Qualche giorno fa abbiamo avuto modo di comprendere che cosa siano i CTz, sicuramente tra i titoli di Stato meno conosciuti (per lo meno, rispetto ai più utilizzati Bot). Proseguiamo oggi con un altro tassello che ci permetterà di integrare il mosaico dei titoli di debito statale, occupandoci pur brevemente dei BTP, o Buoni del Tesoro Poliennali. Che cosa sono? Quali sono le loro caratteristiche? E a chi convengono?

Che cosa sono i BTP

I BTP sono delle obbligazioni a tasso fisso e a scadenza medio lunga. Emessi con durate variabili tra i 3 e i 30 anni, le scadenze più “gettonate” dagli investitori sono sicuramente quelle a 5 anni, a 10 anni e a 30 anni, nelle quali si concentrano i maggiori scambi e impieghi sul mercato. In tal senso, non è nemmeno un caso che i BTP a tali scadenze diventino dei veri e propri benchmark per cercare di tastare il polso della qualità e del rendimento del debito statale: quando si parla di “spread”, ad esempio, si intende il differenziale di rendimento tra i BTP italiani a 10 anni, e gli equivalenti Bund tedeschi con pari durata.

Il rendimento dei BTP

Quando si parla di BTP bisogna tenere in considerazione che nella sua denominazione ufficiale è sempre compreso anche il tasso di interesse annuo, che il titolo paga tuttavia in forma semestrale (con la conseguenza che, pertanto, la cedola sarà calcolata sulla metà del tasso annuale).

Si tenga inoltre conto che il prezzo di Borsa non è tel quel, come avviene per i Bot e per i CTz, considerato che questi titoli liquidano automaticamente l’interesse ai loro possessori, senza bisogno di incorporarlo nel prezzo di mercato: in tal proposito, rammentiamo altresì come il prezzo del BTP sul mercato secondario (ovvero, non quello delle nuove emissioni) vari in continuazione al fine di aggiornare il rendimento del titolo alle condizioni di mercato.

Pertanto, appare chiaro come il prezzo tel quel che viene determinato sul mercato di Borsa non comprenda il rateo interessi, che verrà comunque incorporato nel prezzo complessivo di compravendita del titolo, poiché deve essere riconosciuto a chi lo vende prima del giorno in cui è previsto il pagamento della cedola (quest’ultima verrà infatti incassata interamente da colui che detiene il titolo nel momento del suo pagamento).

I BTP indicizzati all’inflazione europea

Una particolare categoria di BTP, recentemente sviluppatasi, è quella dei BTP indicizzato all’inflazione europea. Tecnicamente, si tratta di titoli obbligazionari ibridi, che hanno un tasso di interesse fisso ma, contemporaneamente, anche una rivalutazione del capitale che è legata all’andamento dell’indice Eurostat armonizzato dei prezzi al consumo nell’Eurozona.

In tal modo, la loro struttura diviene un ibrido tra un titolo che ha un rendimento fisso e un titolo che ha un rendimento variabile. Per il resto, ricordiamo come la scadenza sia fissata in 5, 10, 15 e 30 anni, le cedole siano a tasso fisso ma godano (come abbiamo visto) di una rivalutazione del capitale che viene rimborsato alla scadenza, calcolata mediante l’indice del costo della vita.

BTP Italia

Altra forma particolare di BTP è costituita dai BTP Italia, un titolo di Stato acquistabile anche in piccole quantità, fornito di un premio fedeltà pari a 40 centesimi di euro per gli investitori privati che lo deterranno in maniera ininterrotta dal momento dell’emissione a quello della scadenza. indicizzato al costo della vita italiano, ha una cedola semestrale che prevede la rivalutazione del capitale ogni sei mesi, invece che in un’unica soluzione alla scadenza, come invece accade per i BTP indicizzati all’inflazione europea.

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