Se un anno fa sui media fosse uscita la notizia della decisione di Google di accettare pagamenti in criptovalute per i suoi servizi cloud, i crypto-traders avrebbe fatto festa per giorni. Non è necessario essere dei grandi esperti di trading per comprendere quella che sarebbe stata la reazione dei prezzi delle più importanti criptovalute all’apertura di Google ai pagamenti in crypto. Come minimo sia il Bitcoin che Ethereum (giusto per limitarci ai due asset a maggiore market cap) avrebbero registrato forti rialzi per molti giorni di seguito.
Quei tempi sembrano appartenere ad un altro mondo. La notizia di ieri sull’apertura di Google ai pagamenti in criptovalute per tutto il service cloud è stata accolta quasi con indifferenza da Bitcoin e compagnia. Come si può vedere dal grafico in basso, infatti, il prezzo del BTC si muove in area 19.100 dollari senza alcuna fiammata in avanti.
Colpa della situazione di forte incertezza che da mesi ingessa tutto il settore delle criptovalute, colpa della FED che per contrastare l’incremento dell’inflazione sta procedendo con multipli e consistenti rialzi dei tassi di riferimento ma colpa anche della stessa Google che, in fin dei conti, ha si aperto ai pagamenti in criptovalute ma con un approccio tipico dei test (molte limitazioni come vedremo nel prossimo paragrafo).
In questo contesto il solo asset che ha tratto beneficio dalla decisione di Google di introdurre presto i pagamenti in crypto per il cloud è stato Coinbase. Poichè il colosso del web userà la funzione di custodia di Coinbase, Coinbase Prime, per erogare il servizio, il titolo dell’exchange si è infiammato non appena la notizia si è diffusa. Il prezzo delle azioni Coinbase ha segnato ieri un rialzo del 4,65 per cento attestandosi a quota 70,16 dollari. Una bella boccata di ossigeno per una quotata che, a causa della crisi delle criptovalute, ha perso il 15 per cento nell’ultimo mese e ben il 54 per cento negli ultimi 6 mesi.
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Pagamenti in criptovalute per i servizi cloud di Google: come funzionano
Vediamo adesso di chiarire come funzioneranno i pagamenti in criptovalute su Google. Tanto per iniziare sarà possibile pagare i servizi cloud in asset digitali solo dal prossimo anno.
Inoltre i pagamenti saranno messi a disposizione solo di un piccolo gruppo di clienti attivi nel settore Web3. Come già detto in precedenza, il colosso del web userà il servizio di custodia di Coinbase, Coinbase Prime, per gestire l’operazione.
Come affermato da Thomas Kurian, ceo di Google Cloud, obiettivo della svolta è quello di rendere la creazione di Web3 molto più rapida ed efficacie rispetto ad oggi. Da qui la decisione di instaurare una partnership con Coinbase che aiuterà gli sviluppatori ad avvicinarsi ulteriormente a tale obiettivo.
Ovviamente entusiasta Brian Armstrong, co-fondatore e ceo di Coinbase, secondo il quale l’exchange non poteva chiedere un partner migliore per riuscire a realizzare la mission della costruzione di un ponte affidabile nell’ecosistema Web3.
Insomma anche dai commenti, emerge chiaramente come, almeno a livello di impatto immediato, sia stata Coinbase a beneficiare della notizia dell’apertura di Google ai pagamenti in criptovalute per i suoi servizi cloud. Staremo a vedere se ci saranno impatti anche sul prezzo del Bitcoin nel momento in cui il servizio sarà pienamente attivo.
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