Il mercato delle criptovalute attraversa una fase delicatissima. Bitcoin, Ethereum e tutti gli asset digitali a maggiore capitalizzazione sono più vicine ai minimi (raggiunti a fine gennaio) che ai massimi di fine 2021. Le prospettive del settore sono ben altro che incoraggianti anche perchè, come messo in evidenza da molti analisti, tutte quelle che erano le convinzioni valide fino a pochi mesi (come ad esempio quella che vedeva nel Bitcoin un asset di protezione contro l’inflazione) si sono dimostrate false. E’ inutile poi evidenziare come anche la guerra in Ucraina, e la conseguente tensione geopolitica, abbiano peggiorato tantissimo il quadro di riferimento.

E allora non bisogna essere degli esperti di finanza per capire come, in un contesto simile, investire in criptovalute sia davvero l’ultimo pensiero di molti investitori (soprattutto di chi non è disposto ad assumere un certo livello di rischio).

Fermo restando tutto questo, sarebbe un grave errore cedere al pessimismo irrazionale. Contrariamente a quello che affermano molti disfattisti (spesso gli ottimisti ad oltranza di appena pochi mesi fa), le criptovalute non sono finite. Ci sono infatti tutta una serie di elementi che lasciano ipotizzare un nuovo possibile rialzo dei prezzi non appena le valutazioni avranno raggiunto il fondo.

I motivi per cui si può effettuare una previsione di questo tipo sono essenzialmente tre. Prima di analizzarli uno per uno, ricordiamo ai nostri lettori che oggi più che mai è necessario utilizzare broker affidabili per investire in criptovalute. Un esempio è eToro (qui trovi la recensione), la piattaforma multifunzionale che consente di fare trading sul BTC in vari modi. Ad esempio scegliendo i CFD (Contratti per Differenza) è anche possibile avere subito una demo gratuita da 100 mila euro per imparare ad operare senza correre il rischio di perdere soldi veri.

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I tre motivi per cui le criptovalute rimbalzeranno

Quali sono i motivi per cui i prezzi delle criptovalute, una volta raggiunto il fondo, potrebbero rimbalzare? Durante le fasi fortemente rialziste e fortemente ribassiste di tutti i mercati, i prezzi hanno la tendenza a scendere e salire in modo irrazionale. Questa impostazione è ancora più accentuata per gli asset estremamente volatili come le criptovalute.

Ciò significa che non c’è motivo per non ipotizzare che al forte ribasso (probabilmente ancora non concluso) possa seguire un altrettanto robusto rimbalzo. A sostenere questa ipotesi è la natura stessa degli asset digitali e in particolare:

  • il costante calo della fiducia dei cittadini nei confronti dei governi
  • la politica monetaria interventista perseguita dalle banche centrali e il rischio che essa possa condurre alla prossima crisi e quindi ad ulteriore liquidità con conseguente perdita di appeal per le valute tradizionali
  • lo sviluppo del fintech con conseguente crescita del riconoscimento e dell’utilizzo della blockchain

Ebbene, alla luce di questi tre fattori, nel momento in cui le criptovalute raggiungeranno il bottom e saliranno, non ci potrà che essere un ritorno del trading speculativo sul settore.

Questa view può essere sfruttata per fare trading al rialzo sugli asse digitali. Fondamentale, però, è usare strumenti avanzati per operare. Un esempio è il Copy Trading eToro grazie al quale è possibile copiare le strategie dei migliori traders del settore. Tale funzionalità può essere anche testata da chi è alle prime armi visto che è sempre disponibile la demo gratuita.

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Il rapporto tra criptovalute ed inflazione

Nella prima parte di questo post abbiamo fatto riferimento alla delusione provocata dal mancato esercizio del ruolo anti-inflazione che le criptovalute, stando a quelle che erano le premesse, avrebbero dovuto svolgere. Inutile dire che l’argomento è stato molto utilizzato dai detrattori dei crypto-asset. In realtà, però, non era scritto da nessuna parte che le criptovalute avrebbero dovuto trarre vantaggio dal boom dell’inflazione (e dalla conseguente perdita di potere d’acquisto delle valute tradizionali) anche perchè i governi e le banche centrali hanno dalla loro parte sempre l’autorità monetaria.

Ad ogni modo è necessario prendere atto del fatto che le pressioni inflazionarie, incrementando il rendimento del dollaro Usa, hanno impatto sui valori delle criptovalute. Del resto, l’aumento dei tassi da parte della FED ha spinto l’indice del Dollaro Usa ai massimi dal 2002 nei confronti delle altre valute. Pensare di vedere le criptovalute cavalcare il boom dell’inflazione in queste condizioni non poteva che essere una forzatura e infatti nonostante prezzi al consumo ai massimi da ben 40 anni, le criptovalute non hanno registrato alcun rally, anzi.

Nell’analisi del rapporto tra criptovalute e inflazione, la morale è grossomodo questa: i crypto-asset non seguono l’inflazione.

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