Tra i reati finanziari più diffusi, le manipolazioni di mercato rappresentano certamente una delle ipotesi più tipiche e ricorrenti. Ma che cosa si intende con tale termine?
Stando a quanto è possibile desumere dagli 185 e 187 ter del Testo unico della finanza e art. 2637 (Aggiotaggio) del Codice civile, le manipolazioni di mercato sono tutti quei comportamenti che vengono messi in atto su strumenti finanziari, finalizzati a mistificare in qualsiasi maniera la realtà.
In termini più dettagliati, rappresentano delle manipolazioni di mercato le attività di diffusione di notizie, di informazioni, di voci o di notizie false o fuorvianti, in grado di fornire o che siano suscettibili di fornire indicazioni false o fuorvianti sugli strumenti finanziari, e il porre in essere operazioni simulate o altri artifizi che siano concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo degli strumenti finanziari.
In tal senso, è ancora il TUF a proporci qualche esempio, come:
operazioni di compravendita false o fuorvianti;
operazioni di compravendita che fissano il prezzo a livelli anomali e artificiali;
operazioni di compravendita che utilizzano artifizi, inganni o espedienti;
artifizi idonei a fornire indicazioni false o fuorvianti in merito allofferta, alla domanda o al prezzo di strumenti finanziari.
Dinanzi a simili comportamenti, la legge vigente prevede delle punizioni penali e delle sanzioni amministrative.
Per quanto attiene le sanzioni penali, è prevista la reclusione da 1 a 6 anni. Per quanto attiene invece quelle amministrative, è prevista la multa da 20.000 euro a 5.000.000 euro, a seconda delle valutazioni del giudice, che potrà altresì aumentare la multa fino al triplo, o fino al maggiore importo di 10 volte il prodotto o il profitto conseguito in seguito al reato.
Un cenno specifico è poi stato attribuito dal legislatore alla categoria professionale dei giornalisti che, nello svolgimento della loro attività professionale, si trovano nella condizione di diffondere informazioni finanziarie. In tale ipotesi, la legge prevede che il comportamento del giornalista sia valutato tenendo conto delle norme di autoregolamentazione proprie di detta professione, tranne naturalmente il caso che tali soggetti traggano, direttamente o indirettamente, un vantaggio o un profitto dalla diffusione delle informazioni.
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