L’Italia e il Fintech? Un rapporto non sempre equilibrato, con un desiderio di spingere su questo comparto, ma l’evidenza che – strutturalmente e non solo – vi sia un cronico ritardo. Sul fronte del finanziamento del fintech, ad esempio, emerge come l’Italia realizzi un quinto del valore delle transazioni di settore che si registrano nel Regno Unito, o un terzo di quelle in Germania, e ancora metà di quelle della Francia.
Stando a quanto afferma l’Osservatorio Fintech Italia 2019, di PwC e NetConsulting, ci sono però anche alcune buone notizie. Per esempio, emerge che le aziende fintech sono in crescita del 27% rispetto al 2017 (299 aziende) e che il loro fatturato nel 2017 è aumentato del 30% a 266 milioni di euro.
Permane un’evidente concentrazione delle attività. In Lombardia è presente quasi metà di tutte le fintech italiane (47%), soprattutto nell’area milanese (40%), tanto che la seconda regione per importanza è il Lazio, ma con solo il 9% della rappresentanza nazionale.
Stando ai dati raccolti da BeBeez Private Data, nel 2018 circa 213 milioni di euro siano stati raccolti in round di investimento da parte delle startup fintech italiane (o fondate da italiani). Di questa somma, però, 100 milioni di euro sono stati raccolti dalla sola Prima Assicurazioni (che da sola ha raccolto 100 milioni di euro, si veda altro articolo di BeBeez), mentre altri round di rilievo sono quelli compiuti da Moneyfarm, Satispay, Tinaba, Casavo, Soldo e Credimi. Raccolte complessive più piccole, ma comunque superiori ai 3 milioni di euro, sono quelle di TrueLayer, Smartika, Oval Money, Jusp, Conio, Business Innovation Lab (BordsadelCredito), WorkInvoice, Soisy, Sardex ePrestiamoci.
Si rammenta infine come nel corso del 2018 si siano registrati anche 31 abbandoni, ma di questi 4 sono disinvestimenti, perché le società sono state acquisite da qualche altro soggetto.
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