Secondo i dati di Bloomberg nel mese di maggio gli ETF low volatility sono stati capaci di attirare qualcosa come 655 milioni di euro di nuovi flussi. Andando a guardare ai dati relativi allandamento storico, è possibile rendersi conto come quello di maggio sia stato il secondo maggiore afflusso di sempre per gli ETF in questione.
Il primato raggiunto a maggio è stato frutto di quella che è la stessa caratteristica degli ETF low volatiity ossia quella di attirare denaro quando i mercati azionari calano.
Quanto avvenuto a maggio ha confermato che gli ETF sono ottimi strumenti tattici che permettono di ottenere veloci adeguamenti ai cambi delle condizioni di mercato. Ma partiamo dallinizio per spiegare perché gli ETF low volatility permettono di investire senza correre il rischio di essere travolti da quello che gli addetti ai lavori chiamano come fattore VIX.
Andamento S&P 500 e indice VIX
Allinizio del mese di maggio, grazie ad un rally che era durato per tutti i quattro mesi precedenti, lindice S&P 500 della borsa di Wall Street, aveva agganciato quota 2954 punti, nuovo massimo storico. Parallelamente allimpennata dellS&P 500, lindice VIX, meglio noto anche come indice della paura, era scivolato su livelli bassi e aveva dato vita ad una prolungata tendenza ribassista.
Nel corso del mese di maggio, però, il contesto di fondo è cambiato completamente. La lunga tregua nella guerra dei dazi tra Usa e Cina è stata interrotta, il presidente americano Trump ha deciso di introdurre nuovi dazi, Pechino dal canto suo non è rimasta a guardare e così la guerra commerciale Usa-Cina è tonata a fare paura agli investitori. Adesso sono in tanti a scommette su un possibile taglio dei tassi di interesse da parte della FED. Addirittura sono tornati le voci secondo cui da oggi alla fine dellanno di tagli di tassi da parte della Federal Reserve potrebbero esservene ben 2.
Morale della favola, dopo 4 mesi molto forti, lindice S&P 500 ha chiuso maggio con un calo del 6 per cento. Per gli investitori che intendono continuare ad investire in azioni nonostante il cambio di contesto, è già emersa una tendenza ben precisa.
Come è già avvenuto in passato, quando ci sono tensioni sulle borse, si torna a puntare sugli indici a bassa volatilità. Questi ultimi consentono di cogliere le possibili opportunità nel lungo termine ma garantiscono allo stesso tempo una tenuta migliore in caso di ribassi.
Secondo il Strategy Espresso di SPDR ETFs, nellultimo trimestre 2018 è stata evidente la differenza di performance dellS&P 500 Low Volatility rispetto allS&P 500 di Wall Street. A voler essere ancora più precisi la differenza di performance a vantaggio dellETF S&P 500 Low Volatility è stata molto marcata nelle ultime settimane ossia dopo il famoso tweet con il quale il presidente americano Trump ha annunciato nuovi dazi contro il Messico. Secondo unanalisi di State Street gli investitori sono soliti usare strategie di bassa e minima volatilità per cercare di restare sul mercato in fasi di incertezza.
Le strategie di bassa e minima volatilità hanno come obiettivo quello di tagliare il rischio e proteggere gli investitori dal rischio ribassi. State Street ha comunque evidenziato che i risultati stessi mutano a causa della differente costruzione degli indici su sui investono.
Sempre secondo la stessa fonte, il S&P 500 Low Volatility Index ha la tendenza a conseguire una riduzione della volatilità maggiore nel confronto con una comparabile strategia di volatilità minima. Questo avviene perché l S&P 500 Low Volatility Index dimostra di essere più reattivo alle condizioni predominati. Da ciò si deduce che lS&P 500 Low Volatility presenta una maggiore flessibilità e una più forte velocità nel riuscire a gestire le fasi di volatilità di mercato passando a titoli difensivi.
Secondo State Street l’S&P 500 Low Volatility è ideale per quegli investitori che hanno una strategia trading di lungo periodo sulle azioni Usa e puntano a proseguire con i loro investimenti, non rinunciando, al tempo stesso, alle garanzie che sono una protezione difensiva sa dare.
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