Nelle prime ore di questa mattina il Merge di Ethereum si è finalmente concretizzato. Alle ore 08:42 (fuso orario italiano) è avvenuto il passaggio tra la beacon chain e la chain principale di Ethereum, operazione che consentirà alla rete fondata da Vitalik Buterin di lasciare il mining e trasferirsi su un protocollo di consenso Proof of Stake.
A seguito del Merge, i miner sono stati sostituiti da validatori che hanno in deposito una somma di denaro (in stake) che funge da cauzione (minimo 32 ether). The Merge, questo il nome originale dell’operazione, ridurrà le emissioni di Ethereum del 99 per cento. La riduzione dei consumi della rete è il risultato della cessazione della vecchia procedura per la quale milioni di schede grafiche quotidianamente fornivano al network Ethereum tutta la sicurezza ad esso necessaria. Il crollo dei consumi è una conseguenza immediata del merge di Ethereum. Contrariamente a quello che tanti detrattori avevano ipotizzato, invece, non ci saranno conseguenze per quello che riguarda la scalabilità. Oggi, primo giorno di Ethereum in Proof of Stake, come ieri ultimo giorno di Ethereum vecchia gestione, l’ecosistema continuerà ad essere basato su layer 2 come Polygon Matic al fine di mettere a disposizione degli utilizzatori ambienti che sono caratterizzati da basso costo per l’utilizzo di smart contract e di App decentralizzate.
Il Merge di Ethereum è l’evento attesissimo del settore criptovalute. Pur tralasciando l’euforia che da mesi accompagna la data di oggi, è comunque un dato di fatto che il passaggio di Ethereum in Proof of Stake è il classico catalizzatore in grado di dare visibilità non solo alla criptovaluta coinvolta ma anche a tutto il settore degli asset digitali a partire dalla crypto più illustre, Bitcoin. Ricordiamo che Ethereum, a differenza del BTC, non è solo una criptovaluta ma è soprattutto una piattaforma basata sulle potenzialità della blockchain e degli smart contract. Ebbene, nonostante questa profonda differenza tra i due sistemi, anche Bitcoin potrebbe sfruttare nei prossimi mesi il Merge di Ethereum.
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Merge Ethereum: opinioni degli esperti
Secondo Stephanie Luzon, Financial Education Expert di Vivid, il merge di Ethereum rappresenta un punto fondamentale verso la transizione delle criptovalute e di tutto l’ecosistema compresa la finanza decentralizzata (DeFi).
Obiettivo finale delle criptovalute è l’adozione di massa ma Ethereum, fin dalla sua nascita, ha sempre dovuto fare i conti con problemi di scalabilità, efficienza energetica e sicurezza. A causa del progressivo incremento degli utenti, la blockchain è sempre stata più congestionata e di conseguenza le transazioni sono diventate lente e costose. Il passaggio al protocollo Proof-of-Stake rappresenta l’inizio di una nuova fase che consentirà ad Ethereum di lasciarsi alle spalle questi problemi diventando sempre più attraente per gli utenti. Per l’esperta di Vivid, nonostante le criptovalute sia alle prese con quello che è stato ribattezzato inverno cryoto, il merge potrebbe riuscire a risvegliare l’interesse intorno a Ether e ai vai token che sono impostati sulla stessa blockchain.
Bitcoin e Ethereum: cosa succederà adesso?
Alla luce di quanto fin qui detto, quali sono le previsioni che si possono fare sul possibile andamento di Ethereum (e a cascata Bitcoin) nelle fasi successive al Merge della prima? Mentre è in corso la redazione del post, gli short abbondano. Francamente non riteniamo che questa circostanza debba impensierire più di tanto.
Probabilmente gli short di oggi possono essere l’espressione di una precisa strategia che in tanti stanno seguendo: prendere quanti più Ethereum possibile in prestito per poi essere ricompensati con token che derivano da eventuali fork di PoW. Ad ogni modo questa tendenza non è destinato a durare a lungo. E poi, cosa succederà? La nostra idea è che si debba guardare oltre il contesto della criptovalute per tracciare delle previsioni da qui fino alla fine dell’anno.
Il Merge, quindi, è si importante ma ha avuto “la sfortuna” di verificarsi in un momento caratterizzato da enorme incertezza per tutti i mercati. D’altra parte se il passaggio fosse stato rimandato, sarebbe stata un’ulteriore grana non solo per Ethereum ma per tutti gli asset digitali (i cui prezzi sarebbero crollati ulteriormente a causa della sfiducia iniettata dal rinvio).
Ad ogni modo il merge c’è stato sia pure in un periodo non brillante. E allora per tracciare delle linea sull’andamento delle criptovalute da qui a fine anno è fondamentale considerare:
- la politica monetaria delle banche centrali: oramai è palese che la parola d’ordine dall’Europa (BCE) agli Usa (FED) sia: combattere l’inflazione, costi quel che costi (anche in termini di rischio recessione)
- gli effetti del problema energetico: se la Russia dovesse decidere di bloccare del tutto l’invio di gas all’Europa, ci sarebbe shock energetico sul PIL molto considerevole (previsioni -4% / -5%).
Questo sul lungo termine. E per quello che riguarda il breve termine? Oggi, giorno del merge di Ethereum, Bitcoin annaspa nella solita area dei 20 mila dollari. Fondamentale sarà l’andamento del CPI (l’indice dei prezzi al consumo). In realtà, però, un occhio di riguardo, va rivolto anche al Dollaro. Oramai è palese che le criptovalute si muovono positivamente quando il Biglietto Verde corregge. Ora, fermo restando che la divisa americana da mesi è in rafforzamento (è sufficiente guardare all’andamento del cambio Euro Dollaro), è comunque un fatto che delle fasi di ribasso ci sono anche per USD. Considerando questi momenti di ritracciamento e alla luce della correlazione negativa tra dollaro e criptovalute, si possono vedere in queste finestre momento di visibilità per gli asset digitali.
Concludiamo la nostra analisi con un dato riferito allo storico: a settembre il Bitcoin non ha mai brillato più di tanto. Come per l’S&P 500 della borsa Usa, anche per il Bitcoin settembre è il mese più negativo (le perdite sono sempre state comprese tra il 5 e il 7 per cento). Sarà così anche settembre 2022? Staremo a vedere.
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