Il destino di Alipay, l’app da più di un miliardo di utenti, di proprietà del gruppo Ant del miliardario Jack Ma, è sempre più incerto. Stando a quanto affermato poche ore fa dal Financial Times, infatti, il governo di Pechino avrebbe chiesto ad Alipay di frammentare le proprie attività, creando un’app separata per le attività di finanziamento.
Dunque, non più solamente una divisione organizzativa (con Huabei che gestisce delle carte di pagamento, e Jiebei che concede piccoli prestiti non garantiti), bensì anche una divisione funzionale e giuridica, con un’app indipendente per tali attività.
Secondo i piani di Pechino – non confermati per il momento da Alipay – il piano prevede che Ant consenti i dati degli utenti a una nuova joint venture che sarebbe in parte di proprietà statale. Evidentemente, la notizia non poteva che avere un riflesso immediato sulle quotazioni delle aziende tech nella Borsa di Hong Kong, con un calo di quasi il 6% per Alibaba.
Che il governo comunista di Pechino abbia da tempo nel mirino le società tech del Paese non è noto, così come non è nota l’avversione verso quella che è stata definita una crescita indisciplinata di questo comparto.
Per esempio, non sfugge il fatto che la stretta cinese verso il settore sia iniziata già nel 2020, con la sospensione del debutto in Borsa della fintech di Alibaba. E che proprio l’impero di Ma – piuttosto critico con l’esecutivo nazionale, sia stato preso di mira più volte: ad aprile di quest’anno ha per esempio ricevuto una maxi multa dall’antitrust cinese per abuso di posizione dominante.
L’impressione è che, in fondo, non sia finita qui.
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