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C’è una domanda che da alcuni giorni serpeggia tra i clienti (circa 35mila) di The Rock Trading, il primo exchange italiano di criptovalute: “che fine hanno fatto i fondi depositati?

Un interrogativo che, per adesso, non trova alcuna risposta. E così, in assenza di comunicazioni precise, sono le voci a prendere il sopravvento. C’è chi parla di fallimento di The Rock Trading, chi invece afferma che sia stata già avviata una richiesta di bancarotta chi, più semplicemente, proprio non ha idea di cosa possa essere avvenuto all’exchange.

Lasciando perdere paragoni impossibili tra The Rock Trading e il fallimento dell’americano FTX (le dimensioni delle due società non possono essere neppure paragonate tra loro), la decisione della milanese TRT di sospendere la sua operatività (è questa l’espressione che viene utilizzata nell’avviso pubblicato a tutta pagina sul sito della società) è comunque destinata ad entrare nella storia italiana delle criptovalute.

Un particolare molto curioso di tutta questa vicenda riguarda le frecciate che si possono leggere nelle varie chat Telegram dove i clienti di TRT cercano risposte alle domande sul destino dell’exchange e soprattutto dei loro soldi. Ebbene proprio in queste chat c’è chi, goliardicamente, inviata addirittura il famoso exchange Binance a farsi avanti per salvare la società italiana.

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Ovviamente si tratta una provocazione che tuttavia ci è da spunto per riaffermare un principio che su questo sito abbiamo ripetuto spesso: l’importanza di investire in criptovalute affidandosi ad exchange autorizzati, diffusi in tutto il mondo e soprattutto con brand noti. Proprio come Binance che, anno dopo anno, è riuscita a consolidare la sua posizione a livello internazionale ed oggi propone tantissimi strumenti di investimento per sfruttare fino in fondo le potenzialità del trading sulle criptovalute.

Ma torniamo all’affaire italiano di The Rock Trading e cerchiamo di capire cosa potrebbe essere successo.

The Rock Trading in bancarotta? Focus sui fatti

L’agonia di The Rock Trading è ufficialmente iniziata il 21 febbraio quando sul sito è apparso un messaggio statico in cui si comunica l’interruzione dell’operatività della piattaforma a causa di difficoltà incontrate nella gestione della liquidità. La nota fa poi riferimento ad opportune verifiche interne per indicare la causa dei problemi e quindi rimanda a successive comunicazioni di aggiornamento sulle misure intraprese.

Niente altro viene aggiunto.

La parola centrale nella comunicazione di The Rock Trading è liquidità. Ora non è necessario essere degli esperti legali, per comprendere che l’espressione “difficoltà nella gestione della liquidità” può significare tutto e niente. Il primo pensiero va alla bancarotta e quindi non c’è da biasimare coloro i quali, a seguito dell’annuncio dello blocco dell’operatività, avevano subito parlato di fallimento e bancarotta. In realtà, però, almeno teoricamente, difficoltà nello gestire la liquidità potrebbe anche significare smarrimento dei conti dove sono depositi i fondi oppure, ma qui, saremo al paradosso, necessità di prendersi una pausa di riflessione perchè ci sono troppo liquidi…

Insomma le modalità di comunicazione lasciano alquanto a desiderare e le speranza che è che possa esserci più chiarezza con le prossime note.

Per adesso la sola cosa da fare è affidarsi all’unica deroga al blocco dell’operatività che TRT ha concesso: la possibilità di accedere al proprio account in modalità sola lettura “per consultare il proprio saldo, la lista movimentazioni e per il download dei relativi report“.

Se fossimo nei 35mila clienti dell’exchange italiano non avremmo perso neppure un secondo….

Domanda: c’erano state delle avvisaglie di questa possibile evoluzione oppure il blocco dei prelievi è stato davvero un fulmine a ciel sereno? Inutile aggrapparsi a ciò che “poteva essere se” poichè in caso come questi nessuno, neppure l’investitore meglio informato e magari con qualche accesso nelle stanze che contano, può prevedere una evoluzione simile. Tuttavia, va tenuto presente che, già da alcune settimane molti clienti di TRT avevano registrato difficoltà nelle fasi di prelievo dei loro fondi. Diciamo che qualche segnale c’era già stato.

Perchè The Rock Trading è in crisi? E cosa succederà adesso?

Se l’affaire The Rock Trading fosse avvenuto solo due mesi fa, già immaginiamo la valanga di accuse al sistema criptovalute che si sarebbe abbattuta. “Colpa dell’estrema volatilità dei crypto-asset” avrebbero detto in tanti. E invece il caso vuole che in quest’ultimo mese le criptovalute si siano rivelate molto più stabili rispetto al passato. La volatilità, quindi, non ci azzecca nulla e neppure la natura decentralizzata delle valute digitali. Agli exchange se le quotazioni di una criptovaluta salgono o scendono, cambia ben poco visto che il guadagno arriva dalle commissioni degli scambi.

E allora come si può spiegare la crisi di The Rock Trading? E’ probabile che all’origine di tutto possano esserci problematiche di gestione finanziaria e aziendale delle risorse. Senza perdersi in tecnicismi, il problema a monte di tutto è sempre il solito: assenza di regole e assenza di tutele per l’investitore. Fin dal primi casi di fallimenti di exchange si è sempre parlato della necessità di introdurre norme chiare sul comparto, ma di concreto non è mai stato fatto nulla. Neppure dopo lo scandalo FTX è cambiato qualcosa.

The Rock Trading, del resto, poteva essere ritenuta una “insospettabile”. Stiamo infatti parlando di una società perfettamente in linea con quelle che sono le poche norme italiane sul settore. La piattaforma era infatti iscritta nel registro appositamente istituito presso l’OAM, in linea alle disposizioni della legge antiriciclaggio e della normativa attuativa adottata dal MEF a inizio 2022. Inoltre TRT, in quanto prima piattaforma exchange italiana, era anche molto attiva nelle interlocuzioni con organi pubblici incaricati di predisporre le bozze dei provvedimenti. Evidentemente tutto questo non è stato nè sarà sufficiente in futuro.

Probabilmente se anche piattaforme in linea con la legge e con una fama sia pure a livello nazionale hanno problemi a causa di problemi di liquidità, allora è palese che serva altro. Probabilmente ha ragione chi afferma che maggiori garanzie potranno esserci solo con l’entrata in vigore del regolamento europeo sugli asset crittografici in cui si impongono ai provider di servizi in materia di asset crittografici (CASP) tutta una serie di requisiti molto precisi.

E in attesa di quel momento? Come abbiamo già accennato in un contesto come quello attuale è preferibile usare exchange di fama come il citato Binance che ha anche il vantaggio di permettere tantissime attività complementari al trading su criptovalute come ad esempio lo staking. E tra l’altro non è da trascurare il fatto che Binance offre anche fino a 100 USDT di sconto sulle commissioni di trading.

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