Ancora non vi sono certezze che gli investitori che si sono trovati coinvolti in questa vicenda non rivedano più i propri soldi, ma di sicuro vi sono fondati timori dal momento che gli artefici della presunta truffa sono andati via dall’Italia e hanno messo un bel po’ di chilometri tra loro e i creditori.
Non è ancora detto che si tratti di una truffa, tuttavia sembra ci siano molti elementi che avvalorano questa tesi, ma cominciamo dall’inizio. La vicenda è accaduta in Italia, ma soprattutto vede coinvolta una società italiana e se la tesi della truffa dovesse essere alla fine confermata allora sarebbe la prima truffa nel mercato delle criptovalute ad opera di una società italiana.
L’ennesimo traguardo di cui avremmo volentieri fatto a meno, e del quale avrebbero fatto a meno soprattutto gli investitori che si sono ritrovati in questa situazione a dir poco incresciosa.
Ad essere coinvolti sono in tutto circa 6 mila risparmiatori italiani secondo le prime stime, che avrebbero investito cifre che vanno dai 10 mila ai 300 mila euro attraverso una società chiamata New Financial Technology, nata a Silea in provincia di Treviso ma con sede legale a Londra e ramificazioni a Dubai.
Dei titolari, almeno per il momento e stando a quanto riportato ieri da La Repubblica, non vi è traccia, così come non vi è traccia dei milioni di euro sottratti ai piccoli investitori tutti residenti nelle Regioni del centro nord, tra Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Lazio. Complessivamente i titolari della società avrebbero fatto ‘sparire’ una cifra che dovrebbe essere compresa tra i 40 e i 100 milioni di euro, i calcoli sono ancora in corso e ci diranno in seguito una cifra più precisa.
L’ultimo messaggio dei fondatori
Prima di sparire nel nulla i fondatori della NFT hanno lasciato un messaggio che è possibile leggere su un canale Telegram che si chiama: “Truffati dalla New Financial Technology” e che ora conta oltre 300 utenti. Il messaggio è lontano dall’essere chiaro, infatti leggiamo “la società si è trovata ad affrontare problematiche interne non previste” e quindi “ha deciso di effettuare un riassetto tutelando per primo il capitale depositato dai clienti, programmando una restituzione”.
Nello stesso messaggio si legge anche: “c’è tutta l’intenzione di rifondere ogni investitore per il flottante in lavorazione” ma chi spera di rivedere i propri soldi continua a temere per il peggio.
I prelievi di denaro infatti sono stati tutti bloccati, e la preoccupazione tra gli investitori che si sono trovati coinvolti in questa vicenda è molto alta. In queste ore continuano a scambiarsi messaggi sul canale Telegram ma il timore è che non vi sia la possibilità di recuperare il denaro.
Truffa con lo schema Ponzi? I legali della società dicono di no
Per qualche annetto le cose sono andate bene agli investitori che si erano rivolti alla New Financial Technology, ma questo poteva anche essere parte del piano che secondo alcune ricostruzioni potrebbe essere il classico schema Ponzi.
La NFT prometteva guadagni grazie al meccanismo dell’arbitraggio tra criptovalute, il che significa che si realizzavano degli utili spostando le risorse da una piattaforma ad un’altra traendo vantaggio dalle differenze di prezzo tra le varie piattaforme. Il sistema ha funzionato bene per circa quattro anni, ma poi quando il mercato crypto è andato in crisi nel 2022 il meccanismo si è inceppato.
Si attendono ulteriori dettagli sulla vicenda, ma se quanto emerso finora dovesse essere confermato si tratterebbe del classico schema Ponzi, cioè si conquistano i primi clienti, si assicurano nelle prime fasi dei guadagni considerevoli, e con il passaparola gli investitori aumentano, attratti dai guadagni facili.
Nel frattempo nelle casse della società arrivano sempre più soldi, e ad un certo punto i titolari della società spariscono col denaro degli investitori. Secondo quanto riferisce La Tribuna di Treviso, il giornale che per primo ha dato la notizia di quanto stava accadendo, i legali della società ‘incriminata’ escluderebbero però che si trattasse di un schema Ponzi.
“Escludo questa realtà” dice infatti uno dei legali della NFT, gli assistiti però, Mauro Rizzato, 55 anni, e Christian Visentin, 46 anni, hanno fatto perdere le proprie tracce e si sospetta si trovino in questo momento a Dubai.
Nei pressi delle loro abitazioni in Italia intanto si stanno formando dei presìdi di persone che vorrebbero riavere indietro i propri soldi. Nessuna denuncia risulta essere stata ancora presentata tuttavia, né segnalazioni alla Guardia di Finanza, ma è probabile che i truffati si stiano organizzando per mettere in piedi una class action.
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