Negli ultimi anni è molto probabile che, leggendo le cronache con le alterne fortune degli istituti di credito italiani ed europei, vi siate imbattuti nel termine Npl, o non performing loans, spesso tradotto con la locuzione nostrana di “crediti deteriorati”. Ma di cosa si tratta? E perché è bene prendere la giusta confidenza con questa terminologia, anche ora che il peggio sembra essere alle spalle?

I crediti deteriorati identificano una serie di crediti la cui riscossione è diventata piuttosto incerta, e non solo per quanto concerne la restituzione di tutto il capitale, bensì anche in una loro parte, o negli interessi da corrispondere per il finanziamento stesso.

Tali crediti – meglio tradotti come “crediti non performanti” – sono dunque il risultato di un’attività di erogazione di prestiti a controparti non particolarmente affidabili sotto il profilo della solvibilità. Sul perché le controparti non siano più solvibili si potrebbe dire molto: pensate ad esempio all’incapacità della banca di valutare correttamente il merito creditizio, oppure all’evoluzione negativa della situazione economica, con conseguente crisi del debitore.

Ma quali sono le categorie dei crediti deteriorati?

Il termine Npl individua oggi le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate, le inadempienze probabili e le sofferenze.

Per quanto concerne le prime, si tratta di posizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni, in grado di rappresentare il primo livello di gravità nella gestione del credito. Le seconde, inadempienze probabilità, sono crediti per i quali la banca giudica improbabile che senza il ricorso a azioni come l’escussione delle garanzie, il debitore riesca a adempiere integralmente alle sue obbligazioni creditizie. Il terzo livello, quello dei crediti in sofferenza, è quello più grave: si tratta infatti di debitori che si trovano in uno stato di insolvenza o in una situazione che è comunque sostanzialmente equiparabile.

Generalmente, quando si parla di sofferenze, si tende a parlare di sofferenze “nette”, ovvero le sofferenze lorde (cioè lo stock di crediti ricompresi in questa categoria) al netto dell’ammontare complessivo stimato delle perdite di valore.

Al di là di tale specifica, si tenga conto come dinanzi alle tipologie di Npl che sopra abbiamo avuto modo di rammentare esiste anche un’ulteriore definizione, denominata forborne exposures o, se preferite, crediti oggetto di concessione. Si tratta di crediti (in bonis o deteriorati), oggetto di concessioni da parte della banca, che costituiscono delle modifiche alle originarie condizioni contrattuali delle linee di credito concesse dall’istituto di credito.

Più nel dettaglio, si può trattare di misure forborne performing exposures, se riguardano clienti performing in difficoltà finanziaria, oppure posizioni non performing exposures with forebearance measures, se riguardano clienti classificati in stato di deterioramento.

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