Stando a quanto afferma un recente studio targato Beauhurst, circa il 20% delle fintech britanniche avrebbe segnalato un’accelerazione della domanda. Dunque, in piena epoca pandemica, non sembra essersi placata la richiesta di servizi, soprattutto se concentrata in alcune determinati aree dell’economia internazionale, come ad esempio i processi di digitalizzazione dei servizi bancari e finanziari. Solamente l’1% delle fintech dichiara invece di aver subito contraccolpi critici.

Anche se la ricerca è stata condotta oltre Manica, in un territorio sicuramente più fervido e consolidato in termini fintech, i dati sembrano essere confortanti in ottica più globale.

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Secondo la stessa ricerca, infatti, il motivo della buona tenuta del settore sarebbe riconducibile al fatto che quasi 9 fintech su 10 hanno raccolto finanziamenti e che circa 3 fintech su 4 hanno sede a Londra, dove la crisi ha lasciato segni piuttosto contrastanti (in alcuni settori il business risulta essere addirittura cresciuto).

Nello studio si legge inoltre che con l’attuale crisi che sta sconvolgendo i mercati finanziari tradizionali, la necessità di una unione più profonda tra tecnologie e istituzioni tradizionali è essenziale per la ripresa.

E in Italia? Purtroppo, in Italia le cose sono un po’ diverse. Secondo quanto dichiara Fabrizio Brambilla, presidente di Assofintech, l’impatto del coronavirus sulle fintech italiane è stato piuttosto forte. Rispetto alla Gran Bretagna il nostro Paese è indietro nello sviluppo di questo comparto, e dunque ha sofferto una carenza di digitalizzazione.

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Secondo Brambilla, la pandemia da COVID-19 ha portato a un forte incremento nell’uso dei servizi online, con un impatto sui consumatori che sarà duraturo nel tempo. Insomma, il coronavirus avrà un impatto sia sui grandi che sui piccoli operatori, probabilmente attratti dalle tante opportunità che il digitale ha da offrire.

Per il futuro, ci i attende dunque una forte crescita del settore che, nel comparto bancario, potrebbe coincidere con l’esplosione del lending online, dei robo-advisor per la gestione degli investimenti, e così via.

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