A poche ore dall’evento dell’halving, atteso per la notte del 19 aprile, Bitcoin si sta di nuovo comportando in modo strano, con il prezzo che continua a oscillare con una tendenza al ribasso piuttosto evidente.
Dopo aver toccato il suo nuovo massimo storico sfiorando quota $74.000, il prezzo di Bitcoin ha smesso di crescere e ha ritracciato fino ad avvicinarsi molto ai $60.000. Al momento della stesura di questo post BTC viene scambiato a $61.318, vale a dire oltre il 20% in meno rispetto al suo recente massimo.
Bitcoin è entrato in un mercato ribassista?
Un calo del 20% circa rispetto al recente picco massimo sembra proprio indicare che Bitcoin stia entrando in un mercato ribassista, ma sono passate solo poche settimane dal mercato rialzista che aveva spinto BTC verso il suo nuovo ATH, e si fa fatica a credere che ora il prezzo si spingerà nella direzione opposta in maniera continuativa.
Alcuni esperti parlano di un mercato consolidante, cioè un mercato nel quale i trader si mostrano indecisi, con l’asset che non continua ma nemmeno contrasta in modo netto un trend a lungo termine.
Quali sono le cause di questi movimenti di prezzo di Bitcoin?
Ma quali sono me cause di un comportamento così strano proprio a ridosso del tanto atteso evento dell’halving di Bitcoin? Uno dei motivi di quel che sta succedendo è indubbiamente da ricercarsi nelle tensioni in Medio Oriente, infatti il duro colpo che il prezzo di BTC ha subito è arrivato proprio quando l’Iran ha lanciato l’attacco missilistico su Israele.
Delle possibili cause del recente calo di Bitcoin ha parlato anche il capo della ricerca di CoinShares, James Butterfill, il quale ha spiegato: “ci sono diversi fattori che influenzano il calo dei prezzi: la raccolta fiscale negli Stati Uniti è uno, mentre l’altro è chiaramente la crisi in Medio Oriente”.
Questi due fattori influiscono quindi sul prezzo di Bitcoin. Infatti un aumento del prezzo del petrolio legato all’instabilità geopolitica in Medio Oriente spinge verso l’alto l’inflazione, abbassando le probabilità di un intervento della Fed per abbassare i tassi di interesse.
In questo contesto sono favoriti gli asset rifugio sicuri, come l’oro in primis, ma nonostante sia stato spesso definito così, Bitcoin si è generalmente mosso insieme agli asset “risk-on”, che tipicamente hanno un trend altalenante. Ma gli investitori tendono a evitare asset più rischiosi in fasi di elevate tensioni geopolitiche, preferendo appunto beni rifugio sicuri, come l’oro.
Cosa conviene fare in questa fase di incertezza?
Secondo gli analisti di CryptoQuant, “gli investitori si sono ritirati da Bitcoin in previsione del prossimo halving e potrebbero aspettare la fine delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente prima di tornare ad impegnarsi nel mercato”.
Probabilmente i prossimi movimenti di prezzo più significativi, in grado di indicare una direzione chiara in un senso o nell’altro, arriveranno con ulteriori sviluppi nella situazione geopolitica. Un abbassamento del livello di tensione potrebbe sbloccare il potenziale di Bitcoin, ma eventuali ritorsioni da parte di Israele potrebbero gettare ancor più incertezza e instabilità sui mercati.
Intanto l’evento dell’Halving è alle porte, e questo comporterà un dimezzamento delle ricompense per i miners, con la conseguente riduzione delle monete immesse nel mercato. Ricordiamo che l’ultimo halving è stato nel 2020, e anche in quell’occasione si era registrato un aumento della volatilità di BTC prima dell’evento.
A tal proposito il CEO di Blockstream, Adam Back, ha scritto in un post sul social network X che l’attuale livello di volatilità di Bitcoin è da ritenersi normale. Anzi “questo rialzo pre-halving è stato meno volatile rispetto ai rialzi dei cicli precedenti”.
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