Nuovo terremoto nel sistema bancario americano. A pochi giorni di distanza dal crack della Silicon Valley Bank SVB, a saltare in aria è stata la Signature Bank. Apparentemente le due faccende non sembrano essere collegate tra loro ma in realtà c’è il serio rischio che, perlomeno negli Usa, una qualche forma di contagio del settore bancario sia già in atto. Forse gli investitori hanno una percezione maggiore di quello che sta avvenendo nel sistema bancario Usa e infatti su Borsa Italiana le azioni del settore bancario vanno a picco con ribassi anche a doppia cifra.
Ma vediamo cosa è successo alla Signature Bank e perchè il fallimento di questo istituto fa così tanto rumore. Tanto per iniziare non si sta parlando di un istituto bancario come tutti gli altri. La Signature Bank sarà pure negli Usa ma il suo, pur non essendo una big ai livello di JP Morgan ad esempio, era noto anche in Italia e per motivi che non riguardano direttamente il sistema creditizio. La Signature Bank è stata una delle prime banche ad investire in Bitcoin. All’epoca la sua mossa venne considerata molto lungimirante o rischiosa (il giudizio dipende dall’opinione nei confronti del mondo crypto). Tra le banche focalizzate sulle criptovalute ieri e oggi chiusa dalle autorità di controllo Usa a causa delle preoccupazioni per i rischio sistemici che l’istituto correrebbe. Una legge del contrappasso singolare che la dice lunga sul clima di crescente incertezza che caratterizza il sistema bancario Usa.
La chiusura della Signature Bank può essere intesa come una sorta di mossa preventiva da parte delle autorità per evitare domani di dover fare i conti con problemi più spiacevoli. Probabilmente solo nei prossimi giorni se ne potrà sapere qualcosa in più tuttavia è lecito pensare che delle ricadute possano esserci soprattutto tra le start-up tecnologiche che sono le più esposte.
Ad ogni modo, e questa è la notizia positiva, la FDIC ha già fatto sapere che procederà con la copertura al 100 per cento di tutti i depositi dei clienti della banca.
Nella nota che è stata diffusa dalle autorità dopo la decisione di chiudere la Signature Bank si afferma che sono in atto tutte le azioni necessarie per proteggere l’economia Usa e per rafforzare la fiducia verso l’intero sistema bancario americano. Grazie alla decisione di chiudere Signature, il sistema bancario Usa potrà continuare a svolgere il suo ruolo vitale di protezione dei depositi e di accesso al credito per famiglie e imprese “in un modo che promuova una crescita economica forte e sostenibile”.
Queste le parole usate dall’autorità di controllo. Ma, al di là delle frasi di circostanza, come ha fatto la Signature Bank a finire ad un passo dal fallimento (e ad essere chiusa prima dell’irreparabile). Ricostruiamo brevemente la catena degli ultimi eventi non prima, però, di aver dato il giusto risalto, ad un aspetto decisamente singolare di tutta la vicenda.
Come detto in precedenza la Signature Bank è stata tra le prime banche al mondo ad investire in Bitcoin. Essendo dichiarata fallita, ci si attenderebbe che il prezzo del Bitcoin andasse a picco. E invece no. Oggi il BTC non solo non crolla ma addirittura consolida la sua posizione in area 22mila dollari. Questo è il segnale che il mondo della crypto oggi è decisamente più maturo rispetto ad alcuni mesi fa. Certo è fondamentale scegliere solo piattaforme affidabili per comprare Bitcoin, come ad esempio l’exchange Binance, tuttavia i primi riscontri testimoniano che il settore regge.
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Cosa è successo alla Signature Bank
La decisione del Tesoro Usa di procedere con la chiusura della Signature Bank ha causato non poca sorpresa tra gli investitori. Vero è che la Signature già da tempo era sotto pressione, tuttavia la situazione da un pò di settimane sembrava essere sotto controllo. E invece è arrivato il colpo di scena con il Tesoro Usa, la Federal Reserve e la FDIC che, congiuntamente, hanno deciso di mettere i sigilli.
Attenzione perchè questa mossa è avvenuta contemporaneamente all’annuncio di una nuova rete di salvataggio delle banche in difficoltà. Le tre autorità hanno infatti fatto sapere che i clienti delle babnche chiuse non subiranno alcuna perdita e verranno risarciti immediatamente e completamente nonostante formalmente l’assicurazione federale sui depositi sia di massimo 250.000 dollari. Ma non basta. La FED ha anche annunciato che verrà subito creata una nuova linea di credito, denominata Bank Term Funding Program (Btfp), che sarà completamente a disposizione di ogni banca che ne ha bisogno con l’obiettivo di garantire una protezione massima dei depositi offrendo prestiti della durata di un anno. Questo programma si manterrà con un fondo del Tesoro da 25 miliardi di dollari che era stato in passato usato per la stabilizzazione dei mercati finanziari.
Nel caso specifico di Signature Bank e della SVB, le perdite dei depositi ammontano a 300 miliardi di dollari. La FDIC per recuperare le perdite potrebbe anche imporre una tassa a tutte le banche evitando in questo modo di ricorrere al classico salvataggio con i soldi pubblici.
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Caso Signature Bank: quali effetti sulle criptovalute?
Abbiamo già detto che il Bitcoin, dinanzi alle notizie che arrivano dalla Signature Bank, non crolla. Questo è un buon segnale. Tuttavia c’è una parte del sistema tradizionale che ha già emesso il suo verdetto: il caso Signature, ma anche quello precedente di Silvergate, dimostrano che non ci si può fidare delle valute digitali e che i loro problemi rischiano di destabilizzare tutto il mondo finanziario. A parlare in questi termini è stato Barney Frank. La sua è una posizione condivisa ma anche criticata da altri politici per i quali non bisogna fare delle crypto il capo espiatorio. Intanto il CEO di Binance Changpeng Zhao, per provare a gettare acqua sul fuoco, ha affermato che l’exchange non ha alcuna esposizione con Silicon Valley Bank. Una buona notizia.
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Tirando quindi le somme è evidente che Bitcoin, ma più in generale tutte le criptovalute a più alta market cap, stanno traendo beneficio dall’intervento federale di messa in sicurezza del settore. Non solo. A fare da catalizzatore sono anche le aspettative sulle prossime mosse della FED. Poichè è opinione diffusa che i casi di Silcon Valley Bank e di Signature Bank siano una conseguenza del rialzo prolungato e irruento dei tassi FED, adesso l’aspettativa è che la banca centrale americana possa decidere di rallentare il ritmo del suo intervento per evitare di danneggiare ancora di più il sistema bancario.
Addirittura a causa proprio della crisi delle banche più esposte alle crypto, ci sono analisti che ritengono verosimile la possibilità che la FED nel prossimo board non alzi i tassi. Andrà davvero così?
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