grafica di token Bitcoin su piastra circuiti di un microchip

Sta rapidamente crescendo la difficoltà con cui si svolge il processo di mining di Bitcoin (BTC), infatti stando a quanto riportato da diversi media specializzati nel mercato delle criptovalute, si è registrato nelle scorse ore un balzo del +14% che ha portato il picco di difficoltà fino ad un nuovo record.

Si tratta del più importante aumento di difficoltà di mining di Bitcoin dal mese di maggio, quando era stato registrato il precedente record con una crescita improvvisa del +22%.

Il risultato è che in questa fase estrarre Bitcoin (BTC) è diventato più difficile di quanto lo sia mai stato in passato. Per i minatori di Bitcoin si è trattato di un altro duro colpo, infatti l’incremento del livello di difficoltà dal +14% registrato nella giornata di oggi, lunedì 10 ottobre, ha portato al nuovo massimo storico di 35,6 trilioni di dollari.

Nuovo record per la difficoltà di mining di Bitcoin

Per capire in cosa si traduce, per i miners di Bitcoin, questo ulteriore incremento del livello di difficoltà, proviamo a partire dalle basi. Diciamo quindi prima di tutto che la difficoltà di mining è un’espressione di quanti has o tentativi un miner ha bisogno per produrre la stringa crypto che gli permette di ottenere il diritto di aggiungere il blocco successivo di transazioni alla chain.

L’aumento di difficoltà che si è registrato nella giornata di oggi è il più alto da maggio, quando si era registrato un incremento del 22%. La difficoltà del network Bitcoin dovrebbe regolarsi in maniera automatica tra circa due settimane quando, secondo le stime, dovrebbe leggermente ridursi.

Le attività di mining di Bitcoin sono sempre meno redditizie

L’aumento del livello di difficoltà di mining si va a collocare tra l’altro in una fase già di per sé particolarmente delicata in quanto il margine di guadagno del processo di mining si era già notevolmente ridotto. Si registra infatti un calo del 53% circa per quel che riguarda le entrate derivanti dalle attività di mining di Bitcoin (BTC) dall’inizio del 2022.

Questa riduzione del margine di guadagno dipende anche dal fatto che il Bitcoin ha fatto fatica a restare al di sopra della soglia psicologica dei 20 mila dollari da quando ha registrato un calo di prezzo del -11% il 13 settembre scorso.

Anche in questo momento BTC si trova ampiamente al di sotto dei 20 mila dollari, infatti stando ai dati di CoinGeko viene scambiato al momento della stesura di questo post intorno ai 19.271 dollari.

Per i miner la situazione è tutt’altro che allegra, infatti le entrate medie dei miners di Bitcoin si sono ridotte in 30 giorni di circa 19 milioni di dollari secondo quanto riferisce Blockchain.com. Si tratta di un valore che è persino più basso di quello che era stato toccato nel periodo della repressione dei miners in Cina, quando secondo le stime il 90% circa delle operazioni di mining di Bitcoin del Paese sono state chiuse.

Qual è stato il recente andamento della difficoltà di mining di Bitcoin

L’andamento della difficoltà di mining di Bitcoin non è dei migliori, infatti se diamo uno sguardo allo storico più recente vediamo che il livello aveva raggiunto i 25 trilioni l’anno scorso, per poi precipitare intorno ai 14 trilioni per via della repressione dei miners in Cina.

Quando si è verificata questa particolare circostanza l’hashrate di alcuni dei più grandi pool di mining di Bitcoin (BTC) in Cina è sceso fino al 37%.

Successivamente la difficoltà di mining di Bitcoin non ha fatto che crescere per tutto il 2022, raggiungendo a maggio i 31 trilioni, prima che le turbolenze derivanti dal crollo della stablecoin TerraUSD e del suo token di governance LUNA infliggessero un duro colpo all’intero mercato delle criptovalute.

I miners di Bitcoin accusano il colpo

Si tratta di un contesto piuttosto sfavorevole a tutti quei soggetti che traggono profitto dall’attività di mining di Bitcoin. Infatti la scorsa settimana, Argo Blockchain, che a luglio ha venduto 15,6 milioni di dollari delle sue riserve di Bitcoin, ha annunciato l’intenzione di rafforzare il proprio bilancio.

All’epoca, un rapporto della società di analisi blockchain, Arcare Research, metteva in evidenza come i miners pubblici avessero venduto più BTC di quanti ne avessero estratti nel corso del mese di giugno.

“In un deposito alla SEC la società dichiarava di aver rinegoziato i termini della sua linea di credito da 70 milioni di dollari da NYDIG, di aver venduto 3.400 nuovi impianti di mining Bitmain per 7 milioni di dollari e potenzialmente assicurato un investimento di 27 milioni di dollari” stando a quanto riferisce Decrypt.

“La società non ha identificato l’investitore” spiegano anora su Decrypt “ma ha dichiarato che se l’accordo andasse a buon fine controllerebbe il 15% delle sue azioni”.

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