documenti e libri in materia fiscale con penne e calcolatrice

La gestione delle criptovalute all’interno della dichiarazione dei redditi è un argomento di grande interesse per molti contribuenti che possiedono questo tipo di asset.

Le criptovalute, o valute virtuali, sono rappresentazioni virtuali di valore che possono essere generate da chiunque abbia la capacità informatica di costruire una tecnologia e sviluppare il relativo software.

Gli utenti possono acquistare o scambiare criptovalute, conservarle all’interno di un digital wallet per investimento a lungo termine, venderle su piattaforme exchange per un guadagno a breve termine o utilizzarle per effettuare acquisti online. Ma quando si decide di investire in criptovalute, è importante essere consapevoli delle conseguenze fiscali.

La nuova normativa fiscale per le criptovalute

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto nuove regole per la gestione delle criptovalute nella dichiarazione dei redditi. L’articolo 1, comma 126 della Legge n. 197/2022 ha ridefinito la normativa fiscale relativa alle valute virtuali detenute da soggetti fiscalmente residenti in Italia. In sostanza, la nuova norma ha incluso nei redditi diversi di natura virtuale le eventuali plusvalenze e tutti gli altri proventi derivanti dal rimborso o dalla cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di qualsiasi cripto-attività, indipendentemente dalla loro denominazione.

Ma cosa si intende anzitutto per cripto-attività? Il legislatore definisce le cripto-attività come “rappresentazioni digitali di valore o di diritti che possono essere trasferiti o memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”. In pratica, si tratta di ogni tipo di asset digitale, non solo le criptovalute, che utilizza la tecnologia blockchain o una tecnologia simile.

Come dichiarare le criptovalute nella dichiarazione dei redditi

Per dichiarare correttamente le criptovalute nella dichiarazione dei redditi, è necessario tener conto della nuova normativa fiscale introdotta dalla Legge di Bilancio 2023.

Ogni volta che si verifica una plusvalenza o un altro tipo di provento derivante dalla vendita, permuta o detenzione di cripto-attività, questi devono essere inclusi nei redditi diversi di natura virtuale. Questi redditi, insieme a quelli provenienti da altri investimenti, vanno dichiarati nella sezione “Redditi diversi” del Modello 730 o del Modello Unico.

La Legge n. 197/22 ha definito i criteri che i contribuenti devono adottare nella compilazione della dichiarazione dei redditi. La novità più significativa riguarda il fatto che i proventi derivanti dalla cessione, detenzione, permuta o rimborso delle criptovalute debbano rientrare nella categoria dei redditi diversi ex articolo 67, comma 1, lettera c-sexies del TUIR.

Inoltre, l’articolo 68, comma 10 del TUIR prevede che le plusvalenze siano costituite dalla differenza tra il corrispettivo percepito e il costo o valore iniziale di acquisto delle criptovalute.

Le plusvalenze devono essere sommate alle minusvalenze, e se queste ultime superano le prime per un importo superiore a 2.000 euro, il contribuente può portare in deduzione integrale all’ammontare delle plusvalenze, ma non oltre il quarto periodo fiscale successivo.

La rilevanza fiscale del passaggio da criptovalute a valuta fiat

Il passaggio da criptovalute a valuta fiat assume particolare rilevanza fiscale. Il legislatore, nella relazione illustrativa della Legge di Bilancio 2023, ha precisato che lo scambio tra valute virtuali non è rilevante dal punto di vista fiscale, ma l’utilizzo della criptovaluta per l’acquisto di beni o servizi o la conversione di una currency in euro o in valuta estera assume invece rilevanza fiscale.

In altre parole, la permuta tra una criptovaluta e l’altra non ha alcuna rilevanza fiscale, mentre il passaggio dalla valuta virtuale alla valuta fiat o l’utilizzo della valuta virtuale per acquistare beni e servizi ne ha.

Le operazioni fiscalmente rilevanti con le criptovalute sono quindi:

  • l’utilizzo di una cripto-attività per l’acquisto di beni o servizi
  • la conversione di una valuta virtuale in euro o in altre valute fiat
  • l’utilizzo di una valuta virtuale per l’acquisto di un NFT.

In particolare, l’utilizzo della criptovaluta per acquistare beni o servizi o la sua conversione in valuta fiat è fiscalmente rilevante, mentre lo scambio tra valute virtuali non lo è.

La detenzione delle criptovalute sembra includere la remunerazione dell’attività di staking tra i redditi diversi. Ciò supera alcuni precedenti chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate attraverso la risposta all’interpello n. 437/2022. La remunerazione dell’attività di staking rientra nella categoria dei redditi diversi, sebbene la detenzione di criptovalute in sé non generi redditi.

Come si determina la plusvalenza

Per determinare la plusvalenza, è fondamentale eseguire alcuni calcoli che prevedono il confronto tra il controvalore della criptovaluta ceduta e il costo di acquisto.

In generale, si considera la plusvalenza come la differenza positiva tra il controvalore ottenuto dalla vendita della criptovaluta e il costo di acquisto della stessa. Se il risultato è negativo, si parla di minusvalenza.

Per capire meglio come funziona, si può fare riferimento all’esempio di un contribuente che ha acquistato 5.000 bitcoin al tasso BTC/EUR di 7 e successivamente ha acquistato altri 3.000 bitcoin al tasso di 12. Se in seguito decide di vendere 4.000 bitcoin al cambio di 180, può calcolare la plusvalenza utilizzando il metodo LIFO (Last-In-First-Out).

In questo caso, la plusvalenza sarà pari a 4.000 bitcoin moltiplicati per il cambio di 180, meno il costo complessivo di acquisto di 3.000 bitcoin al tasso di 12 e 1.000 bitcoin al tasso di 7. Quindi, il calcolo finale sarebbe: 4.000 x 180 – (3.000 x 12 + 1.000 x 7) = 720.000 – 43.000 = 677.000.

In generale, il calcolo della plusvalenza può variare a seconda dei metodi di valutazione utilizzati, come ad esempio il metodo FIFO (First-In-First-Out), il metodo specifico, il metodo del costo medio ponderato o il metodo dell’identificazione specifica.

Inoltre, è importante sottolineare che la plusvalenza ottenuta da criptovalute come il Bitcoin può essere fiscalmente rilevante e soggetta a tassazione, quindi è necessario valutare attentamente le implicazioni fiscali prima di effettuare transazioni con queste valute digitali.

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