alla lunga provoca l’invalidità del lavoratore stesso. Ecco anche il motivo per il quale oggi sono sempre più i lavoratori che oltre a trovarsi una condizione di stress, si trovano anche a riconoscere tale sintomo come invalidante tanto da arrivare all’esaurimento nervoso e ci si può assentare per malattia.

Stress da lavoro: in quali casi viene riconosciuta l’invalidità?

In molti casi, lo stress da lavoro non viene assoggettato a una patologia. Di fatto però il lavoratore può assentarsi e allo stesso tempo richiedere indennizzo da parte dell’Inail per danni fisici e/o psicologici a seguito della condizione di stress.

Oggi è l’Inail a riconoscere in alcuni casi una percentuale di inabilità. Questo vuol dire che è possibile richiedere la pensione di invalidità, ma solo a determinate condizioni. Si tratta di casi rari poiché risulta particolarmente difficile diagnosticare lo stress da lavoro. Allo stesso tempo, non è semplice trovare il nesso con le patologie che ne derivano.

Ecco anche uno dei motivi perché quasi sempre i casi di malattia da stress sfociano in una causa civile.

Tuttavia anche se avviene questo, si deve dimostrare l’esistenza di una condizione di stress, con relative conseguenze, che deriva dal comportamenti inammissibili da parte del datore di lavoro. Sono tali ad esempio le situazioni di mobbing.

Anche se lo stress ed esaurimento nervoso non abbiano precisa indicazione presenti all’interno della tabella Inps dell’invalidità lavorativa, ci sono dei disturbi che sfociano nella depressione. In questo caso è previsto il riconoscimento di una data percentuale di invalidità.

Il disturbo depressivo maggiore (Mdd) è oggi considerata una patologia pari alle altre infermità; seppur risulti difficile l’individuazione di cause e sintomi.

In tutti questi casi, si tratta di una condizione invalidante la quale influenza negativamente la vita complessiva del soggetto, dal lavoro, alla famiglia, alla vita sociale.

Infine, nei casi più gravi si arriva ad una condizione di esaurimento che sfocia nella depressione che può dare luogo alla riduzione della capacità lavorativa. Sulla base delle casistiche più diffuse relative alle patologia depressive, possiamo riportare le tabelle relative alle percentuali di invalidità INAIL della sindrome depressiva endoreattiva ed endogena.

ENDOREATTIVA

  • lieve: 10%;
  • media: 25%;
  • grave: dal 31% al 40%;

ENDOGENA

  • lieve: 30%;
  • media: dal 41% al 50%;
  • grave: dal 71% all’80%.

All’interno della tabella INAIL figurano anche le seguenti forme di invalidità derivante da stress:

  • Nevrosi fobico ossessiva e/o ipocondriaca di media entità: dal 21% al 30%;
  • Nevrosi fobico ossessiva lieve: 15%;
  • nevrosi fobico ossessiva grave: dal 41% al 50%;
  • nevrosi ansiosa: 15%.
  • psicosi ossessiva: dal 71% all’80%.

Per essere riconosciuta tale, l’invalidità deve essere riconosciuta tramite apposita procedura di richiesta direttamente all’INPS. E’ lo stesso ente a incaricarsi della predisposizione di un incontro di valutazione con l’apposita Commissione medica per verificare l’esistenza e la gravità della patologia.

Infine, ricordiamo anche che è lo stesso ente Inps a concedere l’assegno di invalidità ordinario soprattutto quanto viene riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa pari al 67% e con il possesso di almeno 5 anni di contributi. Di questi almeno 3 devono essere versati negli ultimi cinque anni. L’assegno viene calcolato al pari della pensione: quindi con metodo contributivo o retributivo.

Se invece non sussistono i requisiti contributivi, è lo stesso ente INPS a riconoscere un assegno di invalidità civile a condizione che il reddito personale annuo non sia superiore a 4.906,72 euro. Dal 2019 poi, la pensione di invalidità è passata da 282,55 euro a 285,66 euro mensili.

Nel caso di lavoratori con invalidità civile superiore al 45% viene riconosciuto il diritto al collocamento mirato. Questo vuol dire avere accesso ai servizi di sostegno e alle liste speciali secondo quanto previsto dalla Legge 68.

Stress da lavoro: come fare richiesta di malattia?

Nel caso si tratti di Stress ed esaurimento è possibile procedere alla richiesta di malattia dando luogo a patologie fisiche e/o psichiche che nel caso di accertamento da parte del medico curante, viene consentito al lavoratore di assentarsi dal lavoro per malattia.

Nel caso in cui un lavoratore si assenta per stress da lavoro, tutti gli adempimenti da svolgere rimangono identici alla normale assenza per malattia:

  • redazione del certificato dal proprio medico curante ed invio dello stesso, telematicamente, all’Inps, entro il giorno successivo dal verificarsi della patologia;
  • preavvertimento del datore di lavoro, e successivo inoltro del numero di protocollo telematico del certificato (secondo accordi collettivi o individuali).

Da notare anche che:

  • Stress;
  • Esaurimento;
  • Depressione;

non trovano sollievo nella permanenza in luoghi chiusi. Ecco il motivo per il quale il lavoratore non può essere sanzionato per aver trascorso all’aria aperta il periodi di malattia.

Attenzione: il medico fiscale non può chiedere l’esonero dalla visita fiscale per il paziente affetto da stress nervoso. Questo vuol dire che è il lavoratore a dover dimostrare, anche attraverso la documentazione medica, non solo l’esistenza della patologia ma anche i benefici che conseguono dallo svolgere attività all’aria aperta.

Stress da lavoro: pensione anticipata è possibile?

Infine, procediamo con l’analisi di un altro caso, ovvero la possibilità di richiedere la pensione anticipata per cause derivanti da stress da lavoro.

In questo caso è bene chiarire da subito che l’esistenza di uno stato depressivo non dà luogo a sconti per raggiungere prima i requisiti di pensionamento. E’ possibile accedere alla pensione anticipata solo nel caso in cui lo stress come anche l’esaurimento portano all’insorgere di determinate percentuali d’invalidità. Nello specifico parliamo di:

  • lavoratore depresso: esso deve possedere un’invalidità superiore al 74%; solo in questo caso, avrà diritto a 2 mesi di contributi figurativi aggiuntivi l’anno, fino ad un massimo di 5 anni, all’Ape sociale (solo fino al 2019) o alla pensione anticipata precoci.
  • Nel caso in cui il lavoratore esaurito possieda un’invalidità superiore all’80%; in questo caso è possibile anticipare la pensione di vecchiaia. Per far questo deve però possedere almeno 61 anni di età per gli uomini e 56 anni per le donne, se non anche 20 anni di contributi di cui 15 se beneficiari della Deroga Amato o richiedenti l’Opzione Contributiva Dini.
    L’anticipo non è valido per i dipendenti pubblici e per i lavoratori autonomi.

Maggiori dettagli e approfondimenti sulla pensione anticipata, li puoi trovare all’interno delle nostre guide:

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